Lello Vecchiarino: "Giornalismo soppiantato dall'opinionismo"
Nella discussione avviata da Maurizio De Tullio e proseguita da Enrico Ciccarelli interviene un giornalista di lungo corso, come Lello Vecchiarino, inviato speciale de La Gazzetta del Mezzogiorno, nonché scrittore e attento osservatore del mondo dell'informazione. Ecco quanto scrive a commento della nota di Ciccarelli. Quanti volessero leggere i due precedenti interventi, possono farlo cliccando sui collegamenti sotto al nome dei rispettivi autori.
Ho sempre pensato che l'acquisto quotidiano di un giornale sia per il lettore un atto di fede, ma quando i sacerdoti della notizia offrono un prodotto sciatto, scontato, infarcito di luoghi comuni con notizie e spunti di riflessioni già offerti ore prima da Internet, allora sì che la perdurante crisi economica si salda inesorabilmente con quella del giornalismo. Lì'improvvisazione, poi, fa il resto: insieme alla disattenzione di un Ordine più attento a incassare quote di iscrizione che a verificare sul campo talenti e professionalità. Un esempio: ai miei tempi, per avere una notizia, mettiamo, dai carabinieri si dovevano sudare le proverbiali sette camice; ora te la offrono con tanto di filmato e didascalie e foto. Il che fa il paio col malvezzo dei comunicati passati in maniera acritica, senza un minimo di indagine. A me piace sperare in u soprassalto di amore per questo mestiere, che resta sempre il più bello del mondo. Poi, non so.
Lello Vecchiarino
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Devo riconoscere ad Enrico una certa dimestichezza nel monitorare, e non
soltanto in questa occasione, la dinamica della stampa locale e dei
suoi protagonisti. Ed é anche indubbio che ci sia stato, da qualche anno
a questa parte, e pure in presenza di un certo proliferare di organi di
informazione, una pericolosa omologazione verso il basso della
produzione giornalistica. Il fatto é che non c'é più scuola, e nessun
cronista degno di tale nome é disposto a sacrificarsi per insegnare ai
"biondini" (così si chiamavano un tempo, nei grandi quotidiani, i
ragazzi alle prime armi) i trucchi del mestiere. E si leggono pezzi di
cronaca come scritti dal maresciallo di turno, inchieste con
insopportabili colature di sociologia d'accatto; opinioni a go-go, tanto
che speso mi assale il sospetto che non esista più il giornalismo, ma
l'opinionismo.Ho sempre pensato che l'acquisto quotidiano di un giornale sia per il lettore un atto di fede, ma quando i sacerdoti della notizia offrono un prodotto sciatto, scontato, infarcito di luoghi comuni con notizie e spunti di riflessioni già offerti ore prima da Internet, allora sì che la perdurante crisi economica si salda inesorabilmente con quella del giornalismo. Lì'improvvisazione, poi, fa il resto: insieme alla disattenzione di un Ordine più attento a incassare quote di iscrizione che a verificare sul campo talenti e professionalità. Un esempio: ai miei tempi, per avere una notizia, mettiamo, dai carabinieri si dovevano sudare le proverbiali sette camice; ora te la offrono con tanto di filmato e didascalie e foto. Il che fa il paio col malvezzo dei comunicati passati in maniera acritica, senza un minimo di indagine. A me piace sperare in u soprassalto di amore per questo mestiere, che resta sempre il più bello del mondo. Poi, non so.
Lello Vecchiarino
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