Manlio Guberti, il magico artista che amò il Gargano e visse a Torre Montepucci
Soffro della sindrome di Stendhal. La prima volta me ne sono accorto davanti alla Venere di Botticelli. Poi è successo al cospetto del David di Donatello. Più recentemente i sintomi si sono ripetuti davanti ai quadri di Wolfgang Lettl.
Fino a qualche giorno fa, era sempre accaduto davanti ad un'opera d'arte reale, tangibile. Poi, per la prima volta, la sindrome mi ha sorpreso mentre mi perdevo davanti ad una riproduzione digitale di una opera d'arte. Quella che apre e illustra questa lettera meridiana.
Allora non conoscevo né avevo letto nulla di Manlio.
Sono rimasto semplicemente abbacinato. Più che vertigine o spaesamento è stato come essere risucchiato da quella visione. Diventarne parte. Starci dentro e attraverso.
Poi Teresa Maria Rauzino mi ha “presentato” Manlio Guberti, inviandomi l’articolo che potete leggere qui sotto, in occasione della retrospettiva che la Galleria Medina ArteRoma gli ha dedicato per celebrare il centenario della nascita dell’artista(Se siete a Roma in questi giorni di festa, andate a visitarla, resterà aperta fino al 27 dicembre).
Artista sorprendente, che parla dritto all’anima, e la conquista, lasciandoti dentro l’insopprimibile desiderio di vedere ancora, di scoprire ancora. È quanto Lettere Meridiane cercherà di fare con la preziosa collaborazione di Teresa, per celebrare com’è doveroso la memoria di questo grande personaggio che ha amato molto la Capitanata e il Gargano, scegliendo di vivere nella Torre di Monte Pucci e immortalando gli splendidi paesaggi del Gargano, promuovendoli nel mondo (g.i.).
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MANLIO, L’ ARTISTA CHE VISSE NELLA TORRE DI MONTEPUCCI (PESCHICI)
Intorno agli anni Cinquanta, la Torre di Montepucci divenne, per qualche anno, la residenza di Manlio Guberti che vi aprì un ospitale “Club della Tavolozza”. Pittore, incisore e poeta, era un uomo coltissimo, curioso di tutto, che amava molto la solitudine del selvaggio Gargano, e di Montepucci in particolare.
Manlio era capace di contemplare un’onda, intuendo l’ordine nell’apparente disordine e leggendovi armonie “frattali”. Scrive nel suo epistolario dal Monte Orcius: «In questi giorni ho fatto diversi studi di onde, specialmente vedendole dall’alto capisco perché gli antichi aggiogarono al carro di Poséidon i cavalli, che sono forse gli animali più belli della terra…».
Manlio Guberti |
Manlio Guberti, nato nel 1917 a Ravenna, è morto nel 2003, a 86 anni, nella sua amata campagna a Castelnuovo di Porto, in località Monte d’Arca, nei pressi di Roma, conducendo una vita da eremita, una vita tranquilla, lontano da rumori, odori e “trastulli” del mondo moderno. Aveva studiato musica e giurisprudenza, laureandosi nel 1939 all’Università di Bologna. Dopo la guerra, era entrato all’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi nel 1944. Nello stesso anno partecipava alla Biennale di Venezia, la prima di più di 50 esposizioni personali in Italia e nel mondo. Negli Usa, Guberti incontrò il regista George Cukor e divenne amico dei famosi attori Spencer Tracy e Katherine Hepburn. Ritrasse Frances Rich, una grande scultrice americana amica della Hepburn.
Ma “Nemo propheta in patria”… nemmeno Manlio. Per consolarlo, l’amico astronomo Paolo Maffei gli scrisse: “Nulla di quanto è prodotto dal pensiero va perduto… Non capiranno i tuoi dipinti né i tuoi versi né quelli di Omero o la Divina Commedia. E tuttavia, se sapranno progredire su una strada migliore della nostra, sarà merito anche di quanto hanno fatto Omero, Dante, Guberti”.
Nella pittura di Manlio Guberti Helfrich possiamo cogliere le influenze del cubismo e del futurismo, che, con il passare degli anni, rielaborò attraverso una lettura personale ed incontaminata.
“Nessuno è profeta nel suo paese”, ribadì nel 2003 Jean-Louis Gaudet, ricordando che il museo statale russo di Yaroslav, città sul Volga a nord di Mosca, aveva acquisito molti suoi dipinti e incisioni, e annunciato l’imminente apertura di una galleria dedicata ai dipinti dell’artista. Conosciuto in tutto il mondo, Manlio fuggiva dalla notorietà. Mentre molti dei suoi colleghi corteggiavano gallerie e mostre dell’Italia del dopoguerra, Manlio rimaneva fedele ai propri principi, manteneva la propria libertà.
Manlio scrisse il primo manuale di “serigrafia” per artisti e nella prestigiosa collana dei Manuali Hoepli pubblicò «La Vela», un vero classico del genere. Il poeta e pittore, infatti, fu un appassionato di vela e come tale progettò e costruì particolari attrezzature veliche che ancora oggi sono alla base di questo sport. “Le sue invenzioni - scrive Franco Gàbici - non conobbero mai l’albo dei brevetti perché i poeti sono candidi e non pensano a queste cose. Lui guarda il mondo coi suoi occhi poeta e di tanto in tanto gratifica gli amici con un volume di versi”.
E’ sempre Franco Gàbici che ne annuncia la morte: “La cosa che mi ha colpito è stata la lettera che ho ricevuto proprio ieri, una lettera di Manlio ed era una lettera di ringraziamento per tutti i pensieri degli amici nei suoi confronti e dentro alla lettera c’era un bigliettino con su scritto “A cremazione avvenuta, vi comunico di essere morto il 12.XII.2003 – ore 17.30 c.”. Segue la sua inconfondibile firma. Manlio ha voluto essere vivo anche nel momento doloroso della morte …Oggi il mare era bellissimo, e mi è parso di vedere la vela di Manlio attorcigliata attorno all’albero maestro della vita, come un ombrellone chiuso per sempre in faccia al sole, e ho pensato con dolore a quanti hanno già sparso sulla grande spiaggia dell’eternità la sabbia delle loro clessidre e mi sono ricordato dell’eterno e delle morte stagioni, ma questo per la verità lo aveva già pensato il grande Giacomo, il poeta della Luna e della notte”.
Teresa Maria Rauzino
LA MOSTRA A ROMA
MANLIO. VIAGGIO NELLA MEMORIA
Per celebrare il centenario della nascita del pittore Manlio Guberti Helfrich (1917-2003), Medina Roma in via Angelo Poliziano, 32-34-36 nel quartiere Esquilino ospita la personale dal titolo: “Manlio. Viaggio nella Memoria”. La mostra è realizzata in collaborazione con la famiglia del pittore e il patrocinio del Comune di Roma.
Il vernissage: venerdì 8 dicembre alle ore 18.00
Serata- Evento: sabato 16 Dicembre ore 18.00
Apertura al pubblico: 8-14 e 16-27 Dicembre 2017 | Lun- Ven 10-13 e 15-19.
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