Il precedente della Biellese fa tremare il Foggia
Non sono soltanto i casi (di cui abbiamo parlato in una lettera meridiana di qualche giorno fa) del Catanzaro e della Nocerina a somigliare a quello del Foggia, e a costituire dunque un precedente rispetto al processo sportivo che la compagine rossonera si appresta a subire. Come mi fa notare l’amico Biagio Porricelli, editore di Mitico Tv Channel, il caso forse più pertinente è quello che coinvolse la Biellese, e che si concluse in maniera devastante per la società piemontese: venti punti di penalizzazione e un milione di euro d’ammenda, che determinarono l’impossibilità di iscrivere la squadra al campionato, e il conseguente fallimento del sodalizio.
Ad essere deferiti dalla Procura Federale furono in 67: in sostanza i dirigenti e tutti i giocatori che indossarono la casacca bianconera nei campionati 2006-2007, 2007-2008 e 2008-2009: il primo di serie C2, gli altri due di serie D.
La vicenda aveva preso le mosse da una indagine della Procura della Repubblica di Biella, da cui era emerso che la Biellese aveva corrisposto “in nero” ai propri calciatori ingenti somme (circa un milione e mezzo di euro, nei tre tornei) dopo aver creato una provvista di fondi neri attraverso la sistematica falsificazione di documenti che attestavano rimborsi spese per trasferte, anche all’estero, mai effettuate da propri dirigenti.
La distrazione di somme così operata dai dirigenti determinò una pesante crisi finanziaria che si risolse con il fallimento della società, che non intese avvalersi del patteggiamento (strada che, secondo alcune voci potrebbe essere invece imboccata dal Foggia) che prevede una cospicua riduzione della pena.
Il processo non si svolse subito, tanto che i deferiti invocarono la prescrizione dei termini per il dibattimento. La sentenza fu emessa a dicembre del 2012. Oltre alla pesante ammenda e ai venti punti di penalizzazione alla Società (deferita sia per responsabilità diretta che per responsabilità oggettiva), i dirigenti vennero inibiti per periodi compresi tra i tre e i 5 anni, e i giocatori squalificati e multati secondo una graduazione proposta dalla stessa Procura federale: fino a 10.000 € percepiti in “nero”, squalifica di un mese e ammenda di € 2.000; oltre 10.000 €, squalifica di due mesi 2 e ammenda di € 5.000.
Va detto che il comportamento posto in essere dai dirigenti della Biellese fu grave perché la “distrazione” dei fondi portò il sodalizio al default finanziario, fattispecie che non ricorre nel caso del Foggia, che deve però difendersi anche dall’accusa di aver introitato nel proprio bilancio soldi che erano, secondo l’accusa della Procura della Repubblica e del GIP di Milano, proventi di attività illecite poste in essere dall’ex vicepresidente Curci.
Il caso della Biellese dimostra però che Procura e Tribunale Federale non usano la mano leggera, quando si tratta di giudicare casi di fondi neri e di versamenti in nero.
Intrecciamo le dita e speriamo bene.
Ad essere deferiti dalla Procura Federale furono in 67: in sostanza i dirigenti e tutti i giocatori che indossarono la casacca bianconera nei campionati 2006-2007, 2007-2008 e 2008-2009: il primo di serie C2, gli altri due di serie D.
La vicenda aveva preso le mosse da una indagine della Procura della Repubblica di Biella, da cui era emerso che la Biellese aveva corrisposto “in nero” ai propri calciatori ingenti somme (circa un milione e mezzo di euro, nei tre tornei) dopo aver creato una provvista di fondi neri attraverso la sistematica falsificazione di documenti che attestavano rimborsi spese per trasferte, anche all’estero, mai effettuate da propri dirigenti.
La distrazione di somme così operata dai dirigenti determinò una pesante crisi finanziaria che si risolse con il fallimento della società, che non intese avvalersi del patteggiamento (strada che, secondo alcune voci potrebbe essere invece imboccata dal Foggia) che prevede una cospicua riduzione della pena.
Il processo non si svolse subito, tanto che i deferiti invocarono la prescrizione dei termini per il dibattimento. La sentenza fu emessa a dicembre del 2012. Oltre alla pesante ammenda e ai venti punti di penalizzazione alla Società (deferita sia per responsabilità diretta che per responsabilità oggettiva), i dirigenti vennero inibiti per periodi compresi tra i tre e i 5 anni, e i giocatori squalificati e multati secondo una graduazione proposta dalla stessa Procura federale: fino a 10.000 € percepiti in “nero”, squalifica di un mese e ammenda di € 2.000; oltre 10.000 €, squalifica di due mesi 2 e ammenda di € 5.000.
Va detto che il comportamento posto in essere dai dirigenti della Biellese fu grave perché la “distrazione” dei fondi portò il sodalizio al default finanziario, fattispecie che non ricorre nel caso del Foggia, che deve però difendersi anche dall’accusa di aver introitato nel proprio bilancio soldi che erano, secondo l’accusa della Procura della Repubblica e del GIP di Milano, proventi di attività illecite poste in essere dall’ex vicepresidente Curci.
Il caso della Biellese dimostra però che Procura e Tribunale Federale non usano la mano leggera, quando si tratta di giudicare casi di fondi neri e di versamenti in nero.
Intrecciamo le dita e speriamo bene.
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