La bellezza sprigiona identità se è condivisa. E partecipata.
Raramente un articolo ha suscitato tanti appassionati commenti com’è riuscito a fare Foggia e i suoi segreti di Ella Baffoni (se non l’avete letto, trovate qui la mia recensione e qui il reportage della giornalista del Manifesto e dell’ Unità ). Il fatto è che la scrittura di Ella trasuda un pathos, una partecipazione, che non t’aspetti dall’inviato speciale "convenzionale". E, in effetti, Ella Baffoni non lo è: lo sguardo speciale con cui racconta la nostra terra trae origine da un punto di vista che non è quello tipicamente distaccato del giornalista. Quest’assenza di distacco, questo prender parte si coglie da un po’ tutte le cose che scrive: vi consiglio, in proposito, di leggere il suo blog . A svelarmi l’origine del rapporto particolare che lega la brava giornalista al Tavoliere e alla Capitanata è stato Antonio Fortarezza , amico di vecchia data di Lettere Meridiane, nonché autore della bella immagina che illustra questo post. Credo non me ne vorrà se rendo pub