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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

Odio Foggia perché la amo

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Tutto puoi dire su quelli del gruppo di facebook “Odio Foggia”, ma non che non abbiano stimolato una discussione (seria) sul modo d’essere della nostra città. Come si sa, odio ed amore non sono sentimenti opposti, né estremi: a volte s’intrecciano. E invece mi pare che il problema più grande, della nostra amata ed odiata città, stia proprio al di là dell’amore e dell’odio,  e sia l’indifferenza, il grigiore, il torpore, il farsi i fatti propri ora e sempre, senza comprendere che esiste una dimensione collettiva, che il futuro di una città non è soltanto quello disegnato da chi la governa, ma anche da chi ci vive. Tanto per restare nel pianeta del social network, sapete che ancor più numeroso del gruppo “Odio Foggia” è il gruppo “Odio il Foggia”, costituito, sentite un po’, da taluni juventini locali che ritengono che “Ill Foggia è la squadra più scarsa di tutto il mondo, e non si possono paragonare un giocatore juventino a uno del Foggia” concludendo che “comunque, forza Juventus”?

Franco Marasca, dieci anni dopo: un percorso che continua

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Sono dieci anni che non c'è più Franco Marasca, l'indimenticabile fondatore de Il Rosone e dell'omonima casa editrice, ed è difficile crederci, ché sembra soltanto ieri che mi compariva davanti, discreto e sorridente, per sfornare dalla borsa la copia ancora fresca di stampa de Il Rosone o de Il Provinciale .  Non saprei dire come l’ho conosciuto, né chi ci abbia presentati l’un l’altro, come s’addice a quelle amicizie remote e profondamente condivise. Certamente furono le comuni frequentazioni troiane: forse il sogno del museo civico pazientemente allestito da quell’altra indimenticabile persona che fu Vincenzo Bambacigno, alla cui inaugurazione il Rosone dedicò un numero da collezione. Né saprei ricordare quante volte le nostre strade si sono incrociate. Io con La Refola , lui con i suoi periodici, esploravamo indefessamente le tipografie del capoluogo, sempre alla ricerca del miglior rapporto qualità prezzo, e fatalmente si finiva assieme, a respirare lo stesso

I protagonisti di Viscardo di Manfredonia

Personaggi Viscardo Alderani, Conte di Manfredonia Roberto Viscardo, Conte di Manfredonia, suo padre Leonida de Marchesi Capuano, sua madre Raimondo Della Scala, Barone di Monte Sant’Angelo Eleonora Grimalda, sua moglie Gabriella, sua figlia Elena, ancella di Eleonora Fra Dionigi da Taranto, confessore della famiglia Della Scala Ugo di Rocciglione, Duca di San Giovanni Rotondo Maria Cavaniglia, sua moglie Margherita Cavaniglia, madre di Maria e feudataria di San Giovanni Rotondo Arcivescovo di Manfredonia, confessore di Maria Cavaniglia Caino da Monteforte, bandito e bravo Confessore di Gabriella Alì Pascià, condottiero turco Margherita, popolana di San Giovanni Rotondo Cefalo, suo marito Lotto Chitarra, frequentatore di osteria Compare Basilisco, frequentatore di osteria

L'ottantesimo anniversario della nascita di Fernando Di Leo

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Se la morte non l'avesse colto prematuramente, Fernando Di Leo avrebbe compiuto oggi 80 anni, e chissà cosa penserebbe del rinascimento cinematografico di cui la sua terra, la  Puglia, è protagonista da alcuni anni. Certo né la Puglia né Foggia né la Bat si sono ricordate granché di questo anniversario, nonostante il rapporto specialissimo che legò Di Leo a questi territori, e soprattutto al capoluogo dauno. Nacque a San Ferdinando di Puglia e fece fortuna, come molti altri intellettuali dell'epoca, tra Roma e Milano. Le biografie lo raccontano come uno splendido artigiano del cinema, e la definizione è più azzeccata che mai, svelando la motivazione più profonda di quel miracolo che ha reso il cinema italiano famoso in tutto il mondo,

2011 addio, senza rimpianti

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Si è (finalmente) concluso, per Foggia e la sua provincia, un anno difficile. Forse il più difficile del terzo millennio. La crisi è diventata più acuta: la gravità della situazione è simboleggiata dall'ultimo posto raggiunto dalla Capitanata nella classifica annuale della qualità della vita compilata dal Sole 24 Ore, che ci ha visti perdere un'altra posizione rispetto all'anno precedente, facendoci conquistare la maglia nera. Ad aggravare la crisi hanno contribuito due fenomeni: l'appesantirsi dei fattori economici, divenuti ormai endemici, che l'avevano innescata,. e la mancanza di slancio, cioè il mancato venire al pettine di progetti o iniziative, pubbliche e non, che avrebbero potuto dare ossigeno, indurre all'ottimismo. Sullo sfondo c'è l'esaurimento, ormai tangibile, della spinta che tra la fine del vecchio millennio e l'inizio del nuovo aveva dato la cosiddetta stagione della concertazione, che aveva visto il territorio intercettare nume