Pare Foggia caduta
Ci sono posti in cui dare a qualcuno del foggiano equivale ad insultarlo (ne ho parlato in questa lettera meridiana, qualche tempo fa). Ma per fortuna ci sono anche posti dove Foggia evoca immagini struggenti. Qualche giorno fa, mi è accaduto di apprendere un modo di dire in uso ad Apricena, che non conoscevo, e che riguarda una pagina drammatica della storia foggiana.
È successo durante la bella serata di presentazione di quel libro magico e intriso della più pura foggianità che è Papaveri Rossi, il soffio caldo del favonio di Giuseppe Messina.
Il titolo, per chi non lo sapesse, è un omaggio alla memoria dei caduti sotto le bombe alleate che, nella estate del 1943, trucidarono migliaia di cittadini e provocarono la distruzione o il danneggiamento della maggior parte degli immobili (circa l'80 per cento, dicono le stime dell'epoca). Una città rasa al suolo, una memoria divelta, cancellata, seppellita sotto le macerie, nel volgere di poche settimane.
A presentare il libro è stata la professoressa Anna Di Guglielmo che parlando dei "papaveri rossi" e dei bombardamenti, ha affermato che ad Apricena, per indicare una stanza in grande disordine, si dice che "pare Foggia caduta". Il detto è chiaramente collegato alla memoria dei bombardamenti, che destarono emozione e sensazione anche nei comuni dell'intera provincia, un po' perché le fiamme e il fumo denso provocato dalle bombe si vedevano in tutto il Tavoliere, un po' perché la popolazione fu costretta a "sfollare" dei diversi paesi, la cui comunità ospitarono centinaia di famiglie foggiane che erano rimaste senza tetto e che erano state costrette ad abbandonare la loro città in cerca di scampo.
Alla bella serata di Apricena partecipavamo tre foggiani, l'autore del libro, Giuseppe Messina, l'attrice Maria Pia Tavano, che ha letto con bravura e passione alcuni brani tratti da Papaveri Rossi e io, che ho moderato i diversi interventi. Nessuno di noi conosceva quel detto. Ci siamo guardati commossi, pensando che quel modo di dire custodisce un pezzo di memoria che forse la città che ne fu protagonista ha troppo presto rimosso.
Ma anche a questo servono libri come Papaveri Rossi. L'opera di Giuseppe Messina sta facendo conoscere quelle pagine di sofferenza, di tragedia ma anche di solidarietà e di speranza, al pubblico di tutta l'Italia. Domani il libro sarà presentato al festival "Il libro possibile" di Polignano a Mare, una delle rassegne editoriali più importanti del Mezzogiorno.
Grazie all'associazione La casa di Michele di Apricena e al suo dinamico presidente Michele Melchionda che promuovendo la presentazione di Papaveri rossi, il soffio caldo del favonio hanno consentito di riportare alla luce questo antico e poco noto legame tra Foggia e la città della pietra.
È successo durante la bella serata di presentazione di quel libro magico e intriso della più pura foggianità che è Papaveri Rossi, il soffio caldo del favonio di Giuseppe Messina.
Il titolo, per chi non lo sapesse, è un omaggio alla memoria dei caduti sotto le bombe alleate che, nella estate del 1943, trucidarono migliaia di cittadini e provocarono la distruzione o il danneggiamento della maggior parte degli immobili (circa l'80 per cento, dicono le stime dell'epoca). Una città rasa al suolo, una memoria divelta, cancellata, seppellita sotto le macerie, nel volgere di poche settimane.
A presentare il libro è stata la professoressa Anna Di Guglielmo che parlando dei "papaveri rossi" e dei bombardamenti, ha affermato che ad Apricena, per indicare una stanza in grande disordine, si dice che "pare Foggia caduta". Il detto è chiaramente collegato alla memoria dei bombardamenti, che destarono emozione e sensazione anche nei comuni dell'intera provincia, un po' perché le fiamme e il fumo denso provocato dalle bombe si vedevano in tutto il Tavoliere, un po' perché la popolazione fu costretta a "sfollare" dei diversi paesi, la cui comunità ospitarono centinaia di famiglie foggiane che erano rimaste senza tetto e che erano state costrette ad abbandonare la loro città in cerca di scampo.
Alla bella serata di Apricena partecipavamo tre foggiani, l'autore del libro, Giuseppe Messina, l'attrice Maria Pia Tavano, che ha letto con bravura e passione alcuni brani tratti da Papaveri Rossi e io, che ho moderato i diversi interventi. Nessuno di noi conosceva quel detto. Ci siamo guardati commossi, pensando che quel modo di dire custodisce un pezzo di memoria che forse la città che ne fu protagonista ha troppo presto rimosso.
Ma anche a questo servono libri come Papaveri Rossi. L'opera di Giuseppe Messina sta facendo conoscere quelle pagine di sofferenza, di tragedia ma anche di solidarietà e di speranza, al pubblico di tutta l'Italia. Domani il libro sarà presentato al festival "Il libro possibile" di Polignano a Mare, una delle rassegne editoriali più importanti del Mezzogiorno.
Grazie all'associazione La casa di Michele di Apricena e al suo dinamico presidente Michele Melchionda che promuovendo la presentazione di Papaveri rossi, il soffio caldo del favonio hanno consentito di riportare alla luce questo antico e poco noto legame tra Foggia e la città della pietra.
Commenti