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Rosso, grigio, nero: il tricolore del nostro Sud (di Alfonso Foschi)

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Quando mi figuro, simbolicamente, il mio Sud a colori, lo vedo tricolore: abbastanza nero, molto grigio, poco rosso. Mi spiego con due fatti di cronaca di cui, in un caso indirettamente nell'altro direttamente, sono stato testimone. Primo - Due coniugi calabresi, persone oneste e civili, salgono a Genova dalla Calabria in visita a parenti e, quando ritornano a casa, la trovano letteralmente nuda: via non solo denaro e gioielli, normalmente i più appetiti, ma anche mobili elettrodomestici arredi abbigliamento ...insomma un completo repulisti. La cosa diventa di dominio pubblico e, non si sa come e da chi, ai due coniugi viene consigliato di prolungare la vacanza ancora di qualche giorno, magari anche nelle vicinanze. I coniugi accettano di buon grado il consiglio e quando, dopo il supplemento di vacanza, ritornano a casa, miracolo! la trovano perfettamente in ordine così come l’avevano lasciata per il loro viaggio a Genova.

Non cercare colpevoli ma responsabilità (di Francesco A. P. Saggese)

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Questo è il tempo di scavare tra le macerie. Magari un respiro, magari una voce. Questa sarà la prima notte in cui migliaia di persone dormiranno per strada. Questa per molti sarà la prima notte senza un figlio, una madre, un amico, un fratello, una nonna, un padre. Ma un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 1997, quando il sisma in Umbria e nelle Marche distrusse la basilica di Assisi facendo undici morti. Un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 2002, quando un terremoto in Molise provocò il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia, facendo 30 vittime di cui 27 bambini. Un domani di qualche giorno che verrà, qualcuno mi deve spiegare cosa è stato fatto nel nostro Paese dal 2009, quando la terra in Abruzzo seppellì 308 persone, tra cui molti studenti.

Mons. Pelvi: "Inauguriamo per Foggia la stagione dei doveri"

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Nel suo primo messaggio rivolto alla comunità cittadina, l'arcivescovo di Foggia, mons. Vincenzo Pelvi, avva individuato nell'accidia il male più profondo della città. Nel messaggio ai fedeli in occasione della festività patronale, l'invito si fa pressante: bisogna superare un approccio puramente emotivo all'esistenza, bisogna tornare alla pratica del pensare, del confronto, del dialogo, della pazienza, del sacrificio. Un appello generale alla responsabilità. Un messaggio assai ricco di umanità, m anche di speranza e di fede. Eccone il testo integrale. * * * Carissimi, come dinanzi ad un album di famiglia, sfoglio nella mente e vedo scorrere le nostre giornate. Siamo un poco tutti alla finestra a guardare, aspettando che passi questo tempo di confusione, interessi soggettivi e formalismi ipocriti. Nulla è impossibile a Dio. Con la grazia del Signore desidero con voi che rifiorisca l’ospitalità, l’accoglienza, l’amicizia ma soprattutto l’amore coniugale. A...