Una grande opportunità per l’aeroporto di Foggia e il porto di Manfredonia / Nasce la macroregione adriatica-ionica


In Puglia se ne parla poco, ed in Capitanata ancora meno. Eppure potrebbe rappresentare una nuova frontiera di futuro e schiudere nuovi orizzonti di sviluppo la macroregione adriatico-ionica che vedrà la luce nel 2014. Eppure la Puglia è più che mai dentro questo progetto, e ancora di più la provincia di Foggia, che ne rappresenta la parte più settentrionale e dunque anche più baricentrica rispetto alla macroregione che va delineandosi.
Come mai dunque se ne parla poco, a fronte del protagonismo di altre regioni interessate, come il Friuli Venezia Giulia che ha promosso nelle sedi comunitarie l'attività di lobby che ha avviato il progetto, o come le Marche, che qualche mese fa hanno ospitato il forum delle regioni interessate e il cui governatore, Gian Mario Spacca, non fa mistero delle sue ambizioni a guidare la macroregione, la cui presidenza dovrebbe toccare all’Italia? Il “ritardo di metabolizzazione” da parte delle istituzioni regionali e locali è probabilmente dovuto al fatto che si tratta di un progetto comunitario, e c’è sempre una certa difficoltà quando occorre farsi trovare pronti agli appuntamenti con l’Europa.

Ma questa volta l’occasione è ghiotta, tanto più che più o meno un anno fa,  il Comitato delle Regioni (CdR) ha approvato a Bruxelles il parere "Cooperazione nel bacino del Mediterraneo attraverso la Macroregione Adriatico-Ionica", dando seguito al processo di riconoscimento istituzionale della Macroregione già avviato con il pronunciamento favorevole da parte del Consiglio europeo nel giugno dello scorso anno.
Si è trattato del primo atto ufficiale di una Istituzione europea per la definizione formale di questo nuovo strumento comunitario. La Macroregione Adriatico Ionica si avvia ad essere la terza in Europa, dopo il Baltico e il Danubio e coinvolgerà diversi Paesi: Croazia, Albania, Slovenia, Bosnia Herzegovina, Serbia, Montenegro, Grecia e diverse regioni italiane: un territorio di 60milioni di persone e di 450mila chilometri quadrati, escluse le superfici marine, con il primo mare interno interamente europeo che bagna 3 paesi membri, 2 candidati e 3 potenziali candidati contribuirà alla piena integrazione dell'area balcanica, creando le opportunità per uno sviluppo sostenibile in grado di favorire lo scambio di idee, persone, merci e servizi.
La cooperazione prevista è di tipo interregionale e transnazionale, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo e la stabilità dei Paesi che si affacciano sul mare Adriatico-Ionico, consolidare l'integrazione europea, la cooperazione economica e sviluppare una governance comune su tematiche quali l’ambiente, l’energia, i trasporti, lo sviluppo rurale e il turismo.
L’Unione Europea ha dato chiaro segnali della sua volontà di sostenere e dare priorità alle macroregioni, che vengono definite come “un modello innovativo di sviluppo territoriale”. Tanto per fare un esempio, a favore della macroregione danubiana sono stati stanziati 121 milioni di euro.
Basta l’elenco dei temi che vedranno impegnata la macroregione e le regioni partner per capire quanto importante sia la posta in palio per la provincia di Foggia che rappresenta il cuore naturale dell’aggregazione che va profilandosi, visto anche che grazie al promontorio garganico si protende nel bel mezzo dell’Adriatico. Il 2014 è tra l’altro, l’anno in cui comincerà il nuovo settennio comunitario: la progettualità a venire (che va messa a punto fin da oggi, per non arrivare tardi come al solito) dovrà necessariamente ispirarsi ai nuovi scenari disegnati dalla ipotesi della macroregione.
Il progetto rappresenta una straordinaria opportunità per l’aeroporto di Foggia ed il porto “alti fondali” di Manfredonia, che verrebbero l’uno e l’altro a trovarsi in una posizione strategica rispetto alla costituenda macroregione. Paradossalmente, dopo tante polemiche e tanti veleni per il futuro del Lisa potrebbe profilarsi proprio la prospettiva preconizzata qualche anno fa dal governatore regionale pugliese, Nichi Vendola, che indicò la vocazione dello scalo aeroportuale foggiano nel sua essere “testa di ponte” verso i Balcani.

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