L'allarme di Gelormini sul turismo: siamo fuori tempo minimo



Mi scrive un carissimo amico e collega, con cui da decenni condivido speranze di riscatto del territorio provinciale, a partire dalla idea che la provincia di Foggia, con buona pace di quanti ne hanno decretato la scomparsa, possiede in se stessa le risorse umane, geografiche, naturalistiche e culturali necessarie per imboccare il sentiero della ripresa.
Pubblicista, saggista, Antonio Gelormini è reduce da un tour di giornalisti nel Salento, territorio che ha da un paio d’anni sorpassato il Gargano e la provincia di Foggia dal punto di vita turistico. Il Salento cresce, la nostra terra arranca, e lo sfogo di Gerolmini è assai denso di spunti di riflessione. 
Le sue riflessioni traggono lo spunto da quello che è stato il primo e più riuscito modello di distretto culturale che sia stato sperimentato nella Puglia Settentrionale: quel Daunia Vetus che mette assieme la Diocesi di Lucera con alcune realtà dei Monti Dauni. Un esperimento suggestivo e senza dubbio riuscito, che non sembra essere però riuscito a creare un indotto, a suscitare un allargamento della idea e del modello del distretto. Come invece sta succedendo dalle parti di Lecce, dove si sono inventati adesso anche il Distretto delle Cupole. Ecco  quanto scrive Antonio.
Caro Geppe,

come al solito ci tocca essere "fuori tempo minimo" (il titolo del mio futuro libro autobiografico...). Con il lancio del Distretto Culturale Daunia Vetus avremmo voluto evitare quanto continua inesorabilmente a ripetersi e partire in vantaggio rispetto ad altri ambiti territoriali.

L'accidiosa e persistente rivalità campanilistica nonché la diversa visione di prospettiva tra chi vedeva protagoniste prima le Amministrazioni locali e poi le realtà territoriali o viceversa prima le comunità e le realtà associative e culturali locali e poi le istituzioni - per metterle di fronte a un processo già in atto - ha disperso entusiasmi, progetti ed energie.

Intanto, appena reduce da un press-tour nel Salento, verifico che il modello distretti culturali è alla base delle nuove strategie di quell'area, che tra l'altro annovera il Sindaco di Melpignano quale presidente dell'Associazione borghi Autentici d'Italia. Ma la cosa più preoccupante è che da quelle parti la Puglia da Bari in su è come se non esistesse affatto!
La riflessioni di Gelormini (che condivido in tutto e per tutto) mi rafforzano in una idea che spero di approfondire assieme allo stesso Antonio e agli amici di Lettere Meridiane che so sensibili ai temi del futuro e dello sviluppo.
Perché la provincia di Foggia, il Gargano, il Tavoliere, i Monti Dauni perdono posizioni? Probabilmente perché non ci siamo accorti che mentre il mondo volgeva alla globalizzazione, la competitività tra i territori andava facendosi più dura. Non parlo soltanto del peso politico di ciascun territorio, della maggiore o minore efficacia della sua classe dirigente. Ma di un processo più complesso e più profondo: tessere reti a partire da ciò che si è e si ha, per cercare di capire cosa si può diventare e cosa si può avere. Valorizzare l’identità. Ma occorre che sparuti pionieri come Antonio Gelormini, Giovanni Aquilino, Teresa Rauzino, Luciano Castelluccia, Domenico Antonacci, Girolamo Arciuolo, Federico Ceschin, Gianfranco Pazienza, Pino Romondia e  Francesco Quitadamo (cito in ordine sparso, e dimentico molti...) diventino humus di una coscienza diversa dell’essere comunità. Una coscienza condivisa.

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