Fuggi da Foggia? No, se bevi l'acqua di Pozzo Rotondo
Fuggi da Foggia, raccomanda l'antico proverbio che suona ai foggiani come un marchio d'infamia. Ma se da Foggia non vuoi fuggire, e ci vuoi restare, l'antidoto c'è: "Bevi l'acqua di Pozzo Rotondo", come suggeriva un altro adagio, purtroppo non noto quanto il primo.
Secondo tradizione chi si dissetava con l'acqua di quel pozzo, restava poi stregato dalla città.
Di questo e di altro vi parlo oggi, riproponendovi un mio vecchio articolo.
Ancorché particolarmente “datato”, perché la situazione che allora raccontavo è sensibilmente mutata, a volte in meglio, altre in peggio, l’articolo che scrissi per la Gazzetta del Mezzogiorno sulla critica situazione in cui versavano le fontane cittadine, resta a suo modo attuale. Venne pubblicato dal quotidiano regionale nell’ambito della rubrica Foggia da salvare, sabato 19 Dicembre 1981.
E già allora era ben vivo nella opinione pubblica cittadina il tema della bellezza, o più precisamente e impietosamente, della bruttezza della città, le cui fontane costituivano una parte non trascurabile, ma parecchio trascurata, dell’arredo urbano.
Vi propongo oggi quell’articolo, che potete scaricare nella sua versione originale, in pdf, cliccando qui.
Ricordo agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane che sto pubblicando a puntate gli articolo che scrissi per la rubrica Foggia da Salvare sulla Gazzetta.
Alla fine dell’articolo potete trovare i collegamenti alle puntate precedenti.
Ad eccezione di quelle più centrali (la fontana dell'acquedotto pugliese a piazza Cavour e quella della Stazione ferroviaria), non ne funzionano altre. Molte non danno più acqua da diversi anni, altre sono state chiuse di recente. Ma il dato comune a tutte è l'abbandono, che sovente fa il paio con condizioni igieniche a dir poco precarie.
In simili condizioni versa anche la più rappresentativa delle fontane ornamentali cittadine: Il “pozzo rotondo”, che si vuole sorgesse giusto al centro del palazzo imperiale di Federico II, ed è ubicato oggi nella piazza intestata all’imperatore svevo.
Anche se l’attuale è in realtà una copia di quello originario (inopinatamente distrutto per fare posto ad una statua, e successivamente sostituito dalla “copia”), il “pozzo”, al di là del suo essere o meno fridericiano, occupa un posto fondamentale nella tradizione cittadina.
Uno studioso locale, Urbano Marano, ha riportato in auge, di recente, nel suo volume “Foggia nostra”, un detto popolare quanto mai significativo: “Ha bevuto l'acqua di pozzo rotondo”. Cosi s'usava dire a proposito di quei -forestieri- che, immigrati a Foggia, s’erano ben trovati ed erano stati tanto assorbiti dalla città da
bere, appunto, quest'acqua ospitale e quasi taumaturgica.
Così si usava, adoperare l'imperfetto è d’obbligo perché bere oggi, quell'acqua, è un piacere non più consentito: da almeno una ventina d’anni, infatti, non sgorga più dalla tradizionale fontana.
Da meno tempo l'acqua è invece scomparsa dalla “fontana delle tre fiammelle” che si trova in piazza del Lago, nel luogo dove, secondo la tradizione, fu rinvenuto il Tavolo della Madonna dei Sette Veli.
Anche se la sua costruzione è recente (risale infatti agli Anni 30) i foggiani vi sono molto affezionati, un po' per la freschezza dell’acqua che ne usciva, un po’ per il fatto che simboleggia l’origine della città.
Qualche anno fa fu recintata e non fu più possibile l’accesso. La chiusura fu motivata dalla necessita di mantenere più decorosa la piazza, impedendo il continuo assalto dei ragazzini alla fontana. Sta di fatto, però, che dopo la recinzione, nessuno si è preso cura della fontana, che adesso non funziona proprio più.
La medesima situazione si riscontra in tante altre fontane cittadine: quelle di piazza XX settembre sono chiuse da tempo e sono diventate ricettacolo di rifiuti; analogamente sporca è la vasca di piazza Municipio, la cui fontana è spenta da lungo tempo.
Al degrado generale non sfuggono neppure le fontane più centrali, è il caso di quella di piazza San Francesco, del giardini di piazza Maria Grazia Barone e perfino dell’unica residua fontana ornamentale esistente nella villa comunale, la “cascatella”, che divide la villa dal parco del “boschetto”.
Ma come si è venuta a determinare questa deprimente situazione? Incuria, manutenzione mal eseguita, mancanza di personale. Perfino l’addetto alla pulizia delle fontane comunali non esiste più. L’incaricato, infatti, è stato promosso e non si è provveduto a trovare qualcuno che lo rimpiazzasse. Siamo ai limiti del paradossale. Eppoi ci si lamenta quando si sente dire dai “forestieri” che Foggia è una città brutta: non sarebbe meglio tornare a offrir loro l’acqua del pozzo rotondo?
Geppe Inserra
Le puntate precedenti di Foggia da salvare:
Secondo tradizione chi si dissetava con l'acqua di quel pozzo, restava poi stregato dalla città.
Di questo e di altro vi parlo oggi, riproponendovi un mio vecchio articolo.
Ancorché particolarmente “datato”, perché la situazione che allora raccontavo è sensibilmente mutata, a volte in meglio, altre in peggio, l’articolo che scrissi per la Gazzetta del Mezzogiorno sulla critica situazione in cui versavano le fontane cittadine, resta a suo modo attuale. Venne pubblicato dal quotidiano regionale nell’ambito della rubrica Foggia da salvare, sabato 19 Dicembre 1981.
E già allora era ben vivo nella opinione pubblica cittadina il tema della bellezza, o più precisamente e impietosamente, della bruttezza della città, le cui fontane costituivano una parte non trascurabile, ma parecchio trascurata, dell’arredo urbano.
Vi propongo oggi quell’articolo, che potete scaricare nella sua versione originale, in pdf, cliccando qui.
Ricordo agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane che sto pubblicando a puntate gli articolo che scrissi per la rubrica Foggia da Salvare sulla Gazzetta.
Alla fine dell’articolo potete trovare i collegamenti alle puntate precedenti.
* * *
FOGGIA DA SALVARE / Le fontane della città
Annunciarono l’acqua, adesso
...sono un monumento alla siccità e all’incuria
FOGGIA — Non sono famose come la fontana di Trevi, non attirano i turisti. Non hanno pregi architettonici o artistici particolari (anzi ammettiamolo sommessamente, sono un po’ bruttine). Ma le fontane ornamentali possono vantare un loro ruolo nella storia foggiana: simbolo di passati fasti e di nuove speranze (alcune furono erette in coincidenza con l'attesissimo arrivo dell acqua), non meritano comunque il degrado nel quale si trovano.Ad eccezione di quelle più centrali (la fontana dell'acquedotto pugliese a piazza Cavour e quella della Stazione ferroviaria), non ne funzionano altre. Molte non danno più acqua da diversi anni, altre sono state chiuse di recente. Ma il dato comune a tutte è l'abbandono, che sovente fa il paio con condizioni igieniche a dir poco precarie.
In simili condizioni versa anche la più rappresentativa delle fontane ornamentali cittadine: Il “pozzo rotondo”, che si vuole sorgesse giusto al centro del palazzo imperiale di Federico II, ed è ubicato oggi nella piazza intestata all’imperatore svevo.
Anche se l’attuale è in realtà una copia di quello originario (inopinatamente distrutto per fare posto ad una statua, e successivamente sostituito dalla “copia”), il “pozzo”, al di là del suo essere o meno fridericiano, occupa un posto fondamentale nella tradizione cittadina.
Uno studioso locale, Urbano Marano, ha riportato in auge, di recente, nel suo volume “Foggia nostra”, un detto popolare quanto mai significativo: “Ha bevuto l'acqua di pozzo rotondo”. Cosi s'usava dire a proposito di quei -forestieri- che, immigrati a Foggia, s’erano ben trovati ed erano stati tanto assorbiti dalla città da
bere, appunto, quest'acqua ospitale e quasi taumaturgica.
Così si usava, adoperare l'imperfetto è d’obbligo perché bere oggi, quell'acqua, è un piacere non più consentito: da almeno una ventina d’anni, infatti, non sgorga più dalla tradizionale fontana.
Da meno tempo l'acqua è invece scomparsa dalla “fontana delle tre fiammelle” che si trova in piazza del Lago, nel luogo dove, secondo la tradizione, fu rinvenuto il Tavolo della Madonna dei Sette Veli.
Anche se la sua costruzione è recente (risale infatti agli Anni 30) i foggiani vi sono molto affezionati, un po' per la freschezza dell’acqua che ne usciva, un po’ per il fatto che simboleggia l’origine della città.
Qualche anno fa fu recintata e non fu più possibile l’accesso. La chiusura fu motivata dalla necessita di mantenere più decorosa la piazza, impedendo il continuo assalto dei ragazzini alla fontana. Sta di fatto, però, che dopo la recinzione, nessuno si è preso cura della fontana, che adesso non funziona proprio più.
La medesima situazione si riscontra in tante altre fontane cittadine: quelle di piazza XX settembre sono chiuse da tempo e sono diventate ricettacolo di rifiuti; analogamente sporca è la vasca di piazza Municipio, la cui fontana è spenta da lungo tempo.
Al degrado generale non sfuggono neppure le fontane più centrali, è il caso di quella di piazza San Francesco, del giardini di piazza Maria Grazia Barone e perfino dell’unica residua fontana ornamentale esistente nella villa comunale, la “cascatella”, che divide la villa dal parco del “boschetto”.
Ma come si è venuta a determinare questa deprimente situazione? Incuria, manutenzione mal eseguita, mancanza di personale. Perfino l’addetto alla pulizia delle fontane comunali non esiste più. L’incaricato, infatti, è stato promosso e non si è provveduto a trovare qualcuno che lo rimpiazzasse. Siamo ai limiti del paradossale. Eppoi ci si lamenta quando si sente dire dai “forestieri” che Foggia è una città brutta: non sarebbe meglio tornare a offrir loro l’acqua del pozzo rotondo?
Geppe Inserra
Le puntate precedenti di Foggia da salvare:
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