Mio figlio, thriller "in tempo reale" di grande intensità
Un thriller di rara intensità, interpretato magnificamente da Guillame Canet e da Mélanie Laurent. Il consiglio delle settimana di Lettere Meridiane per i cinefili foggiani è Mio Figlio di Christian Carion, in programmazione nel week end alla Sala Farina (via Campanile, proiezioni alle 18.30 e alle 21.00). 84 minuti di pura tensione, frutto di una tecnica di regia assolutamente particolare ed innovativa.
La storia, di per sé, è semplice. Julien è sempre in viaggio per lavoro e la continua assenza da casa ha mandato in frantumi il suo matrimonio. Mentre si trova in Francia, riceve un'inquietante chiamata dalla sua ex moglie, Mathys: il loro bambino di sette anni è scomparso. Si mette allora sulle sue tracce, pronto a percorrere anche il più oscuro dei sentieri pur di salvare suo figlio.
A rendere del tutto originale il film, girato a tempo di record, in soli sei giorni, c’è la particolare tecnica di costruzione utilizzata da Carion: l’attore protagonista non conosceva la sceneggiatura, così come il personaggio che interpretava, da tempo lontano da casa, al suo ritorno apprende delle cose che non sapeva, e scopre gradualmente la verità. Ad aggiungere ancora più tensione c’è stata la scelta di affidare tutto al momento, attraverso riprese che venivano girate praticamente in tempo reale.
Il talento creativo di Guillaume Canet ha fatto il resto, riuscendo a delineare alla perfezione il ritratto di un uomo fuori controllo, un padre spinto ai limiti estremi della violenza: è riuscito a dare vita a un thriller familiare come se ne sono visti pochi.
La scelta di affidarsi all’improvvisazione e alle riprese in tempo reale ha comportato non pochi problemi perché comunque il regista doveva dirigere l’attore protagonista. Si era pensato inizialmente a dotarlo di un auricolare ma, come ricorda Carion, “visto che avevamo dei microfoni wireless il tecnico del suono non ha potuto garantire che avrebbe funzionato. E Guillaume ha detto che non ce l’avrebbe fatta se qualcuno gli parlava nell’orecchio. Così ho deciso che sarei stato ovunque, tutto il tempo! Infatti quando Guillaume sta guidando, il direttore della fotografia è accanto a lui mentre il primo assistente operatore e il tecnico del suono sono dietro. Visto che non c’era spazio per me, io sono rimasto sul camion con un monitor che mi permetteva di seguire la scena.” In pratica, il regista ha parlato con Guillaume Canet solo durante le riprese: “quando eravamo pronti lo chiamavo. E lui mi ha detto: «è assolutamente assurdo per me perché so che siete tutti preparati ma non so a cosa e non so cosa sta per accadere in questo edificio!»
Il risultato è un gran film, da non perdere. Qualcuno ha parlato a proposito di “Mio Figlio” di un nuovo genere: è un film che non ha una storia da sostenere, e che in un certo senso gioca con i codici del thriller e con le regole del plot. Un film dove la sorpresa e la tensione sono sempre dietro l’angolo.
Qui sotto il trailer.
La storia, di per sé, è semplice. Julien è sempre in viaggio per lavoro e la continua assenza da casa ha mandato in frantumi il suo matrimonio. Mentre si trova in Francia, riceve un'inquietante chiamata dalla sua ex moglie, Mathys: il loro bambino di sette anni è scomparso. Si mette allora sulle sue tracce, pronto a percorrere anche il più oscuro dei sentieri pur di salvare suo figlio.
A rendere del tutto originale il film, girato a tempo di record, in soli sei giorni, c’è la particolare tecnica di costruzione utilizzata da Carion: l’attore protagonista non conosceva la sceneggiatura, così come il personaggio che interpretava, da tempo lontano da casa, al suo ritorno apprende delle cose che non sapeva, e scopre gradualmente la verità. Ad aggiungere ancora più tensione c’è stata la scelta di affidare tutto al momento, attraverso riprese che venivano girate praticamente in tempo reale.
Il talento creativo di Guillaume Canet ha fatto il resto, riuscendo a delineare alla perfezione il ritratto di un uomo fuori controllo, un padre spinto ai limiti estremi della violenza: è riuscito a dare vita a un thriller familiare come se ne sono visti pochi.
La scelta di affidarsi all’improvvisazione e alle riprese in tempo reale ha comportato non pochi problemi perché comunque il regista doveva dirigere l’attore protagonista. Si era pensato inizialmente a dotarlo di un auricolare ma, come ricorda Carion, “visto che avevamo dei microfoni wireless il tecnico del suono non ha potuto garantire che avrebbe funzionato. E Guillaume ha detto che non ce l’avrebbe fatta se qualcuno gli parlava nell’orecchio. Così ho deciso che sarei stato ovunque, tutto il tempo! Infatti quando Guillaume sta guidando, il direttore della fotografia è accanto a lui mentre il primo assistente operatore e il tecnico del suono sono dietro. Visto che non c’era spazio per me, io sono rimasto sul camion con un monitor che mi permetteva di seguire la scena.” In pratica, il regista ha parlato con Guillaume Canet solo durante le riprese: “quando eravamo pronti lo chiamavo. E lui mi ha detto: «è assolutamente assurdo per me perché so che siete tutti preparati ma non so a cosa e non so cosa sta per accadere in questo edificio!»
Il risultato è un gran film, da non perdere. Qualcuno ha parlato a proposito di “Mio Figlio” di un nuovo genere: è un film che non ha una storia da sostenere, e che in un certo senso gioca con i codici del thriller e con le regole del plot. Un film dove la sorpresa e la tensione sono sempre dietro l’angolo.
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