Il bidet dei Borboni e "‘u cacatúrё" dei sudditi (di Alfonso Foschi)

Il bidet borbonico della Reggia di Caserta
La questione meridionale può essere vista, e analizzata, da tante diverse prospettive. Quella scelta da Alfonso Foschi in questo articolo, bello e divertente, è certamente insolita, ma efficace. Il grande storico Giuseppe Galasso, scomparso qualche giorno fa, metteva in guardia quanti si occupano di questione meridionale, dal nutrire eccessive nostalgie borboniche. Ma l’articolo di Foschi è utile a capire che prima dell’unificazione d’Italia alcuni divari erano a vantaggio del tanto bistrattato Regno delle Due Sicilia. Per esempio, in materia di igiene personale.
Alfonso Foschi, da tempo pensionato, originario di San Severo ma residente a Genova, scrive per il diletto proprio e dei suoi sempre più affezionati lettori.
I suoi articoli suscitano sempre particolare interesse negli amici di Lettere Meridiane, e sono certo che anche questo non farà eccezione. Grazie ad Alfonso, e a voi buona lettura.
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IL BIDET DEI BORBONI E  ‘U  CACATÚRË  DEI  SUDDITI
Recentemente, uno dei miei storici interlocutori sulla Questione meridionale,”terrone” par mio e di fede neoborbonica, per dimostrare la superiore civiltà dei Borboni rispetto ai Savoia, mi ha rivelato la sua ultima storica  scoperta : il  regale  bidet  nella  maestosa reggia di Caserta. .
Per professione mi sono dovuto occupare un poco  dei  Borboni e dei Savoia e del loro ruolo nella storia d’Italia, soprattutto durante il Risorgimento, e la novella rivelazione del mio interlocutore mi ha fatto sentire in colpa: possibile, mi sono chiesto, che io abbia trascurato  un aspetto così importante della storia dei Borboni? Il Bidet, appunto, elemento distintivo del loro più elevato grado di civiltà rispetto ai pari grado Savoia? 

Allora ho cominciato a pormi delle domande : e i Savoia dove si lavavano il deretano? Forse, ho pensato, calando le regali chiappe sulle sponde del Po, magari in qualche discreta ansa del fiume, al riparo da occhi indiscreti?
Poi, quando si fa ricerca (storica, s’intende - magari in rete, a pescare bufale, come avvertiva Umberto Eco)  da cosa nasce cosa e così ho capito finalmente l’ostilità di Bossi e dei leghisti nei confronti dei Savoia, rei non solo per l’esser stati determinanti a “fare l’Italia …da disfare “, ma anche per la sacrilega profanazione del Sacro Po!
Infine mi sono chiesto: e i sudditi delle Loro Maestà, tanto quelli dei Borboni quanto quelli dei Savoia, come facevano quella cosa lì? Perbacco! Mi sono tornati in mente, a proposito, due importanti date di nascita: la mia, 23 gennaio 1935, e quella della Repubblica Italiana, 2 Giugno 1946 !
Dunque, fin quasi all’età di 11 anni, io sono stato, sia pure con non piena consapevolezza, suddito dei Savoia, di Vittorio Emanuele III soprattutto (lo  Sciaboletta) e, per un solo mese, di Umberto II  (il Re di Maggio ).
E allora, come suddito dei Savoia, come facevo io quella cosa lì?  Così ho incominciato a togliere un bel po’ di polvere dall’archivio storico del mio cervello e qualche ricordo è affiorato tra le nebbie del passato.
In quel tempo, la mia famiglia risiedeva a San Severo proprio all’inizio di via Basilicata in una  tipica casa di allora:  pianterreno con portoncino d’ingresso e una finestra su strada, primo piano con balcone, soffitta con finestra. Vi erano poche altre abitazioni simili, le sole con servizi igienici; le altre  erano dei miseri “bassi “ formati da un unico ambiente che dava ricovero a famiglie intere, anche  numerose, e talvolta pure ad animali domestici, quali galline e simili.
Come facevano costoro, sudditi dei Savoia (chissà come funzionava  sotto i “più civili” Borboni un secolo prima!) quella cosa lì? Caspiterina, ci sono, finalmente mi ricordo, usavano... ‘u cacatúrё !
All’alba, prima del sorgere del sole, erano per lo più le donne a far uscire da quei tuguri prima gli animali domestici a razzolare nella pubblica strada allora sterrata, e poi loro, magari  ancora con gli abiti da notte,  con ‘u cacatùrё a debita distanza dalle nari, colmo dei “bisognini” notturni di tutta la famiglia.   
Uscivano sollecite al grido dell’ ” operatore ecologico “  con  “ servizio  porta a porta “ :
   “ óh, ‘u  càrrё ! “
  “ Jèm’ a sscì !
  “ Jèmё a chi jèttё óh … ménё !
Unica aspirazione dei sudditi : sapere se anche i Savoia, nel frattempo, si fossero aggiornati e,  oltre al Trono e allo Scettro di prammatica, avessero anche loro lo speciale tronetto borbonico con relativo scettrino a corredo: il Bidet e lo Scopino. 
Alfonso Foschi 
Genova 

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