Quella lite in tribuna tra Boniperti e il pubblico foggiano

Compie oggi novant’anni Giampiero Boniperti, ed è una giornata di festa per tutti gli amanti dello sport e del calcio.
Celebriamo il presidente onorario della Juventus, grande calciatore e grande dirigente, ricordando un gustoso episodio che lo vide protagonista allo Zaccheria, in occasione di una partita destinata a rimanere nella storia del calcio.
Boniperti era allora il presidente della società bianconera, ed accompagnò a Foggia la squadra, guidata da Giovanni Trapattoni, per la partita che l’avrebbe opposta ai satanelli, allenati dal mitico Sdeneck Zeman.
Era la quarta giornata di campionato, che si giocò il 12 settembre del 1993.
L’incontro sarebbe entrato negli annali del calcio perché, al 29’ della ripresa, il Trap fece entrare un ragazzino dalla folta chioma, che veniva dalle file della primavera, ma di cui si diceva fosse un predestinato. Era Alex Del Piero, che iniziò così, a Foggia e allo Zaccheria, la straordinaria carriera che l’avrebbe portato a vincere praticamente tutto.
Del Piero aveva fatto il suo debutto da professionista l'anno prima, nel Padova, che lo aveva quindi ceduto alla Juventus. A Foggia esordì in seria A, sostituendo Ravanelli.
Ma veniamo all’episodio che vide protagonista il buon Boniperti.

La partita si concluse in parità, ma fu costellata da polemiche ed errori arbitrali. Il Foggia andò infatti in gol al secondo minuto con Roy ma la rete fu inspiegabilmente ed ingiustamente annullata dall’arbitro Amendolia. A fine partita l'allenatore del Foggia dirà, con l’aplomb che l’ha sempre contraddistinti: "Qualche vorrei  essere trattato da Juve."
Il Foggia passò in vantaggio nella ripresa con un gol segnato ancora una volta dall’olandese Brian Roy, ma fu raggiunto qualche minuto dopo grazie a Ravanelli, che ribatté in rete dopo che Mancini aveva per due volte miracolosamente salvato la rete, con altrettante strepitose parate.
Il migliore in campo fu proprio il compianto numero uno di Zeman, Francesco Mancini, che stregò letteralmente Baggio negandogli almeno tre palle gol.
Il comportamento dell’arbitro destò vivaci contestazioni e polemiche, anche nella tribuna dei Vip. Mentre Giampiero Boniperti, com’era sua abitudine, lasciava lo stadio alla fine del primi tempo, venne fatto oggetto di qualche pepata battuta e di qualche sfottò.
Giovanni Cataleta, cultore di storia rossonera, autore di diversi libri sul calcio, nonché fondatore ed animatore del gruppo whatsapp, Che si dice du Fogge, fu testimone oculare dell’episodio, e così lo racconta.
“Mentre il presidente della Juve stava abbandonando la tribuna, pochi minuti prima della fine del primo tempo, un noto commercialista foggiano lo apostrofò gridandogli: "Marisa, te ne vai già ?" Il dirigente bianconero, notoriamente, si irritava molto quando lo chiamavano con quel nomignolo, datogli da Benito Lorenzi, il popolare “Veleno”. Il soprannome "Marisa" era stato affibbiato a Boniperti per i suoi boccoli biondi. Ricordo che fu un gustoso siparietto, specie per la reazione di Boniperti che invitò il professionista foggiano a regolare i conti in separata sede."
Le immagini, estratte dagli highlight della Domenica Sportiva di quel giorno, parlano chiaro e confermano la perentoria reazione di Boniperti e l'invito rivolto all'autore dello sfottò a regolare la faccenda fuori dallo stadio. Altro calcio, ed altra umanità...
L'episodio ebbe però una rilevanza nazionale.
Beppe Capano, che curava il servizio televisivo per la Rai commentò: "Qualche gazzata in stile tutt’altro che inglese deve combinarla qualcuno in tribuna quando Giampiero Boniperti, come al solito, decide di continuare a soffrire via radio. È il primo juventino a mettere fuori la grinta giusta…"
Per i più giovani: gazzata si riferisce alle intemperanze di cui si rendeva spesso protagonista il grande Paul "Gazza" Gascoigne, che giocava in quegli anni in Italia e che sarebbe stato allenato, di lì a poco, proprio da Zeman, alla Lazio.
Sulla genesi del nomignolo Marisa circolano diverse storie. La più diffusa è quella fornita da Giovanni Cataleta. Il diretto interessato, però, non è d’accordo. Nel libro Una vita a testa alta, scritto con Enrica Speroni (Rizzoli, 2003) Boniperti così racconta l’origine del soprannome che lo accompagnò per tutta la sua carriera: “Nel precampionato un’amichevole Novara-Juve c’era sempre. La rivalità era grandissima con l’aggiunta di un po’ d’astio nei miei confronti, novarese traditore che aveva scelto Torino. Erano sfide che richiamavano tanto pubblico. La popolarità della Juve era enorme e il Novara non era una squadretta, giocava in serie A e si faceva rispettare. Fu in una di quelle amichevoli che all’ingresso in campo delle due squadre si presentò anche Marisa, avvenente miss Piemonte, pure lei in calzoncini e maglietta bianconera. Mi porse un mazzo di fiori, ero il capitano, ci fu lo scambio di baci e il pubblico cominciò a urlare: Marisa, Marisa. Il coro poi cambiò destinatario e con cattiveria continuò; ogni volta che toccavo palla i tifosi mi beccavano: Marisa, Marisa”.
Che sia per la sua capigliatura o per gli sfottò novaresi, “Marisa” resta uno dei più grandi personaggi che il calcio italiano abbia mai avuto.
Auguri, presidente.

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