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Visualizzazione dei post con l'etichetta Antonio Fortarezza

Cinema e Psiche, il ritorno (stasera a Manfredonia)

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Nadia Kibout ne "il Canto delle Sirene" di Donato Robustella Tra le cose che ricordo con più affetto e nostalgia, del Festival del Cinema Indipendente di Foggia c'è La mente al Cinema , una sezione riservata a film che si occupavano dello stigma e del disagio psichico. In perfetta consonanza di idee con Antonello Bellomo , docente di psichiatria all'Università di Foggia, ma anche appassionato cinefilo, Mara Mundi , scrittrice, pedagogista, allora segretaria factotum del Festival, e Luigi Starace , poliedrico operatore culturale e multimediale di Manfredonia, pensavamo (e pensiamo) che tra cinema indipendente e disagio esista un rapporto profondo, direi quasi inevitabile. Non sono forse gli autori indipendenti caratterizzati da quello stigma che segna anche quanti hanno problemi con la psiche? E non è forse la grande sfida della nostra epoca il superamento dello stigma di ogni ordine e grado (non solo psichico, ma anche etnico, culturale, economico, linguistico...

L'era dell'ottimismo, il film/work in progress di Antonio Fortarezza all'Auser di Foggia

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Foggia, ombelico di un Mezzogiorno sospeso tra passato e presente, tra memoria e futuro, tra sviluppo e sottosviluppo. È un viaggio tra immagini non convenzionali di Foggia e su Foggia, quello proposto dallo sguardo militante di Antonio Fortarezza, filmaker foggiano che risiede a Milano, aduso ad esplorare e raccontare situazioni di confine. Sarà forse proprio questa fatale distanza che lo separa dalla sua città natale (ne parlò in una bella lettera meridiana intitolata Andare via da Foggia per imparare a volerle bene , che potete leggere qui ) a fargliela guardare in un modo che non t'aspetti. A farti scoprire questa dimensione simbolica di Foggia città meridionale per eccellenza, che in sé assomma i problemi ma anche le potenzialità di un Sud che in fondo è tutto ancora da conoscere e da esplorare. L'idea di questo film, dichiaratamente work in progress,  è nata guardando i materiali già girati da Antonio. Messi infila  compongono una originale playlist su questa Foggia-...

Migranti, non solo numeri e sbarchi, ma persone e storie

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Raramente un film mi aveva fatto sentire uno  spettatore inadeguato come l'ultimo documentario di Antonio Fortarezza ,  Le barche sono come i corpi: testimonianze di viaggio migrante . L'ho visto oggi pomeriggio, nell'aula magna dell'Ateneo, dove l'opera del filmaker foggiano, prodotto con il sostegno della Caritas della diocesi di Foggia, ha introdotto i lavori dell'importante due giorni che il Dipartimento di Giurisprudenza dell'ateneo foggiano sta dedicando al tema Politiche migratorie, protezione internazionale e lavoro (ne parlerò in un un'altra, specifica lettera meridiana). Non era la prima volta che Antonio mi sorprendeva, ma questa volta lo spiazzamento è stato totale. Il documentario racconta - o più precisamente fa raccontare - le storie di donne ed uomini africani ospiti del Centro di accoglienza straordinaria di Foggia in attesa di essere avviati, se saranno fortunati, allo Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rif...

Faragola siamo noi: parte la campagna di crowdfunding, il video di Antonio Fortarezza

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“Più di mille anni di storia sembrano andati in fumo in una notte”. Giuliano Volpe , archeologo e presidente del Consiglio Superiore per i Beni culturali e paesaggistici del MiBACT, commenta amaramente il rogo di Villa Faragola ad Ascoli Satriano, che qualche settimana fa ha provocato ingenti danni ad una delle aree archeologiche più belle e suggestive della Puglia. Ma non tutto è perduto. Faragola può e deve risorgere dalle sue ceneri, come l’araba fenice. E mentre il Mibact annuncia un intervento di somma urgenza per 500.000 euro, la Fondazione Apulia Felix , guidata dallo stesso Volpe, mobilita l’opinione pubblica e lancia una raccolta fondi per consentire la rinascita di questo autentico gioiello archeologico. Probabilmente di proprietà di un ricco senatore romano che possedeva grandi quantità di terreni agrari nel Mezzogiorno, la villa conobbe il periodo di massimo fulgore tra il IV e il VI secolo dopo Cristo, quando venne adornata con terme e marmi policromi,  una grande ...

In un film la verità sul Grand Ghetto (e gli altri)

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Sul ghetto - o più precisamente sui ghetti - che punteggiano il Tavoliere c’è un enorme problema di corretta informazione. Che non riguarda soltanto l’erronea localizzazione del Grand Ghetto (che non è a Rignano, come tutti si ostinano a dire….) ma, più in generale, tutte le dinamiche che attraversano il fenomeno. Indubbiamente complesso da capire, e di conseguenza difficile da raccontare. Sfuggente, perfino per quanto concerne il suo corretto dimensionamento. Chi pensava che smantellato il Grand Ghetto tra Foggia e San Severo il problema fosse risolto ha di che ricredersi. Tonio Scopelliti , medico che milita nelle organizzazioni umanitarie cattoliche, l’altra sera in una intervista a Rai News ha avvertito: “Di ghetti ce n'è almeno un’altra ventina nell’intera provincia di Foggia.” Una mappa dell’immigrazione pubblicata qualche giorno fa dal quotidiano Repubblica ha messo in evidenza che la provincia di Foggia è quella dove si concentra il maggior numero di immigrati, dopo ...

La filiera non etica. Anzi immorale.

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Il Grand Ghetto è l’effetto, non la causa. La forza de La filiera non etica , documentario di Antonio Fortarezza, cineasta non nuovo a sguardi scomodi ma approfonditi sulla complessa realtà dell’immigrazione in provincia di Foggia, sta proprio in questo ribaltamento di prospettiva. A partire dalla filiera più importante, che ruota attorno al pomodoro, Fortarezza racconta davvero a 360° svelando intrecci complessi e scenari a volte torbidi, da cui emerge la sua sostanziale non eticità (immoralità?). Non solo caporali, dunque, ma anche industrie di trasformazione e catene di supermercati che si comportano peggio dei caporali, in una spirale perversa di sfruttatori e sfruttati in cui l’agricoltura e l’indotto agricolo rappresentano probabilmente l’anello più debole. Grande assente è il lavoro, il rispetto per il lavoro, la dignità del lavoro. Restituendo al lavoro la sua dignità e la sua centralità sarebbe possibile correggere tanti degli squilibri che Fortarezza denuncia con coraggio...

Il nuovo documentario di Fortarezza: il ritorno del cinema militante

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C’era una volta il cinema militante, che nasceva dall’urgenza di documentare e svelare i contorni di una società che cambiava rapidamente, aprendo nuove possibilità orizzonti prospettive. La normalizzazione ha poi ridotto possibilità e prospettive, la voglia di capire che ci sono altre realtà possibili, oltre quella che ci viene quotidianamente propinata dai mass media. La crisi della sale d’essai e l’avvento della multisale hanno poi fatto il resto. Soprattutto, è venuta meno la voglia di guardare da una prospettiva diversa, di rivendicare la dignità di altri sguardi, di altri punti di vista. Non in tutti, però. Non dappertutto. Anche perché la necessità, l’urgenza di documentare non sono mai venute meno, anzi si son forse accresciute nella misura in cui è esponenzialmente aumentata l’invisibilità, il buio che circonda a livello mediatico situazioni al limite, come i ghetti in cui vivono gli immigrati comunitari clandestini, o lo stigma quotidiano con cui vengono bollati i diversi...

L'ultima intervista di Guglielmo Minervini

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Guglielmo Minervini Ci sono due modi per affrontare il problema dell’immigrazione. Con gli scoop, le scomuniche, come fa certa stampa di (pseudo)sinistra e certi politici di destra. Oppure provandoti a cambiare il mondo. La forza del progetto Capo Free, Ghetto Off , sognato, vagheggiato, inseguito da Guglielmo Minervini sta proprio nella sua capacità visionaria. Rivoluzionaria nel senso nonviolento di questa parola, ben conosciuto da chi sa commuoversi davanti al mistero della Croce. Non si può smantellare il Grand Ghetto soltanto con l’esercito e con la polizia. E neanche soltanto con il supporto della solidarietà. Occorre una visione. Occorre smantellare l’economia illegale che trae profitto sullo sfruttamento dei lavoratori immigrati e delle piccole imprese agricole che muoiono di fame come i braccianti. Bisogna cambiare la logica della grande distribuzione, dell’industria agroalimentare. In una parola bisogna cambiare l'economia, farla diventare migliore. Rimetterla al ...

Guglielmo Minervini: "Gli anni non si contano. Si vivono"

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L'eredità spirituale, morale e culturale che ci lascia Guglielmo Minervini è immensa, e ci vorranno anni per raccoglierla, comprenderla e farne quel che penso debba diventare: un bene comune. Questa eredità è formata in primo luogo dalla vita esemplare di Minervini: un'esistenza luminosa, che è stata una lunga e coerente testimonianza di solidarietà e di servizio. E dalle parole - splendide, monumentali - che ha scritto, mai come esercizio retorico o puramente estetico: la sue parole, Guglielmo, le ha tutte vissute. Stupendosi e stupendoci. Antonio Fortarezza ha conosciuto Minervini, come me, durante quella grande battaglia civile, purtroppo perduta, che è stata  Capo Free Ghetto Off . Quello che vedete di seguito è il frutto del nostro dolore condiviso ma anche un modo di raccogliere la sfida estrema con cui Guglielmo ci ha lasciati: "Ci risentiamo tra un po'." Il video racconta per immagini uno struggente post pubblicato da Minervini qualche tempo fa sul...

Cronache dalla periferia del mondo (di Antonio Fortarezza)

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Ho parlato già in altre lettere meridiane dello sguardo di Antonio Fortarezza, della sua capacità di "guardare le cose ad altezza d'occhi" come gli angeli di Wender ne Il cielo sopra Berlino . Saper guardare implica il prender parte, la rinuncia al ruolo dell'osservatore. Sporcarsi le mani.  Antonio ama guardare e raccontare gli invisibili: malati di mente, immigrati che si spaccano la schiena raccogliendo pomodori, bellezze archeologiche sottratte alla vista e alla loro funzione.  L'ho conosciuto in occasione di un memorabile convegno sulla salute mentale. L'ho apprezzato lo scorso anno, quando è stato anima ed animatore del convegno sulla Filiera non etica , sulla vergogna del Grand Ghetto . Per guardare e raccontare, bisogna immergersi nelle cose. Ecco come Antonio Fortarezza  racconta una delle storie rimosse dalla "narrazione" della Capitanata. Il Grand Ghetto . Che siano parole o immagini, lo sguardo, la sua rara capacità di portare...

Uomini e caporali

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Il punto di vista, lo sguardo di Rinascita Flash sul fenomeno dell’immigrazione, dello sfruttamento dei lavoro nei campi, del caporalato sono molto particolari. Il bimestrale di informazione che viene pubblicato in lingua italia in Baviera racconta le tristi storie connesse alle drammatiche conseguenze della globalizzazione, con l’occhio e con la passione di chi in qualche modo ha vissuto in prima persone storie del genere, e dimora in un Paese, come la Germania, che sta a sua volta affrontando il problema dell’immigrazione e dell’integrazione dei lavoratori immigrati. Al problema è dedicata buona parte dell’ultimo numero del 2015. Per quanto riguarda l’Italia si parla di Foggia, laboratorio in positivo ed in negativo, della difficoltà di estirpare il caporalato, ma anche di coraggiosi tentativi di integrazione come Capo Free Ghetto Off e l’apostolato di padre Arcangelo Maira . Partendo dal convegno sulla Filiera (non) etica che si è svolto a Foggia nello scorso mese di sette...

La filiera (non) etica. Stasera a Santa Chiara.

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La filiera dell'oro rosso ha vissuto quest'anno nel Tavoliere momenti drammatici: dai soliti episodi di schiavismo e di caporalato, al crollo dei prezzi che ha vessato gli agricoltori, per finire all'impari braccio di ferro tra produttori e industriali. C'è una frase che attraversa l'intera filiera, accentuandone le contraddizioni. "Sei costretto a fare ciò che dicono loro". L'eco di queste parole corre lungo tutta la filiera. Nessuno è libero, né il bracciante sfruttato, né l'agricoltore. Se ne parlerà stasera, venerdì 4 settembre alle ore 20:30, come Lettere Meridiane ha già anticipato , nell'Auditorium S. Chiara, a Foggia. Nel bel trailer di Antonio Fortarezza, qui sotto, le ragioni dell'evento, e i suoi obiettivi. Guardatelo, condividetelo.

Moralizzare l'oro rosso. Foggia ci prova.

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Capo Free Ghetto Off è stato tra i progetti più ambiziosi ed innovativi promossi dal governo regionale guidato da Nichi Vendola . Si prefiggeva l’obiettivo si smantellare i tanti ghetti che nel Tavoliere e nel resto del territorio regionale hanno abbruttito l’immagine della Puglia, favorendo nuove esperienze di aggregazione e di integrazione per i lavoratori immigrati che vivono nei ghetti, e nello stesso tempo cercando di estirpare il fenomeno dello schiavismo e del caporalato. Se l’obiettivo era ambizioso, ancora più ardita era la strategia pensata per conseguirlo: coinvolgere i diversi attori della filiera dell'oro rosso, compresi i produttori e la grande distribuzione. Combattere l’orrore dello sfruttamento e dell’alienazione con la solidarietà e l'etica, per esempio educando i consumatori a privilegiare i prodotti che si fregiano del bollino etico. Ho preso parte al progetto in quanto dirigente del settore lavoro della Provincia di Foggia, ed è stata un’esperienza forte...