Matteo Fusilli, una vita per il Gargano
Con Matteo Fusilli scompare uno degli ultimi protagonisti di
una grande e pensante sinistra di Capitanata, che ha teorizzato e
parzialmente realizzato un modello di sviluppo innovativo, correggendo gli
squilibri di quello industriale degli anni Sessanta, ed
aprendo nuove prospettive di sviluppo per la nostra terra.
E' stata la sinistra di Francesco Kuntze, Maria Schinaia,
Teodoro Moretti, Vincenzo Pizzolo, Pasquale Ricciardelli, Leonardo Russo,
Antonio Grosso, che assieme a Fusilli composero la giunta provinciale che ha
guidato la Capitanata dal 1976 al 1981, scrivendo una delle pagine più luminose
ed esaltanti della storia amministrativa della provincia di Foggia.
Matteo era l'assessore più giovane di quella compagine, e
ricopriva la delega all'ambiente. Erano gli anni in cui l'ecologia muoveva i
suoi primi passi, e non era ancora chiaro se e come quella nuova sensibilità
verso i temi ambientali potesse produrre una vision del territorio, compatibile
con la produzione, con il lavoro.
Iniziò così il lungo percorso che avrebbe portato, molti
anni dopo, alla istituzione del Parco Nazionale del Gargano, che ha visto in
Fusilli uno dei suoi più grandi e tenaci sostenitori, un autentico pioniere.
Allora non lavoravo ancora alla Provincia. Mi occupavo di
cronaca amministrativa nella redazione foggiana della Gazzetta del Mezzogiorno,
e la frequentazione di Palazzo Dogana era quotidiana.
Eravamo agli inizi del decennio Ottanta. La giunta di
sinistra della Provincia aveva già messo in campo una progettualità di
altissimo profilo, in un momento in cui la Capitanata era un autentico
laboratorio di sviluppo. Il Consorzio di Bonifica aveva lanciato il Progetto
Tecnagro, fondato sull'uso intensivo dell'irrigazione, anche per la
cerealicoltura. La Federbraccianti della Cgil aveva risposto con il Progetto
Anni Ottanta, orientato anch'esso alla valorizzazione dell'agricoltura, ma con un occhio più attento alla difesa dei livelli occupazionali, già duramente colpiti dalla meccanizzazione agricola degli anni precedenti.
La Provincia di Kuntze era invece scesa in campo con il
Progetto Capitanata, di cui fu magna pars
Federico Pirro, uno dei maggiori esperti di sviluppo industriale in Puglia. La
filosofia del Progetto Capitanata era tutta fondata sulla concezione del
territorio come risorsa da mobilitare per il futuro, attraverso l'uso
intelligente e innovativo delle tante potenzialità che possiede.
Tra queste potenzialità, ancora oggi solo in parte espresse,
c'è il Gargano, soprattutto il Gargano.
Sabino Acquaviva, illustre sociologo padovano, aveva da poco
rilanciato dalle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno, l'idea della
istituzione di un parco sul Gargano, per difendere il promontorio dall'aggressione del cemento, che deturpava non soltanto
l'ambiente, il paesaggio, l'ecosistema, ma anche l'identità ancestrale della
Montagna del Sole.
La campagna di Acquaviva aveva sollevato molte reazioni
ostili. Tra le popolazioni garganiche serpeggiava il timore che il parco
potesse diventare un vincolo per la crescita del turismo e in generale dell'economia. La politica restava
piuttosto defilata, non si schierava. E il dibattito rimaneva confinato nelle
pagine del quotidiano regionale, senza che venisse di fatto coinvolta l’opinione
pubblica. Senonché la prospettiva di un parco del Gargano (anzi, di un parco
per il Gargano) era l’espressione più coerente e avanzata del nuovo modello di
sviluppo che Kuntze e la sua giunta avevano disegnato nel Progetto Capitanata.
Matteo Fusilli decise che valeva la pena rischiare, e
organizzò il primo grande confronto pubblico sul parco del Gargano, ponendo la prima pietra miliare di un lungo percorso.
Il giovane
assessore provinciale chiamò il giovane cronista della Gazzetta del
Mezzogiorno, invitandolo a collaborare affinché il convegno fosse preceduto da
un’intensa campagna mediatica, e così fu. Nacque in quei giorni tra me e Matteo
una profonda amicizia.
La conferenza stampa, i comunicati, la sapiente e accurata
regia istituzionale svolta dal capo di gabinetto, Annamaria Zampino, hanno
rappresentato probabilmente il primo tentativo di comunicazione pubblica, in
provincia di Foggia.
Il convegno , cui naturalmente partecipò Sabino Acquaviva,
si svolse a Manfredonia e fu un successone. Matteo fu prudente nella sua
relazione introduttiva, ma sottolineò con forza e coraggio un concetto che a
quei tempi era decisamente innovativo: la difesa ambientale non va vista in
contrapposizione allo sviluppo economico, ne è anzi una componente essenziale.
La classe politica si mostrò interessata alla eventualità
del parco, altrettanto le forze sociali. Certo, non mancarono alcune voci di
dissenso, ma questo giorno, a
Manfredonia, iniziò nei fatti quel lungo cammino che si sarebbe concluso dopo
diversi anni, e che avrebbe visto ai vertici del Parco Nazionale del Gargano
proprio Matteo Fusilli.
L’amicizia e la collaborazione informalmente avviata in
occasione del convegno si consolidarono. Negli anni successivi, avrei continuato ad occuparmi del
Parco del Gargano quale capoufficio stampa della Provincia, e avrei continuato
a lavorare con Matteo sia quando tornò nuovamente a sedersi in giunta
provinciale, sia quando divenne presidente della Comunità Montana del
Gargano.
La lezione che Matteo ha lasciato a me e ai tanti che hanno
avuto l’onore di lavorare con lui e di essergli amici è che la politica deve
saper decidere, indicare prospettive, anche quando queste sono scomode, e non garantiscono immediati
ritorni in termini di consenso.
Mi mancherà soprattutto il suo sorriso, con cui
sapeva stemperare ogni situazione difficile e sapeva contagiare chi gli stava a
fianco, coinvolgendoli nelle imprese più ardite.
Come presidente del Parco Nazionale del Gargano, della
Comunità Montana del Gargano e come assessore provinciale è stato tra gli amministratori
locali più capaci e lungimiranti di quella sinistra grande, bella e pensante,
che oggi vive purtroppo soltanto di ricordi. E, per dirne la statura, di quella sinistra è stato trai i pochi, forse
il solo, ad ottenere incarichi di natura nazionale: è stato presidente di
Federparchi, l’associazione che raggruppa i parchi italiani.
L’ho incontrato l’ultima volta, in un pomeriggio pieno di
sole, nel cuore del Gargano, in un posto che aveva molto caro, la Foresta
Umbra. Il sorriso era quello di sempre; lo sguardo tradiva una certa
stanchezza, ma quella positiva stanchezza di chi sa di aver vissuto bene la
propria vita, di aver fatto ciò che andava fatto.
Ricordò, com’era solito fare ogni volta che ci vedevamo, l’episodio
del convegno sul parco e di quella campagna mediatica in cui ce la mettemmo
tutta.
Mentre le ombre della sera, cominciavamo ad occhieggiare tra i rami dei
faggi e delle querce, quel bel pomeriggio si intrise di nostalgia.
Addio, caro compagno.
Commenti
Testa, cuore e un sorriso unico.
Bellissima la tua ricostruzione, di quel che fu quella sinistra, imparagonabile oggi, specie a livello foggiano.
E commovente il ricordo che hai tracciato di questa persona/personalità assolutamente unica nel panorama politico nostrano, sempre disponibile e conciliante, di una spanna sopra tutti. Con Matteo ho collaborato ai tempi del primo Governo Provinciale di Antonio Pellegrino, e sarà difficile dimenticarlo.
Ricorderò Matteo soprattutto sul piano umano, insieme ad una grande donna, cui devo tantissimo.
Ciao Matteo.
(Maurizio De Tullio)