Gli uomini sono tutti uguali: portatori sani di vita (di Marcello Colopi)

Marcello Colopi in uno spettacolo teatrale
Nel dna di Lettere Meridiane c è l'obiettivo di promuovere e sostenere, sempre e comunque, la circolazione delle idee. Viviamo in un'epoca che sembra avere dichiarato guerra al pensiero, sempre più spesso sostituto dal pregiudizio, portato avanti come opinione unica e totalizzante, e sostenuto con urla, rabbia cieca.
A partire da oggi, Lettere Meridiane ospiterà settimanalmente le riflessioni di Marcello Colopi, sociologo, regista, attore, da tempo impegnato sul fronte della solidarietà.
Gli odierni pensieri di Marcello sono dedicati proprio alla solidarietà, ed esorto amici e lettori del blog a leggerli, appunto, senza pregiudizi, mettendo per un attimo da parte le opinioni personali, o il giudizio su fatti d'attualità come quelli connessi all'accoglienza degli immigrati extracomunitari.
Ringrazio Marcello, con cui condivido lunghi anni di amicizia e di affinità culturali, per aver scelto Lettere Meridiane per la pubblicazione. (g.i.)
* * *
In passato, con molta ingenuità, credevo che ogni uomo avesse un istinto naturale che lo portasse ad aiutare il prossimo ; noi la chiamiamo empatia ovvero , sentire dentro", e "mettersi nei panni dell'altro", ed è una capacità che fa parte dell'esperienza umana ed animale. Nella realtà di oggi, piena di egoismo e rancore, purtroppo si tende a respingere questo istinto perché l'ottica è puntata solo su noi stessi. Io  credo che sia venuto meno il senso di responsabilità sociale, ovvero quel sentirsi in qualche modo responsabili non solo della propria sorte ma anche della sorte degli altri, della sorte di chi con me condivide un percorso di vita sociale, culturale, affettivo. In sostanza la responsabilità di essere umani.
Il senso della solidarietà si fonda in primis sulla responsabilità di mettersi assieme per condividere percorsi ed esperienze, per cercare soluzioni che includano e non escludono gli altri ( chiunque essi siano) . Ovviamente questo mettersi insieme non avviene “ unendo dei singoli” ma avviene grazie ad un agire complesso e dinamico. Non si agisce in modo solidale perché si è insieme (sovente proprio la folla è l’emblema dell’individualismo), si agisce insieme perché si condivide un progetto ideale di comunità, di società e di umanità. Spesso questa condivisione è il primo germe della solidarietà. Oggi questo, purtroppo non accade più in modo diffuso. Accade in piccole aree e in alcuni pezzi di mondo: il tempo che viviamo è un tempo
individualista, tutto schiacciato sui piccoli problemi individuali che cercano soluzione di breve periodo.
Il valore della solidarietà , contestualizzando il tutto in un oggi terribile sul piano dei sentimenti di altruismo, è il valore del soccorso reciproco. Insomma, il sostegno quando un altro essere umano è in difficoltà. Aggiungo con forza: qualsiasi essere umano. La drammaticità del nostro presente è pensare che gli esseri umani sono solo i nostri simili ( italiani possibilmente) e poi nel caso ne avanza ci sono gli altri (europei), infine ci sono quelli che arrivano. Il dramma è non riconoscersi tutti esseri umani. Portatori sani di vita.
Sì, c’è poco da essere allegri oggidì: prevale il risentimento, l’odio, il disprezzo, l’anatema costante contro il diverso da noi. Centinaia di commenti su Facebook che vanno dalla minaccia fisica, all’anatema che ritorna, ciclico, fatti di rancori e di paure che prendono subitamente le forme dell’odio diretto.
Provate ad esprimere una vostra opinione sui migranti, sul fatto che siete favorevoli all’accoglienza e vedrete cosa accade sulla vostra bacheca. Un fiume di odio per una legittima opinione. Un mare di cattiverie e gratuita crudeltà.
Io so bene che la cattiveria e la crudeltà si nutrono dell’ignoranza, della mancata consapevolezza di ciò che veramente è, e che spiega tanto semplicemente ciò che invece, pregiudizialmente, si crede di essere. Dal pregiudizio verso rom e migranti fino ai dimenticati morti sul lavoro, questo Paese, se esistesse uno psicoanalista per nazioni e Stati, dovrebbe fare una immediata terapia. Ha un problema culturale, di apprendimento delle notizie e di sofisticazione delle medesime da istigatori d’odio che si permettono linguaggi da battaglia campale, da scontro frontale, forse persino oltre l’odio del nemico per il nemico. Io credo che questo nostro paese (e non escludo affatto la nostra regione e la nostra provincia) abbia un serio problema di coscienza umana. Io non credo che sia morta la solidarietà, credo e in parte spero, che si sia allontanata da noi, dal nostro agire in quanto abbiamo declinato alla nostra responsabilità di azione sociale e politica. Perché la solidarietà non è solo uno stile di vita: è un concetto forte, un concetto etico e politico. Come diceva Rodotà: “la solidarietà nasce come concetto strutturato, come ideologia, alla fine del XIX secolo: essa implica allora una nuova rappresentazione del legame tra sociale e politico che porta a una profonda trasformazione dei modi di gestione del sociale”.
Quindi dobbiamo ricominciare a “Fare da sé” dedicandoci a un nuovo volontariato militante, definendo con forza e passione le relazioni, i linguaggi, e gli spazi di azione. Credo, con molta semplicità, che in  questo ultimo decennio sia mancata una visione politica che desse spazi e forza ad un agire solidale, che costituisse un meccanismo di formazione di una coscienza politica. Dobbiamo riprenderci uno spazio culturale politico e sociale che non si limiti solo alla pur importante critica all’esistente, ma che ponga come necessario il bisogno dell’associarsi, del coordinamento delle idee e delle esperienze, della pratica comune, in sostanza che riprenda con forza l’idea sociale della solidarietà.
Marcello Colopi
Sociologo Responsabile Sportello immigrazione “Stefano Fumarulo”- Cerignola
Presidente della consulta delle politiche migratorie comune di Cerignola

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