Riforme? Lo scetticismo del "popolo sovrano"

Fa discutere e parecchio il “reprint” di Lettere Meridiane di qualche giorno fa, sulla soppressione delle Province. L’impressione è che, dopo la sbornia di qualche anno fa, quando le Province sembravano l’origine di tutti i mali del Paese e della spesa pubblica (tesi del tutto infondata) stia adesso subentrando nei cittadini quasi una sorta di rimpianto. Anche perché l’assetto istituzionale che si profila dopo l’accelerazione alle riforme impressa dal premier Renzi è tutt’altro che chiaro (e condiviso).
Milly Pellegrini è decisamente contraria alla chiusura delle Provincie: “Penso che sia la cosa più stupida possibile! È proprio la provincia che fa da collante tra il capoluogo e i piccoli centri che le gravitano attorno. Ritengo che ciò che doveva sparire perché lontana dalle istanze dei vari capoluoghi è proprio la regione. L'identità vera è data da territori più piccoli e circoscritti e delegare funzioni e poteri maggiori a Bari come ad altri capoluoghi di regione è un gravissimo errore che pagheremo a caro prezzo! Senza contare poi, gli stipendi molto più alti dei detentori di poltrone alla Regione."
Contrarie alle Province si professano invece Antonella Viggiano (“Ente inutile, era ora”) e Monica Olivieri (“la provincia deve fare le cose giuste, non pensare come si deve mangiare i soldi dello stato”).
A Olivieri ribatte Antonella Fagioli: “Come al solito si parla sempre senza sapere nulla... domanda quali servizi ai cittadini erogano le province? .. scommetto che la maggior parte della gente non li conosce.. La verità è che in Italia preferiamo tutti credere a ciò che le televisioni e i giornali di partito riferiscono senza verificare se questo corrisponde a verità . Il motivo meglio bere tutto cosi a parlar male si fa presto ma darsi da fare x cambiarLe mai. Ai "bevoni" degli italiani basta pronunciare la parola "abolizione" che dicono sempre si senza sapere nulla... Chissà continuando così forse da abolire ci rimangono gli ospedali e i cimiteri... anche di questi si potrebbe fare a meno! cure a casa e tutti cremati...”

Come al solito, Gino Longo non le manda a dire, e manifesta scetticismo sulla reale portata innovativa della stagione delle riforme e in particolare sulle modalità elettive dei “rappresentati del popolo” nei diversi consessi: “Senato nominato e non eletto, e resterà in carica 7 anni, come il Presidente della Repubblica (una vergogna, un nostro presidente dura quasi come due mandati di quello americano eletto dal popolo) Le province le eleggono i partiti, con votazione farsa fra eletti.  Liste prive di preferenze alla Camera. Al cittadino viene sottratto il diritto di voto! Che fine ha fatto il popolo sovrano? Se tutto ciò non è un percorso verso la dittatura, cosa può essere altro?”

Commenti

Unknown ha detto…
Una cosa è certa: occorre una razionalizzazione dell'assetto amministrativo territoriale. L'eccessiva frammentazione e incapacità a progettare e programmare sono la diretta conseguenza logica dell'esistenza e insistenza di troppi enti intermedi e centri di spesa.
Una revisione è necessaria.
Interessante lo spunto dell'ex Sindaco di Bari Emiliano che sta pensando alle province come "avamposti" delle Regioni.

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