L'antica Capitanata che non c'è più: l'isola di Pelagosa
Un pezzo dell’antica Capitanata emerge dalle carte custodite dalla Biblioteca Nazionale Francese, che l’ha messa on line grazie al suo straordinario archivio digitale, Gallica. È l’Isola di Pelagosa, un piccolo arcipelago oggi croato, ma che per svariati secoli ha fatto parte della provincia di Foggia.
Lettere Meridiane se n’è occupata in passato perché, nonostante un accordo internazionale preveda che i pescatori italiani (sono soprattutto quelli di Manfredonia che vi si recano) possano gettare le reti nelle acque dell’arcipelago, sovente chi si è avventurato a Pelagosa è stato fermato e pesantemente multato dalle autorità croate.
Straordinario patrimonio ambientale, paesaggistico e naturalistico, la carta custodita dalla Biblioteca Nazionale Francese è verosimilmente tra le poche e più antiche che siano state realizzate su Pellagrosa.
L’ha disegnata, “a volo d’uccello” il cartografo italiano Vincenzo Maria Coronelli, nel 1689. Fa parte di una pubblicazione più ampia, che comprende anche altre carte, e fa parte della raccolta, curata dallo stesso Coronelli, Citta, fortezze, isole, e porti principali dell'Europa, in planta, et in elevatione, descritte, e publicate ad uso dell'Accademia Cosmografica degli Argonauti.
Quella raccontata da Pelagosa è una storia tanto bizzarra quanto avvincente. Alcuni ritrovamenti archeologici fanno pensare che sia stata abitata fin dall’antichità, forse addirittura dalla preistoria. Si trovò prima sotto il dominio di Venezia, quando questa era una potente repubblica marinara, per passare sotto quello dei Borboni, che la ripopolarono.
È proprio durante il Regno delle Due Sicilie che l’Arcipelago ha fatto parte del territorio della Provincia di Foggia. Con l’Unità d’Italia, l’isola fu al centro di una contesa tra Italiani e Austriaci, che in sostanza l’occuparono, costruendovi il faro, uno dei più grandi di tutto il Mediterraneo. Con la prima guerra mondiale, Pelagosa tornò italiana, per essere aggregata, però, non più con la Capitanata ma con la provincia di Pola.
A segnare definitivamente i destino dell’isola fu la seconda guerra mondiale. Il trattato di pace sancì il suo passaggio alla Iugoslavia, confermando tuttavia i privilegi ai pescatori italiani. Privilegi che sono stati però ripetutamente disattesi, da quando, con lo scioglimento della Iugoslavia, Pelagosa e le altre isole che ne compongono l’arcipelago sono finite in mano croata.
Come mai i nostri dirimpettai nell’Adriatico si ostinano a non riconoscere i diritti dei pescatori italiani legittimati dal Tratto di pace? Questa è un’altra storia, che prometto di raccontarvi domani.
Per il momento, gustatevi la carta di Coronelli. Quella originale, estratta da Gallica (cliccando qui potete accedere alla pagina) è in bianco e nero.
Per gli amici e i lettori di Lettere Meridiane c’è anche una versione colorizzata, realizzata utilizzando - come abbiamo fatto spesso negli ultimi mesi (cliccando qui accedete a tutte le foto colorizzate pubblicate dal blog, con i relativi commenti) la tecnica di intelligenza artificiale “profonda” di Satoshi Iizuka, Edgar Simo-Serra e Hiroshi Ishikawa (Let there be Color!: Joint End-to-end Learning of Global and Local Image Priors for Automatic Image Colorization with Simultaneous Classification).
Per guardarle o scaricarle in alta risoluzione, cliccare sui collegamenti qui sotto:
Lettere Meridiane se n’è occupata in passato perché, nonostante un accordo internazionale preveda che i pescatori italiani (sono soprattutto quelli di Manfredonia che vi si recano) possano gettare le reti nelle acque dell’arcipelago, sovente chi si è avventurato a Pelagosa è stato fermato e pesantemente multato dalle autorità croate.
Straordinario patrimonio ambientale, paesaggistico e naturalistico, la carta custodita dalla Biblioteca Nazionale Francese è verosimilmente tra le poche e più antiche che siano state realizzate su Pellagrosa.
L’ha disegnata, “a volo d’uccello” il cartografo italiano Vincenzo Maria Coronelli, nel 1689. Fa parte di una pubblicazione più ampia, che comprende anche altre carte, e fa parte della raccolta, curata dallo stesso Coronelli, Citta, fortezze, isole, e porti principali dell'Europa, in planta, et in elevatione, descritte, e publicate ad uso dell'Accademia Cosmografica degli Argonauti.
Quella raccontata da Pelagosa è una storia tanto bizzarra quanto avvincente. Alcuni ritrovamenti archeologici fanno pensare che sia stata abitata fin dall’antichità, forse addirittura dalla preistoria. Si trovò prima sotto il dominio di Venezia, quando questa era una potente repubblica marinara, per passare sotto quello dei Borboni, che la ripopolarono.
È proprio durante il Regno delle Due Sicilie che l’Arcipelago ha fatto parte del territorio della Provincia di Foggia. Con l’Unità d’Italia, l’isola fu al centro di una contesa tra Italiani e Austriaci, che in sostanza l’occuparono, costruendovi il faro, uno dei più grandi di tutto il Mediterraneo. Con la prima guerra mondiale, Pelagosa tornò italiana, per essere aggregata, però, non più con la Capitanata ma con la provincia di Pola.
A segnare definitivamente i destino dell’isola fu la seconda guerra mondiale. Il trattato di pace sancì il suo passaggio alla Iugoslavia, confermando tuttavia i privilegi ai pescatori italiani. Privilegi che sono stati però ripetutamente disattesi, da quando, con lo scioglimento della Iugoslavia, Pelagosa e le altre isole che ne compongono l’arcipelago sono finite in mano croata.
Come mai i nostri dirimpettai nell’Adriatico si ostinano a non riconoscere i diritti dei pescatori italiani legittimati dal Tratto di pace? Questa è un’altra storia, che prometto di raccontarvi domani.
Per il momento, gustatevi la carta di Coronelli. Quella originale, estratta da Gallica (cliccando qui potete accedere alla pagina) è in bianco e nero.
Per gli amici e i lettori di Lettere Meridiane c’è anche una versione colorizzata, realizzata utilizzando - come abbiamo fatto spesso negli ultimi mesi (cliccando qui accedete a tutte le foto colorizzate pubblicate dal blog, con i relativi commenti) la tecnica di intelligenza artificiale “profonda” di Satoshi Iizuka, Edgar Simo-Serra e Hiroshi Ishikawa (Let there be Color!: Joint End-to-end Learning of Global and Local Image Priors for Automatic Image Colorization with Simultaneous Classification).
Per guardarle o scaricarle in alta risoluzione, cliccare sui collegamenti qui sotto:
- Carta di Pelagosa di Coronelli, originale in bianco e nero in hd
- Carta di Pelagosa di Coronelli, colorizzata, in hd
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