Il Foggia e i pagamenti in nero: i precedenti nella giustizia sportiva

Puntuale come un orologio svizzero è arrivato dalla Procura Federale il deferimento del Foggia e dei suoi tesserati ed ex tesserati per le irregolarità contabili e per i pagamenti in nero, che hanno già portato al commissariamento del sodalizio rossonero e all’arresto del patron Fedele Sannella e dell’ex vicepresidente onorario Massimo Curci.
La stangata è di dimensioni considerevoli: ad essere raggiunti dal deferimento il Foggia, per responsabilità diretta e oggettiva, e 37 tra dirigenti, tecnici, atleti e collaboratori del sodalizio.
La società rischia una penalizzazione più o meno consistente di punti. I tesserati una squalifica. L’una e gli altri una pesante ammenda.
È molto difficile prevedere cosa succederà, anche perché mancano precedenti cui ispirarsi. È la prima volta che a carico di una società calcistica sono scattati i provvedimento previsti dalla legge 231 che punisce i reati commessi dalle società in quanto enti.
I pochi precedenti riguardano pene inflitte a singoli tesserati, colpevoli di aver erogato o percepito pagamenti in nero. E per i sodalizi i cui dirigenti sono stati accusati di aver pagato in nero i loro atleti? Vediamo.
Qualche anno fa incappò nei fulmini della giustizia sportiva la Nocerina, anche in questo caso a seguito di una indagine partita dalla magistratura ordinaria, che portò all’arresto del presidente della società campana e al sequestro di parte del capitale sociale, con l’accusa di frode fiscale.
Com’è successo al Foggia per Curci, anche nel caso della Nocerina l’indagine era partita da questioni che non riguardavano strettamente il calcio, ed era stata successivamente estesa agli ambienti sportivi.

Secondo l’accusa e secondo quanto accertarono gli agenti della Guardia di Finanza, due società esterne alla Nocerina, comunque riconducibili ai proprietari della compagine, avevano erogato a giocatori, tecnici, dipendenti, dirigenti e perfino al magazziniere del club compensi per “diritti d’indagine” che invece secondo gli inquirenti nascondevano veri e propri pagamenti in nero.
La prassi era reiterata (nella lente degli investigatori finirono i campionati 2009-2010 e 2010-2011) e diffusa: una sessantina le persone coinvolte, con compensi che arrivavano anche ad 80.000 euro.
Perte dei deferiti non arrivò al processo, perché gli accusati patteggiarono con la Procura Federale squalifiche ed ammende, che oscillarono da un turno di squalifica fino a 3 mesi e dieci giorni, con ammende fino a 13.300 euro.
Il personaggio più in vista coinvolto nella inchiesta fu l’allenatore Gaetano Auteri, accusato di aver percepito in nero 80.000 euro: patteggiò ottanta giorni di squalifica e pagò un’ammenda di circa 16.000 euro.
Gli altri dirigenti o calciatori deferiti vennero processati dal Tribunale federale che comminò pene molto severe ai dirigenti (inibizioni da 2 a 4 anni per i vertici del club) e decisamente più lievi ai giocatori, che vennero squalificati per periodi compresi tra una giornata e due mesi.
E la Nocerina? La posizione del club venne stralciata per un difetto di notifica, ma il processo non andò mai in porto perché, nel frattempo, la società campana era stata estromessa dal campionato di Lega Pro e retrocessa in Eccellenza per uno degli illeciti sportivi più clamorosi di tutta la storia del calcio. Il derby con la Salernitana era stato sospeso dall’arbitro perché cinque giocatori avevano finto di infortunarsi, per sfuggire alle minacce dei propri sostenitori.
Costretto a ripartire da capo, di fatto il sodalizio era stato completamente rinnovato. Qualche mese dopo la sentenza sui fondi neri, la F.I.G.C. ufficializzerà il cambio di denominazione societaria in Associazione Sportiva Dilettantistica Nocerina 1910, dando atto che la vecchia Nocerina non esisteva più. Quindi il processo per i fondi a carico della società non venne mai celebrato.
Un altro caso che presenta qualche analogia con quello che sta vivendo il Foggia ha riguardato il Catanzaro: in alcune intercettazioni telefoniche ordinate dalla procura di Palmi si faceva riferimento a pagamenti in nero che l’allora presidente del club calabrese aveva versato all’allenatore per rescindere consensualmente il contratto.
L’intercettazione aveva avuto luogo nell’ambito di una ben più vasta attività d’indagine che aveva per oggetto presunte irregolarità nella partita di Lega Pro, Catanzaro-Avellino. In questo caso, il filone principale dell’inchiesta riguardava un sospetto caso di illecito sportivo. La Procura Federale aveva deferito i due club e sette tesserati delle due società “per aver posto in essere atti diretti ad alterare il regolare svolgimento e il conseguente risultato finale del match”.
L’accordo era di pareggiare la partita, conclusasi però con la vittoria dell’Avellino perché, come si legge nel deferimento disposto dalla procura “a dispetto delle “intese” intercorse e in ragione dei concomitanti risultati maturandi dalle altre squadre concorrenti per la promozione, l'Avellino 1912 Srl, in corso di gara, decise di far propria l’intera posta in palio.”
Il Tribunale prosciolse tutti i deferiti, ravvisando “una evidente carenza probatoria della Procura Federale che, agli atti del processo, non solo non ha prodotto le perizie delle trascrizioni integrali delle intercettazioni (atti questi che non risultano trasmessi dalla Procura della Repubblica di Palmi), ma non ha neanche depositato l’ordinanza di custodia cautelare e l’informativa della Polizia giudiziaria poste a base di tutto l’impianto accusatorio”.
La stessa carenza i magistrati ravvisarono nel presunto caso di versamenti in nero: “In assenza del necessario supporto probatorio, anche le affermazioni contenute in ordine al presunto pagamento in nero effettuato dal Presidente del Catanzaro per rescindere consensualmente il contratto con il Cozza, non può, allo stato dell’assenza di atti introitati nel processo e per gli analoghi motivi già esposti in relazione all’ipotesi di illecito sportivo, trovare accoglimento».
La morale è che, sia nel caso della Nocerina che in quello del Catanzaro, i processi non hanno portato ad alcuna penalizzazione delle società accusate di aver effettuato pagamenti in nero ai propri tesserati.
E il Foggia? La situazione del sodalizio rossonera è aggravata dal fatto che la giustizia ordinaria ha colpito non soltanto i dirigenti ma anche, e direttamente, la società, con l’applicazione (è la prima volta che è accaduto ad una società di calcio) delle norme previste dalla Legge 231 che disciplina la responsabilità penale degli enti.
In realtà, proprio l’atto di deferimento elaborato dalla Procura Federale chiarisce cosa viene contestato al Foggia e, di conseguenza, a quali rischi va incontro la società. È da escludersi la retrocessione, che viene prevista dal Codice di Giustizia Sportiva esclusivamente in caso di illecito sportivo.
La procura contesta al Foggia la responsabilità diretta e la responsabilità oggettiva dei fatti connessi non solo ai pagamenti in nero, ma anche al presunto riciclaggio di danaro proveniente da attività illecite che ha portato in carcere l’ex vicepresidente Curci.
La responsabilità è diretta (e non solo oggettiva) in quanto tra gli accusati c’è Lucio Fares, presidente del sodalizio, cui l’atto di deferimento contesta testualmente "la violazione dell’art. 1 bis, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva sia in via autonoma che in relazione ai principi di corretta gestione delle società affiliate alla F.I.G.C. sanciti dall’art. 19, comma 1, dello Statuto della F.I.G.C. e dall’art. 84, comma 1, delle N.O.I.F. (si tratta delle Norme Organizzative Interna Federali, n.d.r.) , nonché violazione dell’art. 8, comma 2 CGS, per avere consentito l’impiego nell’attività gestionale e sportiva della Foggia Calcio s.r.l., nel corso delle stagioni sportive 2015/2016 e 2016/2017 quantomeno - allo stato degli atti – di un  importo monetario molto ingente, corrisposto dal sig. Curci Ruggiero Massimo, sia a mezzo di bonifici, sia a mezzo di denaro contante, proventi di attività illecite di evasione e/o elusione fiscale, alcune delle quali integranti anche reato”.
Rispetto al solito, e rispetto al classico caso di fondi neri o compensi versati in nero, c’è qualcosa di più e di diverso che colloca il caso Foggia sotto una luce particolare.
I tifosi sono in fibrillazione. Calcisticamente parlando per il Foggia e per Foggia sarà un’estate calda. Forse perfino torrida.

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