Quel voto sciolto: dopo 180 anni salta la processione dell'Addolorata
Nella foto di Longo, un'antica immagine di una processione, in corso V.Emanuele |
Come riferiscono le cronache dell’epoca, la statua della Vergine prese a lacrimare copiosamente. Nell’immaginario collettivo quel pianto venne associato alla terribile epidemia di peste che stava colpendo dalla città e che sembra si arrestò dopo quel prodigioso evento. Per questo, la Madonna dell’Addolorata viene chiamata a Foggia anche “liberatrice dal colera”.
Per centottanta anni, i foggiani hanno manifestato la loro gratitudine alla Madonna con un’affollata processione, qualcuno sostiene che si sia trattato di un vero e proprio voto. Che sembra essere stato però sciolto.
Per la prima volta, quest’anno la processione non si è tenuta. Inoltre, ogni riferimento al prodigioso evento del 15 luglio 1837 è scomparso dal programma della festa, che si è tenuta a San Giovanni Battista.
Il programma metteva (giustamente) in risalto i mali moderni che angustiano la città, così come fece il colera 180 anni fa: il male metropolitano, le malattie fisiche, il male spirituale. Nessun riferimento, però, a quanto accaduto il 15 luglio di tanti anni fa.
Presso la parrocchia opera una pia unione (versione femminile delle congregazioni) intitolata proprio a quel prodigio, la Pia Unione Addolorata del Colera. Cinque anni fa, per ricordare il 175° anniversario dell’evento venne indetto un Anno Giubilare per ricordare, così si leggeva nella intitolazione “la liberazione dal colera della città di Foggia per intercessione dell’Addolorata della parrocchia sita in piazza Piano della Croce“.
La cerimonia religiosa che aprì l’anno giubilare venne presieduta dall’arcivescovo in persona, che era allora mons. Francesco Tamburino, alla presenza dell’allora parrocco, don Gaetano Marcheggiano.
La scelta di non far svolgere la processione non è stata motivata. Non è difficile, tuttavia, inquadrarla nell’atteggiamento di crescente distacco se non di aperta presa di distanza che la chiesa foggiana sembra avere adottato verso alcune manifestazioni di religiosità popolare e verso l’attività delle confraternite (per la cui riorganizzazione si è svolto di recente un convegno).
Da qualche anno, le chiese non parrocchiali (quelle che vengono mantenute, appunto, dalle confraternite) sono chiuse nella giornata del giovedì santo, sicché la pratica dei cosiddetti “sepolcri” è limitata soltanto alle chiese parrocchiali.
Nel mirino delle autorità religiose potrebbe finire adesso una delle processioni più sentite, quella dei Misteri dolorosi che si svolge il venerdì Santo, e in particolare la fase conclusiva, consistente nell’incontro drammatico tra il sepolcro dove giace il corpo Gesù e la statua della Madonna Addolorata.
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