La storia dimenticata: Maria De Nittis
Maria De Nittis |
Il dato è frutto di una stima, probabilmente per difetto, perché successivi accertamenti hanno concluso che non tutti i caduti erano stati effettivamente conteggiati nei dati ufficiali governativi.
Le recenti celebrazioni del centenario della “Vittoria” hanno riconosciuto le dimensioni e la portata di questa immane tragedia, voluta proprio da un dauno, il presidente del Consiglio Antonio Salandra, originario di Troia.
È dunque il caso di ricordare e di esaltare anche quanti si sono adoperati per alleviare la sofferenza, il dolore, la miseria che fecero da pendant a tutte le guerre, a cominciare dal ruolo svolto dalle donne.
Le donne foggiane e pugliesi ebbero una funzione importante, come viene ricordato ne L’almanacco italiano del 1917. La pubblicazione (che potete scaricare integralmente qui) era un supplemento del giornale Il popolo romano, e veniva offerta in omaggio agli abbonati.
Secondo quanto vi si legge, il movimento femminista sarebbe nato proprio in questa drammatica stagione.
In un ampio capitolo intitolato Un anno di femminismo (il sommario: l’Italia ha dato alla guerra un forte e generoso contributo di energie femminili) si trovano riferimenti precisi all’impegno delle donne meridionali, tra le quali le pugliesi furono protagoniste: “l’opera di assistenza femminile per la guerra si affermò in modo veramente insperato nel mezzogiorno, ove si crede la donna schiava di falsi e ipocriti preconcetti antiquati. Bari, Lecce, Trani, Foggia, Catania, Siracusa, istituirono corsi d'infermiere e comitati di soccorso che tutti funzionarono con regolarità perfetta. La guerra distrusse quel torpore un po' scettico nel quale si era cullata fin qui la donna meridionale e ne rivelò le straordinarie attitudini di ordine e di energia.”
Il redattore conclude la sua analisi domandandosi se, dopo essersi comportate in modo così benemerito, le donne non intendessero rivendicare il proprio diritto di voto, che venne loro riconosciuto, ma soltanto decenni dopo.
A Foggia operò una giovane donna, Maria De Nittis, che si distinse per le sue azioni a favore di quanti la guerra aveva ferito, o reso orfano e ridotto in condizioni di estrema povertà. Fervente cattolica, fondò l’Albergo dei Piccoli, istituzione caritatevole, che accoglieva gli orfanelli di guerra.
I bambini erano al centro del suo impegno, Maria era solita organizzare festicciole a favore dei minori poveri, in occasione delle feste. Diresse inoltre l’Ufficio Notizie, che era un’istituzione civile preposta a dare informazioni ai congiunti dei soldati che si trovavano al fronte. Per questa sua attività, venne insignita di una medaglia d’argento di benemerenza, dalla presidente dell’Ufficio Centrale, che si trovava a Bologna.
Morì giovane, colta dall’epidemia di febbre spagnola che colpì con particolare virulenza la Capitanata. Come ricorda Francesco Barbato in un articolo comparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno, “in provincia di Foggia furono migliaia le persone contagiate dal morbo (che in tutta Italia fece 600.000 vittime) e che morirono.”
La scomparsa della giovane donna destò viva sensazione in città. Il sindaco Vaccarella, che presiedeva il Comitato di Organizzazione Civile di cui Maria era stata una delle più attive componenti, fece affiggere un accorato manifesto: “È vivo e recente in tutti noi il ricordo dell'opera di Lei, prestata a favore del Comitato di Organizzazione Civile e nello interesse di quanti avevano bisogno di una parola buona, di un aiuto pecuniario: opera, che risvegliava la nostra ammirazione per lo zelo, l'amore, la pietà con cui veniva svolta. Martire della sua stessa bontà, che non l'arrestava dinanzi ad alcun sacrificio personale, sempre prima in ogni attività di bene, schiva di lodi e sollecita solo a meglio oprare, la grande Benefattrice, dall'anima squisita e dal cuore pronto, è morta e noi la piangiamo tristi e smarriti per la sua scomparsa. Assolviamo il debito di gratitudine che abbiamo verso di Lei e circondiamo il suo feretro della nostra venerazione.”
Carlo Alberti, redattore del giornale cittadino “Lampo” si spinse ancora oltre, nel tessere l’elogio della scomparsa: “Il giorno 20 del corrente mese moriva una santa, Maria De Nittis fu Salvatore. Concepita la missione della vita del più sublime significato, la concezione consacrò col sagrificio di sè nella pietà e nell' assistenza pel simile. Nella diuturna opera faticosa, continua, senza dubbio era sorretta da potere divino. Mai ella manifestò stanchezza a sera, mai non sorrise al bisognoso che le chiedeva soccorso. Stanca, estenuata, soccorreva e sorrideva pel dovere che compiva. Fu una vera santa.”
Le sue spoglie mortali riposano al Cimitero di Foggia nella tomba di famiglia che la stessa Maria aveva fatto edificare per onorare la memoria di suo padre Salvatore, dalla caratteristica pianta ottagonale, che ancora oggi costituisce una delle tombe più belle del camposanto.
Purtroppo come spesso accade a Foggia di questa grande donna non resta memoria. Non c’è neanche una strada che la ricordi (la traversa di corso Cairoli che si chiama via De Nittis risale all’Ottocento, e dunque preesisteva), non si ha traccia della lapide che il Comitato di Organizzazione Civile decise di murare sulla facciata del palazzo in cui la giovane donna aveva prestato la sua opera.
Di lei restano una biografia, scritta da Virgilio Guarducci e un’interessante ricerca scolastica, realizzata dagli alunni della V E/F dell’8° Circolo Didattico San Pio X di Foggia (anno scolastico 2003-2004) e coordinata dalla bibliotecaria dell’istituto, Rita Scolaro.
La pubblicazione è disponibile su Reciproca, la rete civica della Provincia di Foggia grazie ad Antonio De Cosmo, già funzionario della Biblioteca Provinciale e fondatore della rete (www.reciproca.it). Potete scaricare la pubblicazione in pdf, cliccando qui.
“Ciò che ci ha colpito - scrivevano i diligenti scolari, che saranno ormai tutti laureati o quasi… - è stata la scarsa conoscenza dei nostri studiosi odierni su questa donna che tanto bene operò e che persone come Mons.Cavotta, il Sindaco Vaccarella, il Provveditore agli Studi, Cav. Paolo Roseti e altri decantarono.”
Quanto è vero…
G.I.
Commenti