Vigiano: "Per rilanciare lo sviluppo, più impegno degli Ordini professionali"
Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo la riflessione che segue di Luigi Vigiano, consigliere comunale a Foggia, con delega alla valorizzazione del patrimonio immobiliare. È un intervento molto lucido e "dal di dentro", nel senso che Vigiano si occupa da molti anni di programmazione, e ha vissuto in prima persona molti dei processi che hanno portato all'attuale stato dell'arte.
Tre punti della nota di Vigiano mi sembrano particolarmente interessanti: la sottolineatura della necessità di "fare sintesi", l'invito ad un maggiore protagonismo da parte dei professionisti e dei loro ordini, e la proposta di istituire una sorta di Cnel provinciale, e comunque un organismo che chiami a raccolta i diversi attori, per una discussione meno episodica sul futuro del territorio. Ottima anche la ricognizione sul "parco progetti" di cui la Capitanata dispone, e che basterebbe forse da solo ad azionare positivi meccanismi di ripresa. Insomma un intervento che merita una lettura attenta ed approfondita. E risposte altrettante attente ed approfondite. Buona lettura (g.i.)
Analizzando i primi articoli arrivati, trovo conferma al mio modo di vedere le cose e dopo un lavoro trentennale di programmazione territoriale.
Ho potuto constatare nell’arco dei decenni che la prima difficoltà che emerge in città e in provincia è lo scrivere: i più apprezzati professionisti hanno grandi difficoltà o pigrizia a scrivere, a tradurre le loro idee in scritti, a presentarli in forma fruibile e leggibile alla società civile.
Il secondo handicap deriva dalla propria autostima: si prova grande sforzo, una volta trasferite le idee in scritti, a confrontarsi con gli altri.
Ciò che propongo io è sacrosanto (mancanza di umiltà) e gli altri o non capiscono niente o sono in malafede, tutti sono pronti a distruggere e nessuno a costruire.
Da ciò scaturisce che le poche idee tradotte in scritti o progetti non riescono a produrre grandi consensi attorno a loro, perché non ci credono fino in fondo neanche quelli che li scrivono, autoconvincendosi che sia tutto un lavoro inutile.
Altro affanno lo si ritrova nella filiera necessaria per portare l’idea a progetto finanziato e cantierato, perché i meccanismi posti in pratica nella nostra comunità sono fatti in modo che, se i progetti non partono da determinate sedi di rappresentanza sociale vengono rigettati, scatta una sorta di pregiudizio a prescindere, perché la nostra società non è “Open Mind” non ha mentalità aperta e scevra dai pregiudizi.
Infine c’è un problema di rappresentanza: non possono, un sindaco della città capoluogo, un presidente dell’Ente Provincia, un presidente di Assindustria o di Camera di Commercio, o un Rettore dell’Università, anche se fossero d’accordo (e quasi mai lo sono) cambiare e velocizzare il cambiamento ed il rinnovamento economico e sociale.
Il punto cardine è che attorno a queste figure apicali non ci sono professionisti che, insieme agli altri professionisti dei “pensatoi” della città, scrivano e discutano su una piattaforma unitaria di progetti e programmi per Foggia e la Capitanata.
Ci sono i generali ma mancano gli sherpa, che traducano le idee in progetti collegati ad altri progetti, in una piattaforma di sintesi e di proposta, unica, chiara condivisa, accettata dagli addetti ai lavori e dalla società civile.
Senza un lavoro di sintesi le proposte rimangono confuse, e non diventano cantieri.
Sono stato al vertice del PIT n° 1 Tavoliere, una proposta per la riqualificazione della filiera agroalimentare del nostro Tavoliere alla quale si è aggiunto anche un “Paniere della Montagna” del nostro Subappennino Dauno.
Ventuno amministrazioni comunali coinvolte, una analisi del territorio di oltre tremila pagine, e un partenariato economico e sociale sottoscritto da tutti i protagonisti dello sviluppo territoriale.
Il programma, scritto con entusiasmo e professionalità dai miei collaboratori ha trovato finanziamento, ma nel momento della gestione dei flussi finanziari, la politica ha pensato di sostituire gli artefici principali della iniziativa, che fino a quel momento avevano lavorato gratis e rimettendoci le spese, con i loro adepti pagandoli profumatamente, snaturando e svilendo il lavoro da completare.
Di quel progetto ambizioso, che per la prima volta aveva visto sottoscritto un partenariato economico e sociale di oltre settanta soggetti promotori dello sviluppo locale, non si sono visti gli effetti ed è caduto l’oblio.
La spinta di quel consenso si è tradotto anche nella proposizione e nella programmazione dell’Area Vasta.
Venendo a mancare l’ottimismo dei professionisti e la spinta della società civile, si sono partoriti singoli progetti, che non trovano rappresentanza e non provocano una economia di scala.
Lavorare in maniera confusa e approssimativa nel nostro territorio, dà ad altre realtà territoriali e politiche la possibilità di deviare i flussi di finanziamenti possibili per i nostri Comuni, verso altri progetti e programmi, anzi regionalizzando quel poco che è rimasto nella nostra realtà locale. Cosa fare allora?
Come riprendere quel circolo virtuoso interrotto ormai dall’inizio del secolo?
I principali attori protagonisti e imprenditori della nostra Provincia, con il Comune di Foggia, con l’Ente Provincia, l’Assindustria, la Camera di Commercio e l’Università e gli Ordini Professionali (che sono rimasti silenti nello sviluppo della Capitanata) e i sindacati istituiscano una sorta di CNEL provinciale, momento di sintesi per la economia ed il lavoro, e predispongano gli Stati Generali e un forum per raccogliere un carnet di progetti e una piattaforma unitaria per lo sviluppo della Capitanata, da portare avanti in ogni sede e con tutte le energie possibili.
Nel frattempo che questa piattaforma unitaria di progetti e di consenso venga calibrata (necessitano mesi), occorre spingere sui progetti vitali che già sono cantierabili:
• L’Aeroporto
• L’Orbitale
• Il completamento dell’Anulare di Foggia
• La valorizzazione delle aree ASI in una logica a rete integrata
• Una piattaforma logistica integrata provinciale per il trasporto di merci, persone e turisti
• Il porto Alti Fondali di Manfredonia quale porto-porta del turismo Grandi Navi da crociera
• Il completamento della Strada del Gargano da San Severo a Manfredonia
• Una strada da Apricena a San Severo per completare la circolarità sul Gargano
• La Strada Regionale n° 1 altrimenti detta Pedesubappenninica
• Ripresa del programma delle sei aree protette della nostra Provincia per scrivere un piano di sviluppo sostenibile per il Subappennino Dauno
• Un programma di sviluppo integrato e sostenibile del Gargano, evidenziando la molteplicità dei turismi possibili e la destagionalizzazione dei flussi turistici.
Vedo insomma un programma di opere e di programmi per la città di Foggia, uno per il Tavoliere nord e sud, uno per il Subappennino Dauno e uno per il Gargano che si integrano, si interconnettono e si sostengono a vicenda, in una prospettiva unica per lo sviluppo della Capitanata.
Tutto questo può succedere ad una sola condizione: che ciascuno svolga bene il suo ruolo, con umiltà e nell’interesse di tutti.
Che ben vengano iniziative, dibattiti e confronti sul futuro economico e sociale della nostra realtà territoriale.
Io lavoro per questo e lodo la iniziativa di Lettere Meridiane.
Sono certo che il dibattito e il confronto continuerà.
A presto,
Luigi Vigiano
Tre punti della nota di Vigiano mi sembrano particolarmente interessanti: la sottolineatura della necessità di "fare sintesi", l'invito ad un maggiore protagonismo da parte dei professionisti e dei loro ordini, e la proposta di istituire una sorta di Cnel provinciale, e comunque un organismo che chiami a raccolta i diversi attori, per una discussione meno episodica sul futuro del territorio. Ottima anche la ricognizione sul "parco progetti" di cui la Capitanata dispone, e che basterebbe forse da solo ad azionare positivi meccanismi di ripresa. Insomma un intervento che merita una lettura attenta ed approfondita. E risposte altrettante attente ed approfondite. Buona lettura (g.i.)
* * *
Sto seguendo con interesse il dibattito che si sta sviluppando sul blog di Lettere Meridiane.Analizzando i primi articoli arrivati, trovo conferma al mio modo di vedere le cose e dopo un lavoro trentennale di programmazione territoriale.
Ho potuto constatare nell’arco dei decenni che la prima difficoltà che emerge in città e in provincia è lo scrivere: i più apprezzati professionisti hanno grandi difficoltà o pigrizia a scrivere, a tradurre le loro idee in scritti, a presentarli in forma fruibile e leggibile alla società civile.
Il secondo handicap deriva dalla propria autostima: si prova grande sforzo, una volta trasferite le idee in scritti, a confrontarsi con gli altri.
Ciò che propongo io è sacrosanto (mancanza di umiltà) e gli altri o non capiscono niente o sono in malafede, tutti sono pronti a distruggere e nessuno a costruire.
Da ciò scaturisce che le poche idee tradotte in scritti o progetti non riescono a produrre grandi consensi attorno a loro, perché non ci credono fino in fondo neanche quelli che li scrivono, autoconvincendosi che sia tutto un lavoro inutile.
Altro affanno lo si ritrova nella filiera necessaria per portare l’idea a progetto finanziato e cantierato, perché i meccanismi posti in pratica nella nostra comunità sono fatti in modo che, se i progetti non partono da determinate sedi di rappresentanza sociale vengono rigettati, scatta una sorta di pregiudizio a prescindere, perché la nostra società non è “Open Mind” non ha mentalità aperta e scevra dai pregiudizi.
Infine c’è un problema di rappresentanza: non possono, un sindaco della città capoluogo, un presidente dell’Ente Provincia, un presidente di Assindustria o di Camera di Commercio, o un Rettore dell’Università, anche se fossero d’accordo (e quasi mai lo sono) cambiare e velocizzare il cambiamento ed il rinnovamento economico e sociale.
Il punto cardine è che attorno a queste figure apicali non ci sono professionisti che, insieme agli altri professionisti dei “pensatoi” della città, scrivano e discutano su una piattaforma unitaria di progetti e programmi per Foggia e la Capitanata.
Ci sono i generali ma mancano gli sherpa, che traducano le idee in progetti collegati ad altri progetti, in una piattaforma di sintesi e di proposta, unica, chiara condivisa, accettata dagli addetti ai lavori e dalla società civile.
Senza un lavoro di sintesi le proposte rimangono confuse, e non diventano cantieri.
Sono stato al vertice del PIT n° 1 Tavoliere, una proposta per la riqualificazione della filiera agroalimentare del nostro Tavoliere alla quale si è aggiunto anche un “Paniere della Montagna” del nostro Subappennino Dauno.
Ventuno amministrazioni comunali coinvolte, una analisi del territorio di oltre tremila pagine, e un partenariato economico e sociale sottoscritto da tutti i protagonisti dello sviluppo territoriale.
Il programma, scritto con entusiasmo e professionalità dai miei collaboratori ha trovato finanziamento, ma nel momento della gestione dei flussi finanziari, la politica ha pensato di sostituire gli artefici principali della iniziativa, che fino a quel momento avevano lavorato gratis e rimettendoci le spese, con i loro adepti pagandoli profumatamente, snaturando e svilendo il lavoro da completare.
Di quel progetto ambizioso, che per la prima volta aveva visto sottoscritto un partenariato economico e sociale di oltre settanta soggetti promotori dello sviluppo locale, non si sono visti gli effetti ed è caduto l’oblio.
La spinta di quel consenso si è tradotto anche nella proposizione e nella programmazione dell’Area Vasta.
Venendo a mancare l’ottimismo dei professionisti e la spinta della società civile, si sono partoriti singoli progetti, che non trovano rappresentanza e non provocano una economia di scala.
Lavorare in maniera confusa e approssimativa nel nostro territorio, dà ad altre realtà territoriali e politiche la possibilità di deviare i flussi di finanziamenti possibili per i nostri Comuni, verso altri progetti e programmi, anzi regionalizzando quel poco che è rimasto nella nostra realtà locale. Cosa fare allora?
Come riprendere quel circolo virtuoso interrotto ormai dall’inizio del secolo?
I principali attori protagonisti e imprenditori della nostra Provincia, con il Comune di Foggia, con l’Ente Provincia, l’Assindustria, la Camera di Commercio e l’Università e gli Ordini Professionali (che sono rimasti silenti nello sviluppo della Capitanata) e i sindacati istituiscano una sorta di CNEL provinciale, momento di sintesi per la economia ed il lavoro, e predispongano gli Stati Generali e un forum per raccogliere un carnet di progetti e una piattaforma unitaria per lo sviluppo della Capitanata, da portare avanti in ogni sede e con tutte le energie possibili.
Nel frattempo che questa piattaforma unitaria di progetti e di consenso venga calibrata (necessitano mesi), occorre spingere sui progetti vitali che già sono cantierabili:
• L’Aeroporto
• L’Orbitale
• Il completamento dell’Anulare di Foggia
• La valorizzazione delle aree ASI in una logica a rete integrata
• Una piattaforma logistica integrata provinciale per il trasporto di merci, persone e turisti
• Il porto Alti Fondali di Manfredonia quale porto-porta del turismo Grandi Navi da crociera
• Il completamento della Strada del Gargano da San Severo a Manfredonia
• Una strada da Apricena a San Severo per completare la circolarità sul Gargano
• La Strada Regionale n° 1 altrimenti detta Pedesubappenninica
• Ripresa del programma delle sei aree protette della nostra Provincia per scrivere un piano di sviluppo sostenibile per il Subappennino Dauno
• Un programma di sviluppo integrato e sostenibile del Gargano, evidenziando la molteplicità dei turismi possibili e la destagionalizzazione dei flussi turistici.
Vedo insomma un programma di opere e di programmi per la città di Foggia, uno per il Tavoliere nord e sud, uno per il Subappennino Dauno e uno per il Gargano che si integrano, si interconnettono e si sostengono a vicenda, in una prospettiva unica per lo sviluppo della Capitanata.
Tutto questo può succedere ad una sola condizione: che ciascuno svolga bene il suo ruolo, con umiltà e nell’interesse di tutti.
Che ben vengano iniziative, dibattiti e confronti sul futuro economico e sociale della nostra realtà territoriale.
Io lavoro per questo e lodo la iniziativa di Lettere Meridiane.
Sono certo che il dibattito e il confronto continuerà.
A presto,
Luigi Vigiano
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