Anche "il Mulino" contro il regionalismo differenziato in salsa veneta

Anche il Mulino, prestigiosa rivista di cultura e di politica, prende posizione contro la pericolosa direzione imboccata dal “regionalismo differenziato” propugnato da alcune regioni settentrionali. Lo fa con un interessante articolo dell’economista Gianfranco Viesti, componente del comitato di direzione della rivista, nonché promotore della petizione contro il progetto di “regionalismo differenziato” della Regione Veneto, che sta mobilitando meridionalisti, docenti, intellettuali, esponenti della cittadinanza attiva.
Viesti rileva come la proposta veneta (che potrebbe essere recepita del Governo e trasformata in decreto legge, senza un esame collegiale del Governo e senza un approfondito dibattito parlamentare) stia procedendo nel più sconcertante silenzio (l’emblematico titolo dell’articolo, che potete leggere integralmente qui, è La secessione di cui nessuno parla). Eppure la posta in palio è alta, altissima: in ballo c’è “un profondo cambiamento nell’organizzazione e nel finanziamento di gran parte dei servizi pubblici del Paese, con il decentramento ad alcune regioni tanto di estese competenze quanto di risorse finanziarie assai ingenti (sottratte conseguentemente a tutte le altre).”
Argutamente, l’economista rileva che la Lega ha tutto l’interesse di mantenere un profilo basso sulla questione, nel momento in cui sta cercando di crearsi un serbatoio elettorale proprio nel Sud, che risulterebbe l’area maggiormente colpita dal cambiamento degli assetti istituzionali e delle competenze Stato-Regioni: “una discussione pubblica non le gioverebbe, perché farebbe emergere un consistente travaso di risorse finanziarie a favore di Lombardia e Veneto in particolare, e a danno di tutte le altre.”

“Quel che colpisce - incalza Viesti - è il totale silenzio degli altri partiti. Di quelli di opposizione, in particolare del Partito democratico: evidentemente incapace di prendere una posizione pubblica; segno, anche questo, della profondissima crisi politica e di valori di riferimento che ne sta paralizzando l’azione. E dei 5 Stelle: che pure dalle regioni del Centro Sud che sarebbero pesantemente penalizzate da questo processo hanno tratto una parte decisiva del loro consenso. Allo stesso modo, totale è il silenzio dei grandi mezzi di informazione, a stampa e radio-televisivi.”
Viesti passa quindi ad esaminare nel merito la proposta veneta, rilevando come “la cessione alla Regione di tutte le competenze possibili nell’attuale quadro costituzionale: dalla scuola alle infrastrutture, dalla previdenza complementare alle grandi infrastrutture” sia “tale da mettere in discussione programmazione e gestione nazionale di tutti i grandi servizi pubblici.”
Inaccettabile è anche il metodo che la regione Veneto propone per calcolare l’ammontare delle risorse che lo Stato dovrebbe trasferirle per l’esercizio delle nuove funzioni, “basato non sulle risorse oggi utilizzate per garantire quei servizi, ma, in misura importante, sul gettito fiscale regionale; tale da comportare una rilevante redistribuzione di risorse pubbliche da tutti gli altri cittadini italiani a favore dei cittadini del Veneto.”
Infine è preoccupante il metodo con cui si vorrebbe portare a compimento l’iter del “regionalismo differenziato” proposto dal Veneto: una legge con cui il Parlamento dovrebbe delegare al Governo la definizione dei contenuti e delle risorse, da individuarsi con l’apporto di una commissione mista Italia-Veneto: una scelta - chiosa Viesti - “tale da espropriare il Parlamento dalla propria potestà decisionale.”
Mentre il resto del mondo politico resta alla finestra, la Lega procede a testa bassa. La Ministra leghista per gli Affari Regionali Erika Stefani sostiene a spada tratta la proposta veneta, mentre il vicepremier Matteo Salvini ha fatto sapere che approverà ad occhi chiusi la proposta, quando approderà sui tavoli del Governo. C’è da credergli, perché sarebbe la concretizzazione dello slogan “Prima il Nord” da sempre teorizzato dal leader leghista.
“Appare indispensabile - conclude Viesti - che la questione sia oggetto di una profonda discussione nel Paese; che il Parlamento conservi tutti i suoi poteri; e che la soluzione non configuri quella che è definibile come una vera a propria “secessione dei ricchi”.”
Mentre l’altra politica tace, a sensibilizzare l’opinione pubblica ci sta pensando la petizione promossa dallo stesso Viesti, che sta conquistando inattesi consensi: le firme veleggiano ormai verso quota dodicimila, aggregando una “coscienza meridionale” profonda, che sta oltre le sigle, i partiti, gli schieramenti.

Commenti

anna ha detto…
che questa autonomia lombardo veneta sia per il sud una doccia fredda che lo faccia finalmente reagire ed andare al contrattacco, e l'informazione avrà un ruolo fondamentale

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