Cinedessai | Da Israele "Meduse" per sorridere commuovendosi un po'
OGGI
Shira Geffen e Etgar Keret sono due scrittori israeliani prestati al cinema. Ma il loro esordio dietro la macchina da presa, nel 2007, con Meduse, è stato più che convincente.
Presentata nella Settimana Internazionale della Critica del 60º Festival di Cannes, la pellicola si aggiudicò la Caméra d'or per la miglior opera prima del Festival.
Il film narra tre piccole storie che hanno apparentemente poco in comune e i cui protagonisti si sfiorano solamente nella Tel Aviv dei giorni nostri.
Al suo matrimonio, mentre il marito e gli invitati sono occupati a divertirsi e si dimenticano temporaneamente di lei, Keren (Noa Knoller) si rompe una gamba e il gesso che ne consegue fa saltare la luna di miele ai Caraibi. Batya (Sarah Adler), invece, fa la cameriera al ricevimento di nozze e, la mattina successiva, incontra sulla spiaggia una strana bambina (Nikol Leidman) che sembra essere uscita dalle onde: tra le due nasce uno strano legame, che cambia la vita della ragazza in modo decisamente drastico. Anche Joy (Ma-nenita De Latorre) è, a suo modo, una cameriera: arriva in Israele dalle Filippine e tenta di non perdere i legami con la famiglia: il lavoro per una vecchia signora severa le scalda finalmente il cuore...
Ha scritto di Meduse Claudia Resta su Mymovies.it: “Poetico, tristemente dolce, malinconico eppure colorato: il primo film della coppia esordiente Keret-Geffen non può che commuovere e affascinare sin dalle prime inquadrature. L'attenzione per i particolari, i tagli di ripresa, la tavolozza pittorica e le sottili geometrie sono al contempo meticolosi e impressionanti: è impossibile non sorridere di gioia”.
Stasera, alle 22.55, su Rai5.
DOMANI
L'orario è veramente impossibile, ma vale la pena di mettere mano al videoregistratore. Alla 4.05 della notte tra lunedì e martedì, Rete 4 mette in onda Uomini Ombra (1954, b/n), uno degli ultimi lungometraggi girati da Francesco De Robertis, regista di San Marco in Lamis.
Ufficiale della Marina Militare, si è occupato della macchina propagandistica della istituzione di cui faceva parte, ma lo ha fatto in modo oltremodo originale. De Robertis ha girato soprattutto pellicole (sia documentari che fiction) che parlano di mare e di uomini di mare. Secondo la critica, l'approccio veristico di De Robertis all'immagine ed alle storie, ha di fatto anticipato alcuni tratti del neorealismo.
Il rapporto tra De Robertis e il regime fascista è ancora oggi questione discussa e sotto certi aspetti controversa. Per il ruolo che svolgeva in seno alla Marina, il regista non poteva sottrarsi alla estetica propagandistica tipica del regime. Ma aver girato dei film orientati al verismo in un'epoca in cui nelle sale trionfava il cinema dei telefoni bianchi è certamente una nota di merito, che connota il suo cinema tra i più originale del periodo fascista.
Sul finire della carriera, abbandonò i temi realistici, in favore di un tipo di cinema più vicino ai modelli ed ai ritmi del cinema americano. A questo genere si inscrive Uomini Ombra, che narra una complessa vicenda di spionaggio che ruota attorno all'acquisto, da parte della Marina militare italiana, di un cifrario inglese, che si rivelerà poi essere uno strumento con cui la Marina inglese intendeva fornire informazioni false. Anche in questo caso, De Robertis va controcorrente, disegnando gli inglesi in modo assai diverso dal cliché degli eroici liberatori senza macchia e senza paura, che era in voga nel cinema di quegli anni. Il film segnò praticamente l'esordio sul grande schermo di Giorgio Albertazzi.
"Spionaggio e controspionaggio in tempo di guerra, sono gli elementi essenziali di questo film di De Robertis, il cui soggetto è stato ispirato da fatti realmente accaduti. La storia è ben costruita e, se si eccettuano alcune situazioni un po' ingarbugliate, anche ben sceneggiata. Al film non mancano poi pregi di stile e di ritmo scrisse dell'opera di De Robertis il critico A. Albertazzi, sulla rivista Intermezzo", recensendo la pellicola alla sua uscita in sala.
Shira Geffen e Etgar Keret sono due scrittori israeliani prestati al cinema. Ma il loro esordio dietro la macchina da presa, nel 2007, con Meduse, è stato più che convincente.
Presentata nella Settimana Internazionale della Critica del 60º Festival di Cannes, la pellicola si aggiudicò la Caméra d'or per la miglior opera prima del Festival.
Il film narra tre piccole storie che hanno apparentemente poco in comune e i cui protagonisti si sfiorano solamente nella Tel Aviv dei giorni nostri.
Al suo matrimonio, mentre il marito e gli invitati sono occupati a divertirsi e si dimenticano temporaneamente di lei, Keren (Noa Knoller) si rompe una gamba e il gesso che ne consegue fa saltare la luna di miele ai Caraibi. Batya (Sarah Adler), invece, fa la cameriera al ricevimento di nozze e, la mattina successiva, incontra sulla spiaggia una strana bambina (Nikol Leidman) che sembra essere uscita dalle onde: tra le due nasce uno strano legame, che cambia la vita della ragazza in modo decisamente drastico. Anche Joy (Ma-nenita De Latorre) è, a suo modo, una cameriera: arriva in Israele dalle Filippine e tenta di non perdere i legami con la famiglia: il lavoro per una vecchia signora severa le scalda finalmente il cuore...
Ha scritto di Meduse Claudia Resta su Mymovies.it: “Poetico, tristemente dolce, malinconico eppure colorato: il primo film della coppia esordiente Keret-Geffen non può che commuovere e affascinare sin dalle prime inquadrature. L'attenzione per i particolari, i tagli di ripresa, la tavolozza pittorica e le sottili geometrie sono al contempo meticolosi e impressionanti: è impossibile non sorridere di gioia”.
Stasera, alle 22.55, su Rai5.
DOMANI
L'orario è veramente impossibile, ma vale la pena di mettere mano al videoregistratore. Alla 4.05 della notte tra lunedì e martedì, Rete 4 mette in onda Uomini Ombra (1954, b/n), uno degli ultimi lungometraggi girati da Francesco De Robertis, regista di San Marco in Lamis.
Ufficiale della Marina Militare, si è occupato della macchina propagandistica della istituzione di cui faceva parte, ma lo ha fatto in modo oltremodo originale. De Robertis ha girato soprattutto pellicole (sia documentari che fiction) che parlano di mare e di uomini di mare. Secondo la critica, l'approccio veristico di De Robertis all'immagine ed alle storie, ha di fatto anticipato alcuni tratti del neorealismo.
Il rapporto tra De Robertis e il regime fascista è ancora oggi questione discussa e sotto certi aspetti controversa. Per il ruolo che svolgeva in seno alla Marina, il regista non poteva sottrarsi alla estetica propagandistica tipica del regime. Ma aver girato dei film orientati al verismo in un'epoca in cui nelle sale trionfava il cinema dei telefoni bianchi è certamente una nota di merito, che connota il suo cinema tra i più originale del periodo fascista.
Sul finire della carriera, abbandonò i temi realistici, in favore di un tipo di cinema più vicino ai modelli ed ai ritmi del cinema americano. A questo genere si inscrive Uomini Ombra, che narra una complessa vicenda di spionaggio che ruota attorno all'acquisto, da parte della Marina militare italiana, di un cifrario inglese, che si rivelerà poi essere uno strumento con cui la Marina inglese intendeva fornire informazioni false. Anche in questo caso, De Robertis va controcorrente, disegnando gli inglesi in modo assai diverso dal cliché degli eroici liberatori senza macchia e senza paura, che era in voga nel cinema di quegli anni. Il film segnò praticamente l'esordio sul grande schermo di Giorgio Albertazzi.
"Spionaggio e controspionaggio in tempo di guerra, sono gli elementi essenziali di questo film di De Robertis, il cui soggetto è stato ispirato da fatti realmente accaduti. La storia è ben costruita e, se si eccettuano alcune situazioni un po' ingarbugliate, anche ben sceneggiata. Al film non mancano poi pregi di stile e di ritmo scrisse dell'opera di De Robertis il critico A. Albertazzi, sulla rivista Intermezzo", recensendo la pellicola alla sua uscita in sala.
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