Napoli velata, Foggia disvelata

Napoli Velata è tra i film di Ferzan Ozpetek che mi hanno maggiormente colpito e conquistato. Perché amo profondamente Napoli e la sua identità profonda, e perché è la città partenopea, a suo modo e qui ancora di più, simbolo di un Mezzogiorno velato, da disvelare -  la vera protagonista della pellicola.
Per il pubblico foggiano stasera c’è una stupenda opportunità di guardarlo, nella magia della notte di Parco San Felice, assaporandone certi legami con la nostra terra, di cui vi dirò più avanti. La proiezione è un evento speciale (con ingresso gratuito) di D’Estate D’Autore, rassegna cinematografica in onore del compianto don Paolo Cicolella, promossa da Parcocittà, Laltrocinema, Circuito Cinema Cicolella, Apulia Felix, Cinemafelix e Lettere Meridiane, con il patrocinio di Apulia Film Commission e dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Foggia.
In Napoli velata niente è come appare: lo capisci guardando i femminielli che rappresentano la figliata, ovvero il parto maschile, dove vedi attori e spettatori separati da un telo semitrasparente, perché lo spettacolo va solo intravisto, come nella Napoli misteriosa e profonda di Raimondo di Sangro e del Cristo Velato che questo straordinario personaggio commissionò a Giuseppe Sanmartino.
Ozpetek elegge questa statua misteriosa e leggendaria a simbolo di tutto il film: “proprio coprendole, il velo rivela ancora meglio le forme del volto. Non occulta ma svela. Questo inno all’ambiguità mi sembrava una sintesi perfetta di una città in cui convivono, quasi in un perfetto amalgama, religione e scienza, paganesimo e cristianesimo, superstizione e razionalità.”

La storia mescola elementi di puro mistery con thriller, melodramma, noir ma non può essere classificata in questo o quel genere. È una vicenda forte, interpretata da una straordinaria Giovanna Mezzogiorno, che vi indossa i panni di Adriana, anamo-patologa che una sera ad una festa incrocia gli sguardi seducenti e provocatori di Andrea (Alessandro Borghi), un giovane attraente
e sicuro di sé.
La donna non riesce a sottrarsi a quella schermaglia sensuale e i due trascorrono così la notte insieme. Ma non sembra chiudersi tutto lì: si danno, infatti, appuntamento per il giorno dopo. In lei cresce rapidamente un sentimento più forte, forse l’inizio di un grande amore che potrebbe cambiarle la vita. La svolta arriva, ma diversamente da come si aspettava. La situazione precipita quando rimane coinvolta in un delitto che la trascina al centro di un’indagine dai contorni inquietanti. Uno scossone capace di minare ogni sua certezza. Involontariamente, senza possibilità di scampo, s’infila in un percorso dentro la più segreta zona d’ombra della propria personalità.
In una Napoli sospesa tra magia e sensualità, ragione e follia, un mistero avvolge l’esistenza di Adriana, travolta da un amore improvviso e un delitto violento.
Non è la prima volta che il regista italo turco affronta temi del genere: la scoperta determinata da eventi improvvisi, che cambiano la vita.
“Come in altri miei lavori (e penso soprattutto a Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Cuore sacro) volevo raccontare di come una donna, sconvolta da un avvenimento traumatico, improvviso e inaspettato, sia costretta a rimettere in discussione tutta la propria vita e intraprendere così un percorso di cambiamento che diventa indagine dentro a se stessa e al proprio passato. Un viaggio interiore che stavolta più lo approfondivo e più mi accorgevo quanto fosse ambiguo e sfuggente. Il personaggio oscillava tra sessualità, bisogno d’amore e chiusura netta alla realtà. Entrare nella mente di Adriana era come esplorare una città, percorrerne vicoli e piazze come in un labirinto di cui cambiavano continuamente le dimensioni e i colori. E allora ho capito che la città che era nella mente di Adriana non poteva che essere Napoli, che – come faccio dire nel film – ‘i suoi misteri non li svela a nessuno’. “
Napoli Velata è a suo modo anche un film pugliese, dauno perché Raimondo De Sangro, filosofo, inventore, alchimista, esoterista, letterato è un figlio della terra Dauna. Nacque infatti a Torremaggiore, dal principe di San Severo Antonio Di Sangro, per trasferirsi a Napoli fin da bambino.
Nell’immaginario collettivo del popolo napoletano, come ricorda Benedetto Croce, Raimondo, che avrebbe egli stesso acquisito il titolo di principe di San Severo, è "l'incarnazione napoletana del dottor Faust, che ha fatto il patto col diavolo, ed è divenuto un quasi diavolo esso stesso, per padroneggiare i più riposti segreti della natura.”
Una leggenda accreditata da un altro esponente di spicco della cultura partenopea come Salvatore Di Giacomo che così racconta l’atmosfera che si respirava nei pressi del Palazzo del Principe, in cui sono girate diverse sequenze di Napoli Velata: “Fiamme vaganti, luci infernali – diceva il popolo – passavano dietro gli enormi finestroni che danno, dal pianterreno, nel Vico Sansevero. Scomparivano le fiamme, si rifaceva il buio, ed ecco, romori sordi e prolungati suonavano là dentro: di volta in volta, nel silenzio della notte, s’udiva come il tintinnio d’un’incudine percossa da un martello pesante, o si scoteva e tremava il selciato del vicoletto come pel prossimo passaggio d’enormi carri invisibili.”
Non solo cinema, stasera a Parcocittà, ma anche una opportunità per riflettere sui legami ideali, storici e culturali tra la cultura e l’architettura napoletana e quella Dauna e foggiana, di cui parlerà, introducendo il film, l’arch. Gianfranco Piemontese. Il tema è intrigante: Napoli velata Foggia disvelata. Guardate il trailer del film qui sotto. Non mancate.
Geppe Inserra

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