Cinemadessai | Gigi Proietti interpreta il Santo del sorriso

OGGI
Nella giornata in cui la Chiesa ricorda San Filippo Neri, Tv2000 manda in onda Preferisco il paradiso, film di Giacomo Campiotti tratto dall’omonima serie televisiva, che vede nei panni del Santo un eccellente e convincente Gigi Proietti. Per la verità, a rendere meglio l’esplosiva spiritualità del fondatore degli Oratori è un altro film, State Buoni se potete, girato nel 1983 da Luigi Magni, nella interpretazione di Johnny Dorelli. Il film di Campiotti è compresso dal format delle fiction Rai, ma soprattutto grazie a un mattatore come Gigi Proietti quello straordinario personaggio che è stato Filippo Neri viene reso con la dovuta efficacia.
Il film racconta dell’arrivo a Roma di Filippo che giunge nella Capitale con l’intenzione di imbarcarsi per le Indie con i missionari di Ignazio di Loyola, ma tutti i posti sono già stati occupati. Desolato, mentre cammina per le vie di Roma, interviene ad allontanare una banda di trovatelli che malmena un uomo. L’uomo, per riconoscenza, lo porta a casa e gli offre il posto di precettore per suo figlio Michele. Filippo accetterà, diventando il precettore anche della sorellina di Michele, Ippolita. Girando per le vie di Roma, s’imbatte nuovamente nella banda di trovatelli, capeggiati da Mezzapagnotta. Deciderà quindi di dedicare la sua esistenza, mettendo in atto la vocazione che Dio gli aveva donato, a quei piccoli e indifesi trovatelli.  Organizzerà, nei pressi di un nosocomio per poveri, un oratorio dedicato alla preghiera e alla catechesi.
Notevole il cast, che vede  Francesco Salvi nelle vesti di Persiano Rosa e Roberto Citran in quelle del Cardinal Capurso. Stasera, alle 21.05 su Tv2000.
DOMANI
Su RaiStoria, per la prima volta in tv, domani sera alle 22.35, il documentario pugliese di Mariangela Barbanente e Cecilia Mangini, In viaggio con Cecilia. Siamo nell’estate del 2012, e le due autrici hanno in programma di raccontare con un film on the road com’è cambiata la Puglia, loro terra d’origine e tema centrale dei documentari realizzati da Cecilia Mangini negli anni ’60. Il film intreccia epoche e luoghi, gli archivi dialogano col presente indagando un luogo nella sua continuità.

La stessa estate un giudice ammette che Taranto è una città in ostaggio dell’inquinamento che l’acciaieria ILVA produce e ordina l’arresto del proprietario, Emilio Riva. Il viaggio diventa così l’occasione per confrontarsi con domande che Cecilia Mangini aveva posto al centro della sua ricerca: come guardare all’industria che riscatta una terra, che la traina fuori dalla sua dimensione arcaica, ma ponendola in un presente crudele e contraddittorio? Le riposte non possono che essere cercate nelle persone incontrate: prospettive personali ed uniche su di un tema collettivo che sembra destinato a metterci in discussione ieri come oggi.
“Il film - racconta Mariangela Barbanente - è cambiato in corsa perché la realtà ci ha sorpreso. Siamo partite con l’idea di raccontare come un territorio è mutato in 50 anni – in un confronto tra due sguardi diversi e grazie alla testimonianza dei documentari girati da Cecilia negli anni ’60 - ma quando siamo arrivate a Taranto, e poi a Brindisi, le due città, seppure in modo differente, si sono rivelate un laboratorio di quello che stava succedendo nell’intero Paese e ci siamo buttate nella mischia: abbiamo parlato con le persone che incontravamo, ci siamo confrontati con la loro storia. E il nostro viaggio da fisico è diventato emotivo. Un viaggio fatto di memorie passate, testimonianze presenti e riflessioni. Le immagini di oggi dialogano costantemente con quelle di ieri, in particolare con “Brindisi ’65” e “Tommaso” (1966), in cui Cecilia aveva già posto specifiche domande sul problema della industrializzazione meridionale, e con “Comizi d’amore ’80” (1982, realizzato insieme a Lino Del Fra) e ”Essere Donne” (1964) dove aveva analizzato i cambiamenti sociali e culturali relativi alla nascita e al radicamento di una nuova classe operaia e il ruolo della donna in una società così fortemente cambiata.”
Un documentario denso che svela i tratti di una Puglia profonda, e per molti versi sorprendente. Ha scritto FilmTV: “Mangini, classe 1927, ex «fascista sfegatata» a 15 anni, ex collaboratrice di Pier Paolo Pasolini, torna a camminare fra la gente della sua regione, a parlare faccia a faccia con i dipendenti dell’Ilva, con il primario di neonatologia di Brindisi che traccia l’incremento dei tumori nei bambini, con gli stessi volti, più vecchi di quattro decenni, che aveva inquadrato nei suoi documentari degli anni 60 e 70. Prende di petto ogni questione, si mette in gioco davanti alla macchina da presa, e in meno di un’ora e mezza Cecilia Mangini ricuce un discorso lasciato in sospeso quasi quarant’anni fa col suo ultimo lavoro, come se non l’avesse mai interrotto, e fotografa con lucidità folgorante una regione e un Paese.”

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