Foggia, città che scoppia nell'anima
Una città ti lascia incompiuto il destino.
Il bellissimo verso di Davide Leccese è tanto più vero, se la città in questione è Foggia.
Incompiuta per definizione, sempre alla ricerca di se stessa o più spesso dimentica di se stessa, come del resto i suoi abitanti.
Inutile spiegare cosa voglia dire Davide. Lo sappiamo già, lo sappiamo tutti quelli che siamo nati in questo posto, perché c’è l’abbiamo dentro.
È un sentire innato, che nasce da un dna profondo. È traccia di destino.
La città - Foggia - come Tana, da cui puoi anche uscire, senza però andare mai via del tutto. È vietato fuggire: puoi perfino imparare a parlare giargianese, ma se qualcuno ti pesta un piede imprecherai usando “maledizioni di casa nostra”.
Tana è una poesia sullo “spaesamento” che t’assale quando i casi della vita ti portano distante da “quei vicoli dove corre / il sangue antico / della mia gente”.
Non resta che la nostalgia: “Ti piovono carezze / se ricordi i giochi di bambini / difesi da quei muri / incrostati di abitudini.”
Un esercizio lirico di altissimo profilo, quello di Leccese.
Leggendola e rileggendola, a amandola ogni volta di più, mi accorgo che questa poesia potrebbe essere il manifesto di Lettere Meridiane.
Già la conoscevo, per merito di una struggente interpretazione di Gino Caiafa, ma trovarla nella casella di posta elettronica della pagina facebook, sommessamente inviata dall'amico Davide, mi ha procurato un'emozione speciale.
Perché Foggia, la mia Foggia, così come i miei Monti Dauni, il mio Gargano, il mio Tavoliere, la mia Puglia, il mio Sud mi scoppiano nell’anima.
Sarebbe bello se lo “scoppiare nell’anima” cantato in modo così struggente da Davide Leccese diventasse un sentimento collettivo.
La foto che illustra il post è di Gino Caiafa, ed è tratta dalla sua interpretazione di Tana, che potete guardare ed ascoltare qui sotto. Amatela. Condividetela.
(g.i.)
Il bellissimo verso di Davide Leccese è tanto più vero, se la città in questione è Foggia.
Incompiuta per definizione, sempre alla ricerca di se stessa o più spesso dimentica di se stessa, come del resto i suoi abitanti.
Inutile spiegare cosa voglia dire Davide. Lo sappiamo già, lo sappiamo tutti quelli che siamo nati in questo posto, perché c’è l’abbiamo dentro.
È un sentire innato, che nasce da un dna profondo. È traccia di destino.
La città - Foggia - come Tana, da cui puoi anche uscire, senza però andare mai via del tutto. È vietato fuggire: puoi perfino imparare a parlare giargianese, ma se qualcuno ti pesta un piede imprecherai usando “maledizioni di casa nostra”.
Tana è una poesia sullo “spaesamento” che t’assale quando i casi della vita ti portano distante da “quei vicoli dove corre / il sangue antico / della mia gente”.
Non resta che la nostalgia: “Ti piovono carezze / se ricordi i giochi di bambini / difesi da quei muri / incrostati di abitudini.”
Un esercizio lirico di altissimo profilo, quello di Leccese.
Leggendola e rileggendola, a amandola ogni volta di più, mi accorgo che questa poesia potrebbe essere il manifesto di Lettere Meridiane.
Già la conoscevo, per merito di una struggente interpretazione di Gino Caiafa, ma trovarla nella casella di posta elettronica della pagina facebook, sommessamente inviata dall'amico Davide, mi ha procurato un'emozione speciale.
Perché Foggia, la mia Foggia, così come i miei Monti Dauni, il mio Gargano, il mio Tavoliere, la mia Puglia, il mio Sud mi scoppiano nell’anima.
Sarebbe bello se lo “scoppiare nell’anima” cantato in modo così struggente da Davide Leccese diventasse un sentimento collettivo.
La foto che illustra il post è di Gino Caiafa, ed è tratta dalla sua interpretazione di Tana, che potete guardare ed ascoltare qui sotto. Amatela. Condividetela.
(g.i.)
Commenti
Grazie Geppe Inserra!
Grazie Davide Leccese!
Grazie Geppe Inserra!
Grazie Davide Leccese!