Susanna Camusso: "No al federalismo egoista, accrescerebbe il divario Nord-Sud"

Come spesso succede quando si parla del Mezzogiorno e del divario con il Nord, della notizia si è parlato poco. Tra le righe di qualche agenzia più attenta a questi temi (nella fattispecie, l’agenzia DIRE). Però per la prima volta un leader di primo piano del mondo politico e sindacale ha rotto l’assordante silenzio che sta circondando il percorso dell’autonomia differenziata, invocata da alcune Regioni settentrionali.
A parlarne, per esprimere la preoccupazione del sindacato, è stata la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. Nel suo intervento agli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil, dopo aver rilevato che “il processo di federalismo differenziato sta andando avanti con tempi molto celeri”, la dirigente sindacale ha detto senza mezzi termini che "questo cambierà sostanzialmente la Costituzione, le risorse, gli investimenti e allargherà il divario”.
Qualche settimana fa, la Camusso aveva espresso le sue perplessità in un convegno organizzato dalla Cgil del Friuli Venezia Giulia, sostenendo che “il federalismo non può essere qualcosa che alimenta e allarga le diseguaglianze: i diritti e le tutele fondamentali, dalla salute alla scuola, devono essere gli stessi in tutto il Paese".
La segretaria è stata anche tra i firmatari dell’appello lanciato dall’economista Gianfranco Viesti e dallo scrittore Pino Aprile, sottoscritto da oltre 13.000 tra docenti, intellettuali, esponenti della società civile, europarlamentari e deputati, per sollecitare un approfondito esame in Parlamento delle proposte autonomistiche depositate dalle Regioni Veneto e Lombardia.
A preoccupare i firmatari dell’appello non è solo il merito delle proposte (le Regioni chiedono la delega di funzioni e servizi di nevralgica importanza come la sanità e l’istruzione), ma anche il metodo con cui si vorrebbero calcolare le risorse da trasferire dallo Stato alle Regioni, che vorrebbero di utilizzare non solo la “spesa storica” (già fortemente sbilanciata e penalizzante per il Sud) ma anche parte del residuo fiscale, ovvero delle tasse pagate dai cittadini lombardi e veneti, che verrebbero così sottratte alla fiscalità generale. Non a caso Viesti ha definito la proposta lombardo-veneta come "secessione dei ricchi".
La prospettiva è quella di ospedali, strutture e servizi sanitari, scuole a due velocità, con servizi erogati ai cittadini delle regioni meridionali sempre più precari e di bassa qualità.
Il peggio è che il processo sta andando avanti senza che vi sia stato fino ad oggi un adeguato e approfondito confronto nelle sedi istituzionali e politiche. Se non ci fosse stato l’appello di Viesti e Aprile (che potete sottoscrivere a questa pagina web) ad innalzare la soglia dell’attenzione, non se ne sarebbe parlato affatto.
La presa di posizione di Susanna Camusso è dunque importante perché pone anche nell’agenda sindacale il problema di una maggiore attenzione ai problemi del Mezzogiorno. Il “Laboratorio Sud” della Cgil, che celebrerà il suo prossimo congresso nazionale a Bari, avanza tra le altre, una proposta importante per affrontare la questione del divario: la destinazione al Mezzogiorno di una quota del 45% degli investimenti in conto capitale. L’esatto contrario di quanto vorrebbero le regioni ricche del Nord, a guida leghista.

Commenti

Unknown ha detto…
éur con ritardo la Camusso ha capito l'importanza estrema della nostra petizione. Prima ci restituiscano i soldi che il SUD ha dato al processo di unificazione 460 Milioni di Lire oro + Banco di Sicilia) e vi garantisco che valutati oggi sono tantissimi soldi e poi si può ragionare sulla separazione del Veneto (dal 1866), della Lombardia (dal 1859) e dell'Emilia Romagna dal 1860 etc. etc. etc.

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