Foggia, sconfessata la procura federale, ha trionfato la verità
L'incubo è finito. La decisione della Corte d’Appello della Federcalcio rende giustizia al Foggia, e alla verità. Ma soprattutto smonta pesantemente e definitivamente il teorema accusatorio del Procuratore federale Giuseppe Pecoraro, che ha reagito alla sentenza in maniera inusitata e perfino scomposta, accusando neanche troppo velatamente i magistrati d’appello di incoraggiare l’uso di fondi neri: “Questa è una decisione insoddisfacente, è quasi un invito a utilizzare fondi neri”, ha detto telefonicamente il procuratore a Sky. Ed è legittimo domandarsi se, da parte di un così alto esponente della giustizia sportiva, non debba essere mantenuto un comportamento più prudente e rispettoso nei confronti della giustizia sportiva stessa.
La sorprendente durezza del procuratore conferma tuttavia una sensazione che fin dall’inizio aveva attraversato gli ambienti del calcio e aveva innescato i fondati timori della tifoseria rossonera: che si volesse adottare verso il Foggia un “provvedimento esemplare”, a prescindere dalla reale consistenza dei fatti e della accuse.
Il fatto è che l’impianto accusatorio della Procura federale è stato prima smontato dal Tribunale della Figc e quindi definitivamente fatto a pezzi dalla Corte d’Appello.
Come si ricorderà, era stata la Procura Federale ad adottare il provvedimento di deferimento del Foggia (per responsabilità diretta e oggettiva) e di 37 tesserati tra dirigenti, tecnici e atleti per pagamenti in nero e per l’utilizzazione di fondi “proventi di attività illecite di evasione e/o elusione fiscale”.
Le richieste formulate dal procuratore nel dibattimento erano state pesantissime: retrocessione diretta del sodalizio rossonero e cinque punti di penalizzazione da scontarsi nella prossima stagione (in Lega Pro), pesanti squalifiche e inibizioni per tutti i tesserati coinvolti.
Va ricordato che ad accentuare il clima surriscaldato in cui si è svolto il primo processo vi è stata anche la sorprendente decisione di ammettere al dibattimento anche l’Entella, quale terzo interessato: un eventuale penalizzazione del Foggia a valere sulla classifica del campionato appena concluso avrebbe infatti comportato il ripescaggio del club ligure.
La sentenza di primo grado aveva già parzialmente accolto le tesi difensive del Foggia. In particolare quella del presidente Lucio Fares che si era dichiarato del tutto estraneo ai fatti, anche perché non direttamente interessato e coinvolto nella gestione aziendale e nelle sue dinamiche.
Assolto Fares, era conseguentemente venuta a cadere la ipotesi della responsabilità diretta della società, e il Tribunale aveva solo parzialmente accolto le richieste della Procura, determinando la penalizzazione ai danni del Foggia in 15 punti, da scontarsi nella prossima stagione e quindi respingendo di fatto la richiesta di retrocessione.
Lo stesso Tribunale aveva però usato il pugno di ferro verso i dirigenti e gli atleti che non avevano patteggiato.
La sentenza della Corte d’Appello federale, a sezioni riunite, riscrive sostanzialmente la prima sentenza e - come già detto - smonta completamente l’impianto accusatorio della procura: come si legge nel dispositivo pubblicato nel sito della Figc, i magistrati hanno respinto il ricorso presentato dal Procuratore ed hanno accolto parzialmente quello della società rossonera, riducendo i punti di penalizzazione da 15 a 8.
La Corte d’Appello ha assolto, annullando le relative sanzioni, i ricorsi presentati da tecnici e giocatori che non avevano patteggiato (Roberto De Zerbi, Davide Possanzini, Pietro Arcidiacono, Alejandro Sanchez , Angelo Mariano De Almeida, Luca Martinelli, Marcattilio Marcattili e Vincenzo Teresa) e ha ridotto la durata dell’inibizione comminata ai fratelli Sannella, portandola a 3 anni per Fedele e a uno per Francesco.
Altro particolare non trascurabile, i magistrati d’appello hanno ritenuto “non ammissibile” il ricorso presentato dall’Entella, il che significa che il club ligure non avrebbe dovuto essere ammesso neanche alla prima fase del dibattimento.
Adesso il Foggia e i suoi tifosi possono guardare al futuro con maggiore ottimismo. L’autentica caccia alle streghe che era stata messa in atto contro il Foggia si è conclusa. Nel migliore dei modi, o quasi.
La sentenza d’appello può essere ritenuta un autentico successo giudiziario per il Foggia, che segue soltanto di pochi giorni l’altro successo ottenuto dal club rossonero nelle aule del Tribunale federale che ha accolto il ricorso contro l’esclusione dai contributi della mutualità decisa dall’assemblea della Lega di B.
Un’altra vicenda surreale che conferma che qualcuno voleva trarre vantaggio dalla situazione di difficoltà in cui è venuto a trovarsi il Foggia. 13 società di serie B (su 21 partecipanti all’assemblea) avevano deciso di escludere il Foggia dai contributi della mutualità (ammontanti a 2 milioni di euro) in quanto il club non aveva provveduto per tempo a versare una fideiussione.
In realtà c’erano delle ragioni di forza maggiore: l’arresto del patron Fedele Sannella che aveva messo la società, che era sempre stata puntuale nei pagamenti, nella impossibilità di poter rispettare la scadenza prevista.
Il dispositivo della sentenza è particolarmente significativo nel ristabilire quella verità che da parte di molti si voleva calpestare, e vale la pena di rileggerlo: “si deve tenere in conto e valorizzare la condotta complessivamente tenuta dal Foggia Calcio durante l’intero periodo in termini di tenuta contabile e finanziaria della Società che non ha mai smesso di onorare gli impegni economici presi nei confronti dei tesserati nonché gli oneri contributivi e previdenziali. Tutti i bilanci di esercizio sono stati certificati dalla RIA Grant Thorton spa la quale non ha mai espresso riserve o richiami di informativa. Le ispezioni effettuate dalla Co.Vi.Soc. hanno sempre avuto esito positivo e lo stesso Commissario Giudiziale, dott. Giannetti, ha dovuto constatare come la Società sia stata amministrata in maniera corretta, con pagamenti in regola di stipendi, imposte e contributi. A riprova di ciò giunge infine l’iscrizione al Campionato di Serie B, stagione sportiva 2018/2019, effettuata regolarmente e senza riserve da parte della Lega. Il Tribunale Federale – Sezione Disciplinare ritiene, quindi, assorbiti tutti gli ulteriori profili oggetto di contestazione e, nell’affermare l’illegittimità dell’esclusione del Foggia Calcio Srl dalla ripartizione della mutualità relativa alla stagione sportiva 2017/2018, annulla i verbali impugnati e ogni altro atto comunque connesso e coordinato“.
Il Foggia era e resta una società sana. Le vicissitudini sofferte sul fronte della giustizia sportiva su cui la sentenza della Corte d’Appello ha scritto la parola fine, sono state un incidente di percorso.
Per il quale la società, la città, i tifosi hanno già pagato troppo.
Finalmente è finita. Si torna allo sport. Quello vero.
La sorprendente durezza del procuratore conferma tuttavia una sensazione che fin dall’inizio aveva attraversato gli ambienti del calcio e aveva innescato i fondati timori della tifoseria rossonera: che si volesse adottare verso il Foggia un “provvedimento esemplare”, a prescindere dalla reale consistenza dei fatti e della accuse.
Il fatto è che l’impianto accusatorio della Procura federale è stato prima smontato dal Tribunale della Figc e quindi definitivamente fatto a pezzi dalla Corte d’Appello.
Come si ricorderà, era stata la Procura Federale ad adottare il provvedimento di deferimento del Foggia (per responsabilità diretta e oggettiva) e di 37 tesserati tra dirigenti, tecnici e atleti per pagamenti in nero e per l’utilizzazione di fondi “proventi di attività illecite di evasione e/o elusione fiscale”.
Le richieste formulate dal procuratore nel dibattimento erano state pesantissime: retrocessione diretta del sodalizio rossonero e cinque punti di penalizzazione da scontarsi nella prossima stagione (in Lega Pro), pesanti squalifiche e inibizioni per tutti i tesserati coinvolti.
Va ricordato che ad accentuare il clima surriscaldato in cui si è svolto il primo processo vi è stata anche la sorprendente decisione di ammettere al dibattimento anche l’Entella, quale terzo interessato: un eventuale penalizzazione del Foggia a valere sulla classifica del campionato appena concluso avrebbe infatti comportato il ripescaggio del club ligure.
La sentenza di primo grado aveva già parzialmente accolto le tesi difensive del Foggia. In particolare quella del presidente Lucio Fares che si era dichiarato del tutto estraneo ai fatti, anche perché non direttamente interessato e coinvolto nella gestione aziendale e nelle sue dinamiche.
Assolto Fares, era conseguentemente venuta a cadere la ipotesi della responsabilità diretta della società, e il Tribunale aveva solo parzialmente accolto le richieste della Procura, determinando la penalizzazione ai danni del Foggia in 15 punti, da scontarsi nella prossima stagione e quindi respingendo di fatto la richiesta di retrocessione.
Lo stesso Tribunale aveva però usato il pugno di ferro verso i dirigenti e gli atleti che non avevano patteggiato.
La sentenza della Corte d’Appello federale, a sezioni riunite, riscrive sostanzialmente la prima sentenza e - come già detto - smonta completamente l’impianto accusatorio della procura: come si legge nel dispositivo pubblicato nel sito della Figc, i magistrati hanno respinto il ricorso presentato dal Procuratore ed hanno accolto parzialmente quello della società rossonera, riducendo i punti di penalizzazione da 15 a 8.
La Corte d’Appello ha assolto, annullando le relative sanzioni, i ricorsi presentati da tecnici e giocatori che non avevano patteggiato (Roberto De Zerbi, Davide Possanzini, Pietro Arcidiacono, Alejandro Sanchez , Angelo Mariano De Almeida, Luca Martinelli, Marcattilio Marcattili e Vincenzo Teresa) e ha ridotto la durata dell’inibizione comminata ai fratelli Sannella, portandola a 3 anni per Fedele e a uno per Francesco.
Altro particolare non trascurabile, i magistrati d’appello hanno ritenuto “non ammissibile” il ricorso presentato dall’Entella, il che significa che il club ligure non avrebbe dovuto essere ammesso neanche alla prima fase del dibattimento.
Adesso il Foggia e i suoi tifosi possono guardare al futuro con maggiore ottimismo. L’autentica caccia alle streghe che era stata messa in atto contro il Foggia si è conclusa. Nel migliore dei modi, o quasi.
La sentenza d’appello può essere ritenuta un autentico successo giudiziario per il Foggia, che segue soltanto di pochi giorni l’altro successo ottenuto dal club rossonero nelle aule del Tribunale federale che ha accolto il ricorso contro l’esclusione dai contributi della mutualità decisa dall’assemblea della Lega di B.
Un’altra vicenda surreale che conferma che qualcuno voleva trarre vantaggio dalla situazione di difficoltà in cui è venuto a trovarsi il Foggia. 13 società di serie B (su 21 partecipanti all’assemblea) avevano deciso di escludere il Foggia dai contributi della mutualità (ammontanti a 2 milioni di euro) in quanto il club non aveva provveduto per tempo a versare una fideiussione.
In realtà c’erano delle ragioni di forza maggiore: l’arresto del patron Fedele Sannella che aveva messo la società, che era sempre stata puntuale nei pagamenti, nella impossibilità di poter rispettare la scadenza prevista.
Il dispositivo della sentenza è particolarmente significativo nel ristabilire quella verità che da parte di molti si voleva calpestare, e vale la pena di rileggerlo: “si deve tenere in conto e valorizzare la condotta complessivamente tenuta dal Foggia Calcio durante l’intero periodo in termini di tenuta contabile e finanziaria della Società che non ha mai smesso di onorare gli impegni economici presi nei confronti dei tesserati nonché gli oneri contributivi e previdenziali. Tutti i bilanci di esercizio sono stati certificati dalla RIA Grant Thorton spa la quale non ha mai espresso riserve o richiami di informativa. Le ispezioni effettuate dalla Co.Vi.Soc. hanno sempre avuto esito positivo e lo stesso Commissario Giudiziale, dott. Giannetti, ha dovuto constatare come la Società sia stata amministrata in maniera corretta, con pagamenti in regola di stipendi, imposte e contributi. A riprova di ciò giunge infine l’iscrizione al Campionato di Serie B, stagione sportiva 2018/2019, effettuata regolarmente e senza riserve da parte della Lega. Il Tribunale Federale – Sezione Disciplinare ritiene, quindi, assorbiti tutti gli ulteriori profili oggetto di contestazione e, nell’affermare l’illegittimità dell’esclusione del Foggia Calcio Srl dalla ripartizione della mutualità relativa alla stagione sportiva 2017/2018, annulla i verbali impugnati e ogni altro atto comunque connesso e coordinato“.
Il Foggia era e resta una società sana. Le vicissitudini sofferte sul fronte della giustizia sportiva su cui la sentenza della Corte d’Appello ha scritto la parola fine, sono state un incidente di percorso.
Per il quale la società, la città, i tifosi hanno già pagato troppo.
Finalmente è finita. Si torna allo sport. Quello vero.
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