Quando il passato si illumina di colore / Manfredonia, Siponto e il Gargano negli anni Trenta
Le fotografie in bianco nero hanno un loro indubbio fascino. Sanno di antico, di passato. Però ci consegnano una immagine fatalmente distorta e limitata rispetto a quello che vedeva chi li ha scattate, e che percepiva la realtà a colori.
Restituire colore alle fotografie in bianco e nero è un po’ come andare indietro nel tempo, recuperando (seppure, ovviamente, in parte minima, le atmosfere cromatiche del momento in cui l’attimo bloccato dalla foto s’impresse sulla pellicola).
Vale la pena sottolineare che la tecnica utilizzata per generare la colorizzazione delle antiche foto, messa a punto dai docenti giapponesi della Waseda University di Tokio, Satoshi Iizuka, Edgar Simo-Serra e Hiroshi Ishikawa si fonda su dati di fatto, più che su artifici. Il calcolo digitale entra massicciamente nella procedura, ma più per cercare di recuperare informazioni dai dati di realtà, che non per produrre una realtà artefatta.
Al cuore dell’ingegnoso algoritmo c’è la classificazione preventiva dalla fotografia da trattare, attraverso un complesso sistema di Neural Network che riesce ad individuare le diverse forme esistenti nella immagine, e a dar loro colore.
Nel video qui sotto, potete vedere cosa è venuto fuori dall’applicazione di questa tecnica su una serie di belle fotografie in bianco nero tratte dal Fondo Ester Loiodice e dal Fondo Rosario Labbadessa, custoditi nella Biblioteca Provinciale “La magna Capitana” di Foggia, e che prendono per la prima volta colore.
Quando il passato si illumina di colore vi mostra una sequenza di venti scatti su Manfredonia, Siponto e il Gargano negli anni Trenta, quando questa porzione del territorio pugliese si trovava al centro di uno dei più grandi processi di trasformazione della sua storia. Si costruiva infatti la nuova stazione ferroviaria che giungeva fino al porto, esso stesso ampliato e potenziato, mentre la zona paludosa di Siponto veniva sottoposta ad una radicale azione di bonifica, e cominciavano timidamente ad affacciarsi le prime attività turistiche.
Le immagini sono ad alta risoluzione, e sono state preventivamente trattate e restaurate digitalmente, prima del processo di colorizzazione.
Trovo il risultato interessante, e spero che piaccia anche agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane. Se l’esperimento è di vostro gradimento potrei ripeterlo anche su immagini riguardanti altre località. Fatemi sapere. E così pure fatemi sapere (inviandomi eventualmente una mail dove possa spedirvele) se siete interessati ad ottenere qualcuna delle foto che animano la sequenza.
Buona visione.
Restituire colore alle fotografie in bianco e nero è un po’ come andare indietro nel tempo, recuperando (seppure, ovviamente, in parte minima, le atmosfere cromatiche del momento in cui l’attimo bloccato dalla foto s’impresse sulla pellicola).
Vale la pena sottolineare che la tecnica utilizzata per generare la colorizzazione delle antiche foto, messa a punto dai docenti giapponesi della Waseda University di Tokio, Satoshi Iizuka, Edgar Simo-Serra e Hiroshi Ishikawa si fonda su dati di fatto, più che su artifici. Il calcolo digitale entra massicciamente nella procedura, ma più per cercare di recuperare informazioni dai dati di realtà, che non per produrre una realtà artefatta.
Al cuore dell’ingegnoso algoritmo c’è la classificazione preventiva dalla fotografia da trattare, attraverso un complesso sistema di Neural Network che riesce ad individuare le diverse forme esistenti nella immagine, e a dar loro colore.
Nel video qui sotto, potete vedere cosa è venuto fuori dall’applicazione di questa tecnica su una serie di belle fotografie in bianco nero tratte dal Fondo Ester Loiodice e dal Fondo Rosario Labbadessa, custoditi nella Biblioteca Provinciale “La magna Capitana” di Foggia, e che prendono per la prima volta colore.
Quando il passato si illumina di colore vi mostra una sequenza di venti scatti su Manfredonia, Siponto e il Gargano negli anni Trenta, quando questa porzione del territorio pugliese si trovava al centro di uno dei più grandi processi di trasformazione della sua storia. Si costruiva infatti la nuova stazione ferroviaria che giungeva fino al porto, esso stesso ampliato e potenziato, mentre la zona paludosa di Siponto veniva sottoposta ad una radicale azione di bonifica, e cominciavano timidamente ad affacciarsi le prime attività turistiche.
Le immagini sono ad alta risoluzione, e sono state preventivamente trattate e restaurate digitalmente, prima del processo di colorizzazione.
Trovo il risultato interessante, e spero che piaccia anche agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane. Se l’esperimento è di vostro gradimento potrei ripeterlo anche su immagini riguardanti altre località. Fatemi sapere. E così pure fatemi sapere (inviandomi eventualmente una mail dove possa spedirvele) se siete interessati ad ottenere qualcuna delle foto che animano la sequenza.
Buona visione.
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