Troia comune riciclone, una best practice che dovrebbe insegnare molte cose

Ci sono molti protagonisti, dello splendido record ottenuto dalla città di Troia, insignita da Legambiente del titolo regionale di Comune "riciclone" tra quelli con popolazione inferiore a 10.000 abitanti.
Prima di tutto i cittadini, perché senza un senso civico diffuso e senza la consapevolezza che la raccolta differenziata è un concreto strumento per migliorare la qualità della vita di una comunità, non si raggiunge l'impressionante traguardo del 70,27% di raccolta differenziata.
Quindi l'amministrazione comunale in carica, guidata da Leonardo Cavalieri, e con essa tutte le amministrazioni che si sono succedute a Palazzo d'Avalos negli ultimi decenni. Sono amministrazioni di segno e colore diverso, e so che il mio apprezzamento trasversale farà storcere la bocca a molti, nella cittadina in cui il contrasto tra guelfi e ghibellini non si è mai spento, ma è così: non si diventa ricicloni da un giorno all'altro, se non c'è un impegno convinto e durevole da parte di chi governa la città. (Prendete Foggia, dove c'è stato un impegno continuo e durevole da parte delle amministrazioni comunali, ma in senso opposto, e dove la perdurante crisi della monnezza declina il fallimento di ogni tentativo di rilanciare la città, ferma a un penoso 9,4%di raccolta differenziata)
Ultimus sed non infimus, il merito di questa splendida realtà troiana va ascritto a Domenico La Bella, il sindaco ambientalista per eccellenza, che guidò la cittadina del Rosone dal 1993 al 1999. Ambientalista convinto, La Bella è stato un pioniere della gestione avanzata dei rifiuti. Troia fu tra le prime cittadine meridionali a sperimentare le isole ecologiche e sistemi premiali per i cittadini che contribuivano alla raccolta differenziata, nonché stazioni di compattamento che riducevano sensibilmente il costo dello smaltimento, consentendo di reinvestire i risparmi in campagne di educazione ambientale. Un investimento che ha messo a dimora quei semi che hanno poi prodotto gli odierni, rigogliosi frutti.
Non fu la sola cosa buona che fece l'amministrazione La Bella, che si segnalò per essere uno dei governi locali più innovativi della primavera pugliese. Faccio fatica a parlarne perché vi sono stato direttamente coinvolto, quale assessore alla cultura, ma prima o poi lo farò.
A chi nutrisse perplessità a riguardo, suggerisco di riflettere soltanto su un dato: La Bella fu eletto nel 1993 con 1.475 voti, pari al 29,02%, sopravanzando il rivale meglio piazzato di appena una cinquantina di voti. Quattro anni dopo (allora la consiliatura durava solo quattro anni) venne rieletto a furor di popolo con 2.936 e il 58,51, praticamente raddoppiando i consensi, e infliggendo al suo rivale ben 26 punti di distacco.

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