Lo strano caso della Professoressa Maddalena Pacifico (di Maurizio De Tullio)

La storia che state per leggere è a dir poco sconcertante, perché denuncia un certo modo di intendere la storia come scoop, come spettacolo, e non come scienza che dovrebbe insegnarci chi siamo stati, e chi siamo.
Ringrazio Maurizio De Tullio - che ancora una volta conferma il suo fiuto e il suo talento di impareggiabile cercatore di tracce - per averla voluta affidare a Lettere Meridiane. (g.i.)
* * *
Corsi e ricorsi storici. Quante volte sarà capitato di imbattersi in vicende dai risvolti ambivalenti o contradditori? Ma il caso di cui voglio raccontarvi, nell’imminenza della ricorrenza della Giornata della Memoria, apre uno squarcio su come si fa a volte ricerca storica a Foggia, anzi, di come a volte non si fa o si fa male. Ne parlo perché il caso in questione ha del clamoroso e, sia chiaro, ne parlo da giornalista.
Agli inizi dello scorso mese di dicembre, mi giunge una richiesta di aiuto da alcune maestre di una scuola elementare del capoluogo. “Vorremmo trovare – mi dicono – una personalità femminile alla quale intestare una via cittadina, in occasione del prossimo 8 Marzo, Festa della Donna. L’obiettivo è quello di presentare questo nome al Sindaco di Foggia per farlo rientrare nel futuro aggiornamento della toponomastica cittadina. Le personalità femminili, si sa, sono pochissime nel complesso delle intestazioni locali…”. 
Discorso doppiamente condiviso. Le maestre vogliono, quindi, impegnare gli alunni perché imparino a “usare” la Biblioteca, a conoscere i meccanismi su come fare una ricerca biografica, lavorando su un nome scelto non a caso. 
Comincio a scovare dei nomi e dopo aver individuato una quindicina di personalità femminili, tutte, a mio avviso, meritevoli almeno di considerazione, di comune accordo la scelta cade su Maddalena Pacifico, una docente che, da quel che annunciò a grandi lettere l’Università di Foggia alcuni anni fa, avrebbe insegnato nella nostra città a metà degli anni ’30 del secolo scorso, e che nessuno di noi conosceva in termini biografici.
Il nome della Pacifico era spuntato per la prima volta a Foggia nel gennaio 2014, per voce del Rettore dell’Università, Maurizio Ricci, “…nell'elenco dei circa 200 insegnanti ebrei colpiti da quella vergognosa inibizione, il 15 ottobre 1938 finì anche il nome di una professoressa che insegnava all'allora Regio Istituto Magistrale Poerio di Foggia. Si chiamava Maddalena Pacifico: dopo l'espulsione dalla scuola foggiana e l'inibizione perpetua dall'insegnamento perché ebrea, di lei non si seppe più nulla”.

Così, il 27 gennaio 2014 l'Università degli studi di Foggia, nella Giornata mondiale della Memoria, nel ricordare le migliaia di artisti, intellettuali, insegnanti di ogni ordine a grado che per primi divennero vittime della persecuzione razziale, propose a simbolo di quel dramma il nome della Professoressa Pacifico. In questo giusto contesto di memoria condivisa, la docente venne ricordata a grandi lettere dall’Università foggiana (potete leggere qui il relativo comunicato) e, a ruota, da tutta la stampa, locale e non. 
Ma laddove termina il ricordo per l’indegna pagina del ’38 – la più nera tra quelle di cui il Fascismo si macchiò tra le tante, insieme all’entrata in guerra al fianco di Hitler –, comincia il lavoro di chi è preposto alle verifiche storiche o, almeno, all’accertamento dei fatti. Una volta scelto il nome, mi dovevo subito impegnare ad approfondire la sua storia biografica e professionale.
La cosa non fu facile perché quel nome non presentava alcun tipo di supporto informativo: nulla su giornali, riviste o libri, solo qualcosa sul web ma in maniera nebulosa e frammentaria.
Intanto dovremmo dire, più correttamente, che la docente “avrebbe” insegnato un paio di anni a Foggia, venendo sollevata dall’insegnamento con l’entrata in vigore delle vergognose leggi razziali volute da Mussolini. Ho usato il condizionale perché di lei non c’è traccia nemmeno nell’ottimo volume scritto a quattro mani da due insigni studiosi, Mario Melino e Mario Freda: “Maestre e maestri del Poerio: dall’Unità d’Italia ai giorni nostri”. 
Al di là del fatto se ebbe oppure no esperienze di insegnamento al “Poerio” di Foggia (sto aspettando che dal Liceo si faccia luce sul fascicolo personale della Pacifico), la realtà che è emersa nelle ricerche da me effettuate a beneficio delle maestre è invece di tutt’altro spessore.
Maddalena Pacifico, benché figlia di genitori ebrei e come tale conosciuta dalle varie anime istituzionali del Regime fino all’autunno del 1940, in realtà fu sempre – dichiaratamente e con ampia facoltà di prova! – cattolicissima e soprattutto fascista: nell’anima, nel corpo e nelle varie manifestazioni in cui si espresse, a livello culturale e segnatamente musicale.
Quando la mia scheda biografica momentaneamente si interruppe, perché mancavano due tasselli importanti (luoghi e date di nascita e morte), avevo raccolto informazioni per la sola parte relativa alla carriera, che tra l’altro si distinse in vari àmbiti professionali: l’insegnamento, la direzione musicale, la composizione e l’impegno da bibliotecaria. 
Non potendo consegnare al Comune di Foggia un profilo biografico di Maddalena Pacifico (addirittura ad uso toponomastico!) privo degli essenziali dati anagrafici, chiesi un ulteriore periodo di tempo per poter meglio espletare il mio lavoro di ricerca. 
Mi rivolsi così alla dottoressa Annalisa Capristo, nota specialista italiana di musicisti ebrei, la quale, nel giro di pochi giorni mi portò clamorosamente a conoscere l’altra faccia di Maddalena Pacifico.
Questa docente, appena inquadrata nell’elenco dei docenti “a rischio” perché, appunto, di “razza” ebraica, fu effettivamente sospesa dalle attività che svolgeva e, nonostante fosse ben nota negli ambienti cattolici romani e a fronte di un curriculum evidentemente di schietta marca fascista, pagò un prezzo comunque pesante prima di essere “riabilitata” dai suoi stessi amici altolocati (scrisse finanche a Rachele Mussolini, pregandola di intervenire presto), a seguito della revisione del grado di giudizio che, come una scure, era caduto anche sul suo capo in quanto ufficialmente di origine ebraica. 
Nonostante ciò, sconfitto il Nazifascismo, col ritorno alla Democrazia e nonostante i suoi trascorsi e la fedeltà giurata in tutti i modi al Duce e al Fascismo, la Pacifico ottenne anche la “riabilitazione” nel lavoro, questa volta sotto le insegne della Repubblica italiana.
Tornando alla realtà odierna, la mia preghiera è che si abbia la correttezza di riconoscere l’errore, che non fu, nel 2014 a Foggia, quello di ricordare quella tragica pagina di Storia d’Italia – e quanti, tra ebrei e comunisti, omosessuali e zingari furono discriminati, licenziati, confinati o, peggio, assassinati in Italia e nei campi nazisti – ma fu di portare il più in alto possibile (proprio nel sacro giorno della Memoria!) un simbolo di quella discriminazione, senza aver contestualmente ricostruito per intero la sua biografia.
(Maurizio De Tullio)


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