Quando i muri parlano: la Foggia bella e creativa di Teresa d'Agnessa
Un invito a guardare la città con occhi diversi. Anzi, per dirla con Henry David Thoreau, a vedere, più che guardare, perché “non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere.”
È una Foggia insolita, colorata, piena di luce e perfino di poesia quella spulciata, raccontata e sublimata dall’obiettivo di Teresa d’Agnessa, in mostra a Foggia, in quel di Parcocittà fino al 19 giugno.
Fotografa di viaggi, di mondi e culture esotiche, questa volta d’Agnessa racconta Foggia e i suoi muri che parlano, catturando la creatività che prorompe sommessa e copre di bellezza ciò che per definizione è brutto: non solo muri ma anche manufatti tecnologici, gli orrendi cabinet della fibra ottica spuntati come funghi, le paline pubblicitarie.
L’occhio di Teresa è attento e si posa sicuro su queste recondite bellezze: dai delicati disegni disseminati da Blub per le strade del centro qualche anno fa, alle liriche anonime “postate” dal Movimento per l’emancipazione della poesia, ai graffiti che spargono colore nell’anonima periferia foggiana.
Lo confesso: sulle prime, guardando sommariamente la mostra, non avrei neanche detto che si trattasse di Foggia, oltre tutto conoscendo bene la propensione dell'autrice per i viaggi.
E invece è proprio Foggia, anzi, la sua anima che meno conosci e meno t’aspetti, esaltata dalla prodigiosa qualità delle fotografie. Ammirando uno degli scatti dedicati ai lavori del Movimento per l’emancipazione delle poesia, non ho resistito alla tentazione di toccare la foto, per verificare se non fosse un collage, tanto elevate erano la nitidezza e la risoluzione e tanto "viva" era quella poesia.
In Teresa d’Agnessa il virtuosismo tecnico si mescola alla sensibilità estetica, al gusto della scoperta e dello svelamento.
Per la verità, non è la prima volta che l’autrice si cimenta con simili, insolite narrazioni urbane. Ci provò con successo qualche anno fa, in un’altra memorabile mostra intitolata “Marcovaldo a Foggia”, in cui investigava, in 42 scatti, il rapporto tra la città e la natura. Dal personaggio di Italo Calvino, Teresa d’Agnessa sembra aver ereditato l'istintiva curiosità intellettuale, l’ingenuità e la capacità di stupirsi, necessarie per vedere quel che si scopre quando si guarda alle cose, alla città, non solo con gli occhi, ma anche con il cuore.
Inaugurata qualche giorno fa da Nicola Loviento, presidente del Fotocineclub di Foggia (di cui l’autrice è un'apprezzata esponente), la mostra “I muri di Foggia… parlano” è visitabile fino al 19 giugno prossimo, nella Sala Mostre di Parcocittà, in via Rovelli, nei giorni feriali dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 20.30 e nei festivi dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.30 alle 20.30.
Andateci, ne vale veramente la pena.
Geppe Inserra
È una Foggia insolita, colorata, piena di luce e perfino di poesia quella spulciata, raccontata e sublimata dall’obiettivo di Teresa d’Agnessa, in mostra a Foggia, in quel di Parcocittà fino al 19 giugno.
Fotografa di viaggi, di mondi e culture esotiche, questa volta d’Agnessa racconta Foggia e i suoi muri che parlano, catturando la creatività che prorompe sommessa e copre di bellezza ciò che per definizione è brutto: non solo muri ma anche manufatti tecnologici, gli orrendi cabinet della fibra ottica spuntati come funghi, le paline pubblicitarie.
L’occhio di Teresa è attento e si posa sicuro su queste recondite bellezze: dai delicati disegni disseminati da Blub per le strade del centro qualche anno fa, alle liriche anonime “postate” dal Movimento per l’emancipazione della poesia, ai graffiti che spargono colore nell’anonima periferia foggiana.
Lo confesso: sulle prime, guardando sommariamente la mostra, non avrei neanche detto che si trattasse di Foggia, oltre tutto conoscendo bene la propensione dell'autrice per i viaggi.
E invece è proprio Foggia, anzi, la sua anima che meno conosci e meno t’aspetti, esaltata dalla prodigiosa qualità delle fotografie. Ammirando uno degli scatti dedicati ai lavori del Movimento per l’emancipazione delle poesia, non ho resistito alla tentazione di toccare la foto, per verificare se non fosse un collage, tanto elevate erano la nitidezza e la risoluzione e tanto "viva" era quella poesia.
In Teresa d’Agnessa il virtuosismo tecnico si mescola alla sensibilità estetica, al gusto della scoperta e dello svelamento.
Per la verità, non è la prima volta che l’autrice si cimenta con simili, insolite narrazioni urbane. Ci provò con successo qualche anno fa, in un’altra memorabile mostra intitolata “Marcovaldo a Foggia”, in cui investigava, in 42 scatti, il rapporto tra la città e la natura. Dal personaggio di Italo Calvino, Teresa d’Agnessa sembra aver ereditato l'istintiva curiosità intellettuale, l’ingenuità e la capacità di stupirsi, necessarie per vedere quel che si scopre quando si guarda alle cose, alla città, non solo con gli occhi, ma anche con il cuore.
Inaugurata qualche giorno fa da Nicola Loviento, presidente del Fotocineclub di Foggia (di cui l’autrice è un'apprezzata esponente), la mostra “I muri di Foggia… parlano” è visitabile fino al 19 giugno prossimo, nella Sala Mostre di Parcocittà, in via Rovelli, nei giorni feriali dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 20.30 e nei festivi dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.30 alle 20.30.
Andateci, ne vale veramente la pena.
Geppe Inserra
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