"Perché nasce ancora il bambinello": la poesia di Natale di Giovanni Battista Roselli
Non si può ascoltare la poesia sul Natale declamata da Giovanni Battista Roselli, senza lasciarsi prendere da una profonda commozione (potete scaricarla dal collegamento alla fine del post). È una poesia gioiosa, ottimista: “Natale è la festa della prijezza”, "Natale è la festa dell’allegria" sottolinea l’autore, e sembra quasi vederlo sorridere, mentre declama i suoi bei versi, che Lettere Meridiane pubblica grazie a suo figlio Gilberto, che ha custodito la preziosa registrazione e ha voluto condividerla con gli amici e i lettori del blog.
Il nodo alla gola nasce non soltanto perché sono versi belli, intrisi di gioia, di speranza, di augurio sincero. I Natali di Giovanni Roselli dovevano essere molto particolari, fintanto che è rimasto in vita. Perché due Natali li aveva vissuti in una particolarissima situazione, che avrebbe lasciato una traccia indelebile nella sua vita:il Natale del 1943 e quello del 1944, Roselli li aveva passati nel lager di Dachau, il più antico dei campi nazisti, fondato da Heinrich Himmler, tristemente noto per aver fatto da modello a quello di Auschwitz.
Su quella drammatica esperienza, Roselli ha lasciato un memoriale, pubblicato tempo fa da Lettere Meridiane, che potete leggere e scaricare qui.
Gli si può dunque credere quando, concludendo con un velo di commozione la sua bella poesia natalizia, dice: "e ‘ppe questa umanità, che non s’vol cchiù acconcià, mezz’au vov e ll’asinello nasc’ancora u Bambinill”. "È per questa umanità, che non si vuol più sistemare, che nasce ancora il Bambinello".
Versi ancora attualissimi, visti i venti di razzismo, di egoismo e di nazifascismo che soffiano ancora sull’Europa.
Ascoltateli scaricando la poesia declamata dalla voce di Roselli al collegamento qui sotto:
https://www.dropbox.com/s/17om20wupq9j8jg/NATALE.aiff?dl=0
Il nodo alla gola nasce non soltanto perché sono versi belli, intrisi di gioia, di speranza, di augurio sincero. I Natali di Giovanni Roselli dovevano essere molto particolari, fintanto che è rimasto in vita. Perché due Natali li aveva vissuti in una particolarissima situazione, che avrebbe lasciato una traccia indelebile nella sua vita:il Natale del 1943 e quello del 1944, Roselli li aveva passati nel lager di Dachau, il più antico dei campi nazisti, fondato da Heinrich Himmler, tristemente noto per aver fatto da modello a quello di Auschwitz.
Su quella drammatica esperienza, Roselli ha lasciato un memoriale, pubblicato tempo fa da Lettere Meridiane, che potete leggere e scaricare qui.
Gli si può dunque credere quando, concludendo con un velo di commozione la sua bella poesia natalizia, dice: "e ‘ppe questa umanità, che non s’vol cchiù acconcià, mezz’au vov e ll’asinello nasc’ancora u Bambinill”. "È per questa umanità, che non si vuol più sistemare, che nasce ancora il Bambinello".
Versi ancora attualissimi, visti i venti di razzismo, di egoismo e di nazifascismo che soffiano ancora sull’Europa.
Ascoltateli scaricando la poesia declamata dalla voce di Roselli al collegamento qui sotto:
https://www.dropbox.com/s/17om20wupq9j8jg/NATALE.aiff?dl=0
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