I Grifoni di Ascoli Satriano approdano su Google Arts & Culture

La fortunata missione milanese dei Grifoni Policromi di Ascoli Satriano, esposti con straordinario successo all’Expo 2015, ha procurato allo splendido gruppo marmoreo custodito nel Polo Museale di Ascoli Satriano un record, bello e significativo.
I Grifoni sono il primo reperto archeologico della provincia di Foggia a finire nella straordinaria bacheca  Arts & Culture del Google Cultural Institute, dov’è possibile ammirarli in altissima definizione, fino ai più piccoli dettagli.
È come se si avesse modo di guardare lo straordinario trapezophoros con una lente di ingrandimento, cogliendo ogni sfumatura, ogni venatura, ogni colore del marmo (il reperto, risalente al terzo secolo prima di Cristo,  è straordinario perché sono pochissimi i  marmi policromi giunti fino a noi).
Nella collezione Arts & Culture di Google figurano due distinte schede e due distinte immagini della scultura, che è in realtà un sostegno di mensa che raffigura due grifi che sbranano una cerva.
La prima immagine, realizzata da Photoviews - Mourad Balti può essere vista cliccando su questo collegamento: per ingrandirla in modo da gustarne tutti i particolari utilizzare la lente di ingrandimento azzurra, in basso a destra sulla foto.
La seconda scheda ospita una interessante presentazione del Soprintendente per i beni archeologici della Puglia, Luigi La Rocca, che ricostruisce la storia del reperto ricordando come  i Grifoni e gli altri marmi policromi che si trovano ad Ascoli Satriano fossero stati rinvenuti alla metà degli anni ’70 del secolo scorso da scavatori di frodo nel territorio di Ascoli Satriano per essere incautamente  acquistati dal J.P. Getty Museum di Malibu che, in seguito ad una complessa e articolata indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, ha dovuto restituirli allo Stato Italiano.
“La straordinaria scultura, alta 95 cm e lunga 148 cm, - scrive il Soprintendente - è costituita da una coppia di grifi, animali fantastici con il corpo di leone e la testa di drago rappresentati con fine realismo mentre azzannano un cerbiatto ormai disteso al suolo. Del tutto peculiare è lo stato di conservazione della policromia che documenta l’uso di diverse tipologie di pigmenti per tratteggiare i particolari, dal rosa utilizzato per definire le linee incise dell’attacco del piumaggio al corpo e l’interno delle narici, al giallo, nella variante giallo/beige per distinguere il corpo dei grifi a quella molto accesa del corpo del cerbiatto e, ancora, il rosso utilizzato per le creste dei grifi e per il sangue della preda che cola dalle loro fauci, l’azzurro delle ali, il bianco, usato anche per sottolineare la scanalatura profonda della ripartizione delle piume, fino al verde impiegato per definire la base rocciosa.”
Anche nella seconda scheda è presente una riproduzione fotografica (dai colori più accentuati rispetto alla prima) probabilmente realizzata dai tecnici del Mibact. Potete ammirarla cliccando su questo collegamento.

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