Puglia spendacciona in farmaci? È una bufala
Il dott. Filippo Anelli |
Le disinvolte e tendenziose interpretazioni dei dati diffusi in questi giorni dall’AIFA (l’agenzia per i farmaci) circa l’overdose di consumi di antinfiammatori ed antibiotici che mettono a dura prova la sanità pugliese sono state decisamente contestate e respinte da Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Bari e dall’inizio dell’anno anche presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Da quando c’è lui al vertice della Fnomceo, la federazione che concentra gli ordini dei medici delle diverse province italiane, ha posto al centro dei suoi impegni la rivendicazione di una sanità più giusta, e di un Servizio Sanitario nazionale più attento ai problemi delle regioni più povere, ovvero il Mezzogiorno.
Anelli è stato ospite del TG Puglia di oggi, ed ha commentato sia i dati sui presunti eccessivi consumi farmaceutici dei pugliesi, sia la prospettiva dell’autonomia differenziata rivendicata da Veneto e Lombardia, che potrebbe portare al trasferimento a queste regioni di competenze nevralgiche, tra cui, appunto la sanità. Sarebbe la fine del Sistema Sanitario Nazionale, è stata la tesi sostenuta dal presidente.
Ma procediamo con ordine, partendo da quanto Filippo Anelli ha detto a proposito dei dati diffusi dall’AIFA: “I dati vanno contestualizzati. La Puglia ha un PIL che è esattamente la metà di quello dell’Emilia Romagna, che ha lo stesso numero di abitanti. Da sempre noi medici ci battiamo affinché in Italia la ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale sia correlata con l’indice di deprivazione, cioè con l’indice di povertà, che è quello che caratterizza la nostra regione.”
La Fnomceo è in prima linea in questa battaglia di civiltà. Aveva tentato di far inserire l’indice di deprivazione in un emendamento al decreto mille proroghe, che non è passato. Ma il nodo resta perché, per quanto possa sembrare paradossale, tra disagio economico e spesa farmaceutica a carico del Servizio Sanitario c’è una correlazione diretta. Anelli ha citato in proposito alcuni dati che inducono alla riflessione: “In Emilia, si spendono 241 milioni in automedicazione, ovvero nell’acquisto privato di tutta una serie di farmaci tra cui quelli antinfiammatori. In Puglia si spendono per automedicazione 100 milioni in meno. Così come, sempre in Emilia, una parte importante di farmaci di fascia A, viene comprata direttamente dai cittadini, per quasi 30 milioni.”
Spese che non gravano dunque sulla sanità pubblica, ma solo grazie alla maggiore ricchezza delle regioni del Nord. Ha dunque ragione Anelli, che conclude: “I dati andrebbero meglio ponderati, e semmai andrebbe fatta una battaglia per parametrare i nostri consumi farmaceutici con l’indice di povertà e con i parametri relativi al PIL delle singole regioni. La Lombardia ha il 30% in meno di ricette rispetto alla Puglia, però ha un PIL molto alto, che consente ai cittadini di andare direttamente in farmacia ed acquistare le medicine, anziché come succede in Puglia recarsi dal medico per farsi prescrivere, per esempio, la cardioaspirina.”
L’ultima parte dell’intervista rilasciata dal dott. Anelli è dedicata alla questione dell’autonomia differenziata rivendicata da alcune regioni (è sui tavoli del governo il provvedimento che interessa Veneto e Lombardia) di cui in questi giorni si sta tanto parlando. Tra le diverse competenze che potrebbero essere trasferite alle regioni “autonomiste” c’è anche la sanità.
Il presidente Anelli non ha dubbi: “Così intesa, l’autonomia frantumerebbe il rapporto di solidarietà che caratterizza il Servizio Sanitario Nazionale, e lascerebbe le regioni più povere, come quelle del Sud, in una situazione drammatica per quanto riguarda la tutela della salute. Se il Veneto dice: io con i miei soldi mi tutelo i miei cittadini, il vincolo di solidarietà che ha sempre retto questo paese verrebbe meno.”
E se lo dice un medico che ha prestato il giuramento di Ippocrate, c’è da prestargli credito…
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