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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

La Pentapoli diventa Ottapoli: ma Foggia riuscirà ad esserne capitale?

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Una grande provincia, se la politica sarà all'altezza Cifre da record: più di un milione di abitanti. Oltre 8.500 chilometri quadrati di estensione. La Puglia Nord destinata a contare. Più del Salento. Un milione 33mila 699 abitanti. Ottomila 504,85 chilometri quadrati. Sono queste le cifre della nuova provincia di Foggia che incorporerà la provincia di Barletta-Andria-Trani, per effetto del decreto del Consiglio dei Ministri che conclude il lungo - ma serrato - iter della riforma delle province. Una grande, autentica "area vasta", che potrebbe rappresentare per lo scacchiere pugliese una grande risorsa di sviluppo, se la classe politica dirigente riuscirà a cogliere l'opportunità. Molto, moltissimo dipenderà dai Comuni, e dalla loro capacità di interpretare positivamente le potenzialità della riforma Monti. Saranno infatti i comuni i veri protagonisti delle Province ridisegnate dalla riforma. Cambierà anche il sistema elettorale, che non sarà più a suffragio

La Provincia di Foggia allarga i suoi confini

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La provincia di Foggia allarga i suoi confini. Stamattina, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge che completa il percorso avviato nel mese di luglio, finalizzato al riordino delle province e all’istituzione delle città metropolitane. Il provvedimento prevede, per la Puglia, la riduzione da 6 province a 3 soltanto, cui va aggiungersi la città metropolitana di Bari. La provincia di Foggia incorporerà la BAT, con capoluogo Foggia. La provincia di Bari si trasformerà in città metropolitana. Si accorperanno le province di Brindisi e Taranto (con capoluogo Taranto). Resterà com'è attualmente la provincia di Lecce. A conti fatti il territorio che sempre guadagnare maggiormente dalla riforma è proprio quello della Puglia settentrionale, ovvero la provincia di Foggia. Il Governo ha applicato in sostanza i parametri già noti, che prevedevano la soppressione delle Province che non possedevano i requisiti di superficie e di popolazione previsti dalla riforma. 

La scomparsa di Giuseppe Giacovazzo / Il Sud è più solo

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Per due volte la mia vita e il mio percorso professionale si sono incrociate con quelle di Giuseppe Giacovazzo. La prima, all’inizio degli anni Ottanta, quando è stato il mio direttore alla Gazzetta del Mezzogiorno, di cui ero “collaboratore fisso”, presso la redazione foggiana. Non era da molto tempo alla guida del quotidiano regionale, cui era approdato dopo la fortunata esperienza alla Rai, come direttore del Tg1. Al giornale portò i ritmi e la freschezza tipici della televisione, che si traducevano in articoli più brevi, in una maggiore attenzione alla notizia, ed in una diversa quanto modernissima visione della grafica. Per il direttore, in un giornale gradevole i bianchi ed i neri dovevano bilanciarsi armonicamente: oggi è un assioma per qualunque designer. Detto trent’anni fa, era una considerevole innovazione. Giacovazzo aveva studiato da geometra, ed amava ripetere che un giornale dev’essere fatto anche di geometrie. E ne introdusse non poche e non soltanto sul versante gra

Come stanno distruggendo la montagna pugliese

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Ancora una fumata grigia, in Consiglio regionale pugliese, per il disegno di legge che riguarda le soppresse Comunità montane, con il quale l'assessore Marida Dentamaro prevede le modifiche ''necessarie per consentire il regolare svolgimento delle funzioni commissariali e per far fronte alla corresponsione delle retribuzioni in favore del personale dipendente delle stesse Comunità montane soppresse, nelle more del loro trasferimento nei ruoli degli Enti destinatari delle funzioni e dei compiti''. C’è da augurarsi che quanto prima il provvedimento – che ha già ottenuto il voto unanime della settima Commissione consiliare – venga discusso e licenziato dall’assise. Ma qualche considerazione s’impone. Quando qualche anno fa, le Regioni dovevano pronunciarsi sulla sopravvivenza delle Comunità Montane, la Puglia – così com’è successo qualche giorno fa per quanto riguarda la riforma delle Province – decise di non decidere e fu dunque giocoforza applicare al sistema d

Riordino delle Province: che conviene alla Capitanata?

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Le Province italiane sono alla vigilia di una delicata transizione. Alcune resteranno, altre verranno accorpate. Per effetto dei parametri decisi dal Governo Monti, la Capitanata ha i numeri sufficienti per la sopravvivenza, e ad essa potrebbe venire aggregata la BAT. Nel frattempo, interessanti fermenti si agitano a Benevento, dove viene proposta l'istituzione della Regione Sannita, progetto che ricorda molto quello delle Quattro Province, promosso un decennio fa  proprio dall'ente di Palazzo Dogana. Che fare? Lettere Meridiane lancia un sondaggio. Per dire la vostra cliccate sulla risposta che preferite nel poll , in alto a sinistra sulla home page.

I Monti Dauni, e la dimensione dello sviluppo come relazione

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Lo sviluppo è oggi soprattutto una questione di relazioni, per la provincia di Foggia e per le sue aree interne, maggiormente interessate al rischio della desertificazione. Tanto sentenziò il Formez, sul finire degli anni Novanta, in uno studio commissionatogli dall’Amministrazione Provinciale allora guidata da Antonio Pellegrino. Fu l’indicazione strategica che disegnò la prospettiva del Patto delle 4 Province, che qualche anno dopo avrebbe portato lo stesso Pellegrino, assieme ai suoi colleghi di Campobasso, Benevento ed Avellino, a sottoscrivere una storia intesa inter-istituzionale. Quell’ambiziosa prospettiva non mise le ali, soprattutto perché non adeguatamente sostenuta dalla politica, e fu un peccato in modo particolare per le aree interne dell’Appennino, che nel quadrante territoriale indicato dal Formez venivano a riconquistare una posizione centrale, nevralgica. Da allora ad oggi, comunque, assai poco è cambiato:  per rompere l’isolamento ed esorcizzare il pe

Nonostante il cemento e le trivelle, il Gargano svetta nelle classifiche internazionali

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Il Gargano c'è, eccome. Ed accumula primati, confermando (anche se qualche volta sono gli stessi pugliesi a dimenticarsene), che è il Pezzo di Puglia che gode della maggiore rilevanza internazionale. Il Gargano resiste, e svetta nelle classifiche. Nonostante tutto. Nonostante le colate di cemento e gli attentati incendiari che ne minacciano  habitat e paesaggio. Nonostante l'assedio delle trivelle delle società petrolifere che vogliono ridurre l'Adriatico a un pozzo a cielo aperto. Dopo la proclamazione da parte dell'Unesco di Monte Sant'Angelo quale patrimonio dell'umanità essere stato inserito qualche anno fa dal New York Times tra i 31 posti più belli del mondo suggeriti ai propri lettori del giornale della Grande Mela, dopo aver piazzato ben 11 sue località tra le trenta Meraviglie pugliesi scelte dal Forum Nazionale dei Giovani, la Montagna del Sole finisce sugli scudi per un altro significativo primato. Il promontorio ha conquistato infatti il seco

Ecco come Foggia, Avellino, Benevento e Campobasso avrebbero potuto diventare una nuova Regione

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Il riordino delle Province poteva e doveva essere un'occasione anche per mettere ordine nei confini regionali, alcuni dei quali stanno stretti alle Province. Anche pugliesi. Se, almeno, la Provincia di Foggia può consolarsi in quanto ha i numeri che le garantiscono la sopravvivenza, non è così per le altre Province che a suo tempo promossero il patto federativo delle 4 province, sottoscritto oltre che dall'allora presidente di Palazzo Dogana, Antonio Pellegrino, dai presidenti delle Province di Benevento, Avellino e Campobasso. Benevento, città dalle gloriosissime tradizioni e capoluogo del Sannio, sarà costretta ad aggregarsi ad Avellino. Campobasso sopravvivrà, incorporando la provincia di Isernia, ma dovrà fare i conti con il possibile riordino regionale, in quanto è tutto il Molise a non avere i numeri per restare una regione autonoma. Che sarebbe accaduto se il sogno dei quattro presidenti avesse messo le ali? Forse oggi staremmo ragionando sulla ipotesi di una nuova

Molisannio, Moldaunia: e se fosse l’ora delle Quattro Province?

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Forse siamo già fuori tempo massimo, ma il tormentato iter dell’accorpamento delle province che non hanno i numeri per la sopravvivenza (almeno  3.000 chilometri quadrati, ed almeno 350.000 abitanti) avrebbe potuto essere una buona occasione anche per riaprire una vecchia – e mai del tutto risolta - questione quella dei confini regionali, che stanno stretti ad alcune province.  La riforma in corso non risolve i problemi, anzi in qualche modo li aggrava. Prendiamo il Molise: nessuna delle sue province ha i “numeri”, verrà data una deroga a Campobasso, in quanto capoluogo di regione, che accorperà anche la provincia di Isernia. Ma che senso ha una sola provincia in una sola Regione (stesso discorso che si pone per la Val d’Aosta)? La debolezza strutturale del Molise è una delle ragioni fondanti per progetto della Moldaunia, che ha incontrato un interesse consistente in provincia di Foggia (ma per una serie di ragioni il suo propugnatore, Gennaro Amodeo, non è riuscito a f

Irredentismo Dauno: l'incredibile storia delle Isole Pelagose

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"Palagruža" di Kyknos - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons -  Chi leggendo il titolo di questo post ha fatto un salto sulla sedia, si rassicuri. Stiamo scherzando, o quasi. Quella che stiamo per raccontarvi non è una storia di rivendicazioni territoriali, ma piuttosto una storia dimenticata, che di tanto in tanto affiora all’attenzione dell’opinione pubblica per poi tornare nell’oblio. Isole Pelagose: un piccolo arcipelago oggi in terra, anzi in mare, croato, ma che faceva parte una volta della provincia di Foggia. L'accesso era fino a qualche anno fa vietato dalla Croazia, ma oggi è consentito: qui informazioni su come visitarle. Oggi disabitate, le isolette segnano idealmente il confine tra il mare italiano e quello della ex Iugoslavia: le isolette sono situate giusto in mezzo all’Adriatico a 46 km dall’Isola di Pianosa che appartiene amministrativamente alle Tremiti, ed alla stessa distanza da quella di Cas

Capitanata regina delle Province pugliesi. Ma nessuno lo sa.

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La Provincia di Foggia non si scioglie. Anzi, perfino, raddoppia. Adesso c’è il “la” anche della Regione Puglia, che nella seduta del consiglio regionale dedicata all’esame della riforma delle Province ha dovuto ammettere  che non ci sono margini né tecnici né politici per affrontare il nodo della Bat. Il che significa che stando così le cose, la provincia ofantina dovrà essere incorporata alla provincia di Foggia. Va detto anche che le possibilità che ciò accada sono piuttosto remote, perché la stragrande maggioranza dei comuni che fanno capo alla Bat hanno detto “no” a questa ipotesi, con la sola eccezione di San Ferdinando. Questi comuni hanno adesso la possibilità di chiedere di venire ricompresi nella “provincia metropolitana” di Bari, ma sarebbe un pastrocchio mai visto, in quanto avremmo una città metropolitana che si estenderebbe da Margherita di Savoia a Fasano (comune attualmente nel Brindisino, ma che ha già fatto sapere di voler passare a Bari), con la possibilità che

Tremiti / Per un pugno di royalties

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Archiviata la grandiosa manifestazione popolare di Manfredonia, per i futuro delle Tremiti e dell'Adriatico si apre l'ore della riflessione. Lo abbiamo detto più volte: è impensabile vincere questa battaglia di civiltà da soli: sia le indagini alla ricerca di idrocarburi, sia l'eventuale coltivazione dei pozzi sono un affare che riguarda tutte le comunità, e tutti gli Stati che si affacciano sull'Adriatico. La vicenda delle Tremiti è un capitolo importante di una storia più ampia e complessa: la storia dell'assedio che le società petrolifere stanno stringendo nei confronti dell'Adriatico. Se si vuol compiere un salto di qualità nelle iniziative che si stanno promuovendo per scongiurare che le trivelle petrolifere vadano a scavare troppo vicino a Tremiti, bisogna partire da questo dato. 

Ma nel mondo-villaggio, si comunica veramente?

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Tra la casella di posta elettronica che uso per il lavoro, quella che utilizzo per la mia attività giornalistica e quella privata, che raccoglie anche messaggi e notifiche da Facebook, ricevo un’ottantina di mail al giorno. Nella maggior parte dei casi, il messaggio non si limita al solo testo, ma rinvia ad uno o più collegamenti: alla foto o alla nota in cui qualcuno ti ha, come s’usa dire, “taggato”, all’evento cui sei stato invitato, agli interventi alla discussione cui sei intervenuto. Anche a voler calcolare un paio di minuti per ogni mail, a volerle leggere tutte se ne andrebbero quasi tre ore. Al netto dell’altro tempo da investire nella lettura dei sempre più invasivi e pervasivi sms che, diversamente dalle mail presuppongono una lettura immediata: se l’sms non era urgente, perché te l’avrebbero mandato? Aggiungiamoci il tempo dedicato a rispondere alle telefonate che giungono sul telefono fisso e sull’asfissiante cellulare (ho fatto i conti, un'altra cinquantina al gior

Se i cattolici discutono su Facebook...

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Nel dibattito culturale sempre più asfittico che caratterizza il capoluogo dauno, va registrata anche la pressoché totale assenza di iniziative per ricordare il cinquantesimo anniversario del Concilio Ecumenico II. Questo silenzio è specchio dei tempi: mezzo secolo fa, ben altra atmosfera si respirava a Foggia, sia sul versante della comunità laica, sia su quello della Chiesa. Come in altre occasioni, però, a supplire all'assenza di iniziative pubbliche ci pensano i social network. Facebook ha ospitato, in questi giorni, un vivace quanto appassionato dibattito, ad iniziativa di Savino Russo, in passato Responsabile Diocesano di giovani dell'Azione Cattolica. Le riflessioni collettive suscitate dalla nota di Savino sono tra l'altro la conferma che Facebook non serve solo a… cazzeggiare ma anche ad affrontare questioni serie, e contribuisce sempre di più a creare l'opinione pubblica. Anche se si tratta di una opinione pubblica sempre più disorientata.  Com'è n

Sorpresa: si riaprono i giochi per l'authority alimentare

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Nessuno parla più dell’authority per la sicurezza alimentare, che tante speranze aveva acceso qualche anno fa. Il parlamento la istituì formalmente (quando alla presidenza del consiglio dei ministri c’era Romano Prodi) , e decise di localizzarla a Foggia, ponendo fine ad un lungo tira e molla tra le diverse città (Torino, Palermo, Verona e la stessa Parma, che già ospita l’agenzia europea per la sicurezza alimentare) che avevano avanzato la loro candidatura. Il decollo di quello che sarebbe stato il primo organismo nazionale con sede a Foggia sembrava veramente dietro l’angolo. Il parlamento aveva anche stanziato i soldi necessari per l’insediamento e l’avvio delle attività. Poi la doccia fredda. Forse a causa della mai sopita ostilità della Lega Nord alla scelta del vecchio parlamento, che aveva preferito Foggia a Verona, l’agenzia nazionale per la sicurezza alimentare finisce in un elenco di enti inutili, da sopprimere, senza che il parlamento sia messo neanche nelle co

Una grande opportunità per l’aeroporto di Foggia e il porto di Manfredonia / Nasce la macroregione adriatica-ionica

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In Puglia se ne parla poco, ed in Capitanata ancora meno. Eppure potrebbe rappresentare una nuova frontiera di futuro e schiudere nuovi orizzonti di sviluppo la macroregione adriatico-ionica che vedrà la luce nel 2014. Eppure la Puglia è più che mai dentro questo progetto, e ancora di più la provincia di Foggia, che ne rappresenta la parte più settentrionale e dunque anche più baricentrica rispetto alla macroregione che va delineandosi. Come mai dunque se ne parla poco, a fronte del protagonismo di altre regioni interessate, come il Friuli Venezia Giulia che ha promosso nelle sedi comunitarie l'attività di lobby che ha avviato il progetto, o come le Marche, che qualche mese fa hanno ospitato il forum delle regioni interessate e il cui governatore, Gian Mario Spacca, non fa mistero delle sue ambizioni a guidare la macroregione, la cui presidenza dovrebbe toccare all’Italia? Il “ritardo di metabolizzazione” da parte delle istituzioni regionali e locali è probabilmente dovuto al f

La Provincia utile e necessaria / Maria Schinaia

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Le politiche culturali hanno conquistato sempre più diritto di cittadinanza nel bilancio della Provincia e degli Enti Locali. Anche in Capitanata, si può ormai parlare di una politica culturale delle autonomie locali, nonostante che la stretta imposta alla finanza locale abbia considerevolmente ridotti gli investimenti culturali. Ma il dato di fatto è che - bene o male - una politica culturale esiste. A dirlo così sembra una banalità, ma solo fino a qualche anno fa, sottrarre una lira alle cosiddette "spese d'istituto” degli enti locali, per devolverla ad obiettivi culturali sembrava un’eresia, una profanazione ad un’idea di ente locale consacrata a servizi sociali (come se la cultura non lo fosse…) cemento, asfalto e mattone. C’era però, fin da allora, chi osava, e sperava in un futuro diverso. Ogni storia bella ha i suoi pionieri: quelli che riescono a costruire il futuro sognandolo, e non s’arrendono di fronte alle contingenze del presente.

Volpe e Pelusi, due mosche bianche contro il "lassismo ambientale" della città

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Che cos'hanno in comune il Magnifico Rettore dell'Università di Foggia, Giuliano Volpe, ed il presidente del Foggia, Davide Pelusi? A prima vista assai poco, se non il fatto di guidare due strutture che stanno nel cuore dei foggiani, come l'ateneo e la squadra di calcio. C'è invece un altro aspetto a collegare i due personaggi, anche se forse neanche loro lo sanno: sia Volpe che Pelusi sono stati vittime di certi atteggiamenti della tecnostruttura comunale. Il rettore ha puntato il dito di brutto contro i tecnici del Municipio, intervenendo qualche giorno fa all'interessante convegno promosso dalla Fiera di Foggia sul "sistema cultura". Una bella sfida, quella lanciata dal presidente dell'ente fieristico Fedele Cannerozzi, anche se non nuova: l'idea che la cultura possa sprigionare valore aggiunto facendo sistema. Solo che per fare sistema occorre che tutte le componenti cooperino. Prima di tutto facendo il loro dovere. L'Università h

Nella Puglia "tripolare", la Capitanata deve contare di più

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La geografia della Puglia sta per essere sconvolta, per effetto del provvedimento del governo Monti che intende tagliare drasticamente il numero delle Province, che non verranno più soppresse, così come prevedeva il decreto Salva Italia, ma pesantemente ridotte di numero. Per quel che riguarda il Tacco dello Stivale, si dimezzeranno, passando dalle attuali 6 a 3 soltanto. In che modo, è ancora tutto da vedere. Non si tratta, infatti, soltanto di ridisegnare i confini amministrativi delle circoscrizioni provinciali, operazione che comunque influenzerà non soltanto le amministrazioni provinciali, ma anche tante altre istituzioni modellate su base provinciale (basti pensare alle prefetture ed alle Asl). In ballo c’è lo scacchiere dello sviluppo prossimo venturo, che passerà per altre equilibri. Comunque vadano le cose, la Provincia di Foggia ha fin d’ora di che essere soddisfatta, anche perché i numeri (ed i requisiti posti dal Governo per la sopravvivenza delle Province) giocano decisa

Una petizione on line per salvare il Centro di Medicina Sociale

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 Non è la prima volta che gli utenti e gli operatori del Centro di Medicina Sociale degli OO.RR. di Foggia sono costretti a difendere con le unghie e con i denti il loro diritto alla sopravvivenza. E’ successo già tante altre volte, nella lunga e gloriosa storia di questo presidio contro i disagi di ogni tipo, una storia che è, in se stessa, un’amara conferma di quanto sia vero l’adagio che vuole che nessuno sia profeta in patria. Le teorie e l’approccio terapeutico senza farmaci ai disagi di cui è stato pioniere e tenace fautore Mariano Loiacono, psichiatra e da sempre direttore del Centro  hanno ottenuto riconoscimenti e benemerenze in mezzo mondo, e spesso il nostro giornale ne ha dato conto. Non sempre, però, il territorio ha avuto nella stessa considerazione l’attività di Loiacono e del suo Centro: basta ricordare il braccio di ferro che – anche in quella occasione – gli operatori e gli utenti hanno dovuto ingaggiare con l’Università, che intimava lo sfratto, essendo

Il degrado urbano: ma siamo foggiani o semplicemente indigeni?

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Foggia è sporca. Come non lo è mai stata. Questa città sporca e triste, così come il fallimento ed il declino irreversibile di quell’azienda per la pulizia e l’igiene della città che una volta ne era un fiore all’occhiello, sono il paradigma di un declino più complessivo, di un degrado che è ormai una deriva. Ma le responsabilità sono soltanto della classe dirigente? Winston Churchill affermava che ogni popolo ha il governo che si merita. Il che significa che si vince o si perde tutti insieme. Ed è proprio questa dimensione collettiva che è una città, questa capacità di stare insieme da cittadini, che pare essere in declino. Città e civiltà hanno la stessa radice lessicale: una città dovrebbe essere civile, per il semplice fatto di essere tale. Lo è la nostra città? Foggia è in crisi, d’accordo. Il Comune è sull’orlo del lastrico. Ma le responsabilità sono anche di noi cittadini, che non siamo cittadini fino in fondo: a questo punto sarebbe forse meglio chiamarci abitanti, residen

Primarie Pd, tra bersaniani e renziani è già polemica

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Si è accesa subito la campagna elettorale per le primarie del centrosinistra. E’ stato sufficiente che alla manifestazione di domenica scorsa con Matteo Renzi si rilevasse la presenza di qualche esponente di centrodestra per scatenare il putiferio. A dire tutta la verità non che di politici di professione se ne siano visti molti: potevano contarsi sulle dita di una mano. La stragrande maggioranza dei presenti era composta da persone che mai prima aveva partecipato a manifestazioni politiche. La pietra dello scandalo è rappresentata da Gianni De Rosa, consigliere comunale del Pdl. I bersaniani hanno colto la palla al balzo, aprendo così una campagna elettorale che - se i buon giorno si vede dal mattino - non sarà priva di veleni. Raffaele Piemontese, Presidente del Consiglio Comunale di Foggia ed ex segretario cittadino della Quercia e Aldo Ragni, presidente della direzione provinciale del Partito Democratico hanno inviato a Matteo Renzi una lettera aperta, il cui titolo è già tut

Fondi comunitari e Capitanata, l'accorata riflessione di Giovanni Dello Iacovo

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Da tempo a Foggia e in Capitanata non si parla di sviluppo o, almeno, i temi dello sviluppo non tornano al centro del confronto politico e culturale. Perciò è confortante l’interesse suscitato dagli articoli che sto   dedicando sul blog alla utilizzazione dei fondi comunitari a Foggia e in provincia di Foggia. Le cifre certificano che si tratta, probabilmente del problema più importante da affrontare. Ma – questo il dramma – non vi è la necessario consapevolezza. Riepiloghiamo: la Capitanata rischia di perdere un miliardo e mezzo di euro se entro poche settimane non verranno cantierizzati gli interventi finanziati dall’Unione Europea. Come si rileva dal sito Opencoesione , promosso dal Ministero per la Coesione Economica, i progetti finanziati in Capitanata dall'Unione Europea sono 5.557. Non tutti attivi, però. L'investimento comunitario complessivo ammonta a ben un miliardo e mezzo di euro.  Ma si tratta di danaro pubblico che potrebbe restare virtuale, se i progetti

La Provincia utile e necessaria / Franz Kuntze

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Il ridimensionamento della Provincia sarà un ulteriore schiaffo per la Capitanata: una terra che per la sua varietà, per la grandezza e la complessità del suo territorio ha bisogno di un autorevole ed efficiente ente intermedio. Sono purtroppo considerazioni che lasciano il tempo che trovano, in tempi di opinionisti a buon mercato che hanno deciso che la Provincia sia un ente inutile, in tempi di crisi economica generale ed in tempi di governi tecnici più bravi ad affrontare i problemi delle banche che non quelli dei territori e della gente. Non ci resta che ricordare, affidarci alla memoria. Da oggi, e nei prossimi giorni pubblicherò articoli che ricordano gli amministratori che hanno fatto grande la Provincia di Foggia. Il primo medaglione è dedicato a Francesco "Franz" Kuntze. L'articolo è in realtà l'introduzione agli atti di un convegno che l'amministrazione dedicò al suo compianto presidente, qualche anno dopo la sua morte.

Matteo Renzi a Foggia: più keynesiano che liberista

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La prima volta di Matteo Renzi a Foggia è gaia e festosa, come da tempo non succedeva di vedere in una manifestazione politica cittadina. Incassata la deroga allo statuto del Partito Democratico, davanti ad una platea affollatissima, all’Hotel Cicolella, il rottamatore abbassa i toni e preferisce dedicare la maggior parte del suo intervento ai temi programmatici, che hanno una centralità definita: la famiglia, la persona. Più che liberista, il sindaco di Firenze appare keynesiano quando indica nel crollo dei consumi la causa principale sia della crisi dell’economia che del peggioramento della qualità della vita.

Ecco come e perché la Capitanata non riesce a spendere un miliardo e mezzo di fondi comunitari

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Sono 5.557 i progetti finanziati in Capitanata dall'Unione Europea. Non tutti attivi, però. L'investimento comunitario complessivo ammonta a ben un miliardo e mezzo di euro.  Ma si tratta di danaro pubblico che potrebbe restare virtuale, se i progetti non si tradurranno in cantieri. La media pro-capite è alta, tra le più alte delle province meridionale. Facendo un po' di calcoli, è come se l'Unione Europea avesse elargito ad ogni abitante della provincia di Foggia 2.295 euro. Il problema è che i pagamenti effettivi - ovvero i finanziamenti che sono stati concretamente erogati, perché le opere o gli interventi sono stati cantierizzati, sono di gran lunga inferiori: soltanto 339,4 milioni di euro, poco più del 20 per cento. Sono queste la cifre che si ricavano dal sito Opencoesione , lodevole iniziativa del Ministro per la coesione economica, Fabrizio Barca, che è riuscito a mettere on line un capillare monitoraggio di tutti i progetti in itinere sostenuti d

Di Vittorio, Menichella e lo specchio infranto della memoria

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Secondo la tradizione filosofica indiana, lo specchio è se stesso solo quando è vuoto. Però lo specchio è anche uno strumento indispensabile di identificazione: ci riconosciamo “noi” guardandoci nell’immagine riflessa allo specchio. A pensarci bene, siamo “noi” soltanto perché ci guardiamo allo specchio.Lo specchio è necessario sia per la nostra identità di individui, che per quella collettiva.  Per la percezione del sè individuale, è sufficiente lo specchio in cui ci guardiamo ogni mattina, in bagno o in camera da letto. Le cose si complicano nella dimensione collettiva: lo “specchio” che permette ad una comunità di riconoscersi, di identificarsi, è la cultura. Una comunità culturalmente povera è come un individuo senza specchio, che non può vedere se stesso: fa fatica a riconoscersi, ad affermare la propria identità. Non è dunque vero che la cultura sia qualcosa di astratto ed intangibile: è uno strumento necessario per l'oggi e per il domani; tanto più efficace quanto più

Finanziamenti Ue, ecco come la Capitanata potrebbe perdere un miliardo e mezzo

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Si sente spesso dire che la questione meridionale è scomparsa da tempo dall'agenda del Governo nazionale, ed è sotto molti aspetti vero, almeno per quanto riguarda il dibattito meridionalistico, da molti anni ridotto a polemica da ballatoio.  La crisi economica e la necessità di ridurre la spesa pubblica rilanciano, invece, la necessità di ripensare il meridionalismo e con esso la questione meridionale, che non è stata risolta e si pone oggi più o meno negli stessi termini di un secolo e mezzo fa. Tra il Mezzogiorno ed il Centro-Nord persiste un divario economico, sociale e culturale che impedisce l'autentica integrazione delle diverse aree del Paese. Ad essere cambiato, e moltissimo, è però il contesto della questione meridionale, che riguarda ormai solo marginalmente il rapporto tra il Mezzogiorno ed il resto d'Italia (e di conseguenza non riguarda più soltanto la più o meno concreta volontà della classe dirigente di rimuovere le cause che producono il divario). L

Il testo della sentenza del Tar Lazio che dice no alle trivellazioni alle Tremiti

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla Regione Puglia contro l'autorizzazione concessa alla Petrolceltic dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dal Ministero dello Sviluppo Economico per le trivellazioni nel mare delle Tremiti. Ecco, di seguito, il testo integrale della sentenza.