Energas, avrei votato sì, per dire basta ai "noisti" di professione (di Maurizio De Tullio)

Maurizio De Tullio mi ha inviato, e molto volentieri la pubblico, la nota che segue sull'impianto Energas di Manfredonia e sulle ragioni che lo avrebbero indotto a votare "sì" al referendum (che, com'è noto si è concluso con la schiacciante vittoria dei no) . Non condivido l'ottimismo di De Tullio circa l'impatto ambientale del deposito e sul rischio che comporterebbe per la cittadinanza, ma non c'è dubbio che le sua tesi siano sorrette da una logica, e dunque contribuiscano positivamente al confronto dialettico sui temi che riguardano l'ambiente e lo sviluppo, confronto sempre auspicabile. 
Non apprezzo, tuttavia, lo sfondo ideologico dell'articolo che De Tullio aveva titolato, significativamente, "Basta ai noisti di professione!". Il riferimento al referendum costituzionale non è per niente casuale, e De Tullio inserisce nel novero dei noisti di professione sia quelli che hanno detto no al deposito Energas, sia quelli che lo diranno al referendum del 4 dicembre. I due temi non sono tra di loro collegati anche se, a volerla dire tutta, uno dei temi che sta maggiormente appassionando e infuocando la campagna referendaria riguarda proprio il ruolo e il peso che i "territori" avrebbero qualora la riforma venisse approvata.
E dire che proprio Maurizio mi aveva rimproverato di essere ideologico nell'articolo sull'assedio delle trivelle, in cui non avevo né accennato né preso posizione sul referendum costituzionale. 
Come a dire: chi è senza peccato, scagli la prima pietra. (g.i.)
* * *
In Italia attualmente esistono nove depositi di GPL (1) che fanno riferimento all’azienda Energas, una delle maggiori nel settore a livello europeo, e quasi tutti di grandi dimensioni. Questi impianti sono dislocati anche in zone strategiche, come Venezia, Napoli, Livorno e Brindisi, e il decimo deposito dovrebbe sorgere nell’area industriale di Manfredonia, quella posizionata verso sud.
Tutto l’iter ha finora rispettato le normative vigenti ma la città ha voluto chiedere il parere dei cittadini attraverso un Referendum comunale, svoltosi domenica 13 novembre 2016, che non aveva (né poteva avere) valore decisionale ma solo consultivo. L’esito ha registrato una partecipazione al voto relativamente alta (25.729 elettori si sono recati alle urne su una popolazione di circa 54.000 abitanti), pari al 52,5% degli aventi diritto. Circa il 95% di essi (cioè 24.419 cittadini) ha votato “No” mentre 1.214 si sono espressi favorevolmente alla realizzazione dell’impianto, pari a circa il 5% dei consensi.
All’azienda e al manager Dino Menale il Sindaco Angelo Riccardi chiede “di prendere atto di quella che è la volontà della comunità di Manfredonia. Qui non ci sono le condizioni necessarie perché si possa realizzare l’impianto prospettato. Si faccia un passo indietro e si rinunci all’investimento nel territorio di Manfredonia. In caso contrario, le azioni della Città diventeranno sempre più forti ed incisive, in tutte le sedi possibili".

L’avverbio di luogo, ancora una volta ribadito come in una litania, è “altrove”: fatevelo altrove il vostro impianto di stoccaggio, dove volete, ma non qui, non a Manfredonia.
Ora vorrei provare a sollecitare qualche riflessione, pur immaginando 62.000 mc di contumelie di ineffabili facebookisti allenati alle negazioni continue e agli avverbi di luogo come quello testé valso per Manfredonia.
1. Questa città, è vero, ha subìto 40 anni fa gli effetti di un disastro chimico, con l’incidente avvenuto all’interno del petrolchimico dell’ANIC (poi diventato Enichem Agricoltura). Ma quando l’azienda venne impiantata, in pochi si lamentarono per l’alto numero di persone impiegate: non si gridò alla “cacciata preventiva”, come si fa oggi con Energas, forse perché la fame costringeva a dire sì.
Ma le due grandi vocazioni locali – agricoltura e turismo – non mi pare che in quegli anni fossero compromesse dalla coabitazione col “mostro”. Anzi, se vediamo i dati relativi alle presenze turistiche di quegli anni, al numero di alberghi attivi e alle altre strutture ricettive operanti, credo che Manfredonia abbia convissuto alla grande.
Piuttosto, è da quando non ci sono più pericoli legati allo stabilimento chimico che, paradossalmente, non si assiste al decollo del turismo (se non in termini di stabilimenti balneari abusivi), e l’agricoltura è rimasta cenerentola come lo era prima dell’arrivo del “mostro”.
2. “Qui non ci sono le condizioni necessarie perché si possa realizzare l’impianto prospettato!”, sentenzia a voce alta il Sindaco Riccardi, che evoca un panorama futuro di voci molto più grosse e chissà cos’altro nel caso Energas se ne infischiasse dell’esito referendario di domenica 13 novembre.
Già, ma chi decide in questi casi? Il popolo perennemente arrabbiato – che in altre situazioni vorrebbe un aeroporto anche sopra il terrazzo di casa o, per restare nell’àmbito, pretende che le trivelle vadano ad esplorare i fondali nel Mar della Cina? – o aziende solide e certificate che operano nel rispetto delle leggi?
3. Eppure, a mio avviso, basterebbe svegliarsi un attimo dal sonno generatore di film horror, per capire che le cose stanno molto diversamente da come la propaganda disfattista pentastellata e Co. (amorevolmente associati) produce.
Quando l’informazione non è ampia e corretta, si finisce col decidere “a capocchia” e i cittadini, nel rispetto dei rispettivi ruoli garantiti da un semplice principio democratico, hanno tutto il diritto di dire la loro ma non di porre veti. Non credo, infatti, che la stragrande maggioranza dei manfredoniani sia a conoscenza dei termini del progetto della Energas e penso abbia espresso dinieghi, sollevato paure e preconizzato tempi “peggiori” (nel caso l’impianto dovesse realizzarsi) in ossequio ad uno stile nuovo della politica, quello che si esprime partendo ancora una volta dalla pancia dei cittadini e non da parti del corpo più nobili.
3. Basta leggere i quintali di messaggi lasciati sui Social per accorgersi, poi, di quanto la mentalità di chi ha sposato la causa del “No”, siano essi pentastellati come la Barone o semplici cittadini, sia parente stretta del più becero dei discorsi relativi. Costoro, infatti, apparentemente urlano “No” – perché l’impianto sarebbe pericoloso – ma, tra le righe, lasciano intendere che lo stabilimento al limite potrebbe passare se almeno fosse garantito un numero elevato di lavoratori, in luogo della settantina previsti a regime e dei 200-300 preventivati per i soli primi tre anni.
Come si vede lo scambio “salute/sicurezza”-“occupazione” resta una delle modalità della ‘moderna’ politica di bypassare l’onestà intellettuale.
4. Evocare ogni volta lo spauracchio di 40 anni fa non ha senso, per il semplice motivo che in quattro decenni la tecnologia, anche in questo campo, ha fatto passi enormi. La dimostrazione sta negli incidenti che sono effettivamente accaduti ma non nei siti industriali, bensì altrove e/o per cause incidentali. L’incidente terribile alla stazione di Viareggio accadde per motivi tecnici e umani, ma si trattava di vagoni carichi di GPL (e di altri materiali pericolosi) che magari dovrebbero transitare a 20 kmh e in condizioni generali di sicurezza maggiore. La nave che prese fuoco a Livorno (città dove ha sede, attualmente, il maggior centro di stoccaggio italiano di Energas) si trovata al largo del porto della città, e potrei continuare.
Paradossalmente dovremmo tremare per i tanti che, ancora oggi, vendono bombole di GPL depositandole in locali non certo a norma. Io stesso, per quasi un decennio, ho abitato in una casa di proprietà del mitico Matteo Rinaldi (indimenticato campione della squadra del Foggia, e realizzatore del primo, storico goal dei rossoneri in serie A) il quale vendeva, portava anche a noi, bombole di gas che conservava in maniera a dir poco “miracolosa” nel sottoscala della sua piccola abitazione di via Sciara Sciat, proprio di fianco a casa nostra.
C’è chi è arrivato a scrivere che se scoppiasse il deposito Energas, l’esplosione svilupperebbe una potenza superiore di venti volte quella dell’atomica su Hiroshima!!
Com’è invece noto, gli organi tecnici preposti alla valutazione dei rischi hanno dichiarato che nel deposito Energas di Manfredonia, l’eventualità del massimo incidente ipotizzabile genererebbe danni circoscrivibili alla sola area del deposito.
Energas non produce e non lavora nulla non essendo uno stabilimento industriale ma solo un deposito la cui operatività avviene a ciclo chiuso.
Finora, in Italia, hanno fatto più morti le bombole casalinghe esplose per incuria che non i megadepositi di GPL presenti in tante città italiane. Via delle Frasche – per restare a Foggia – vi dice nulla?
5. Il deposito che la Energas ha previsto a Manfredonia, da un punto di vista tecnico è tra quelli di maggiore e certamente avanzata concezione tecnologica. Non solo ha superato tutte le doverose e rigide analisi e i rigorosi filtri delle autorità tecniche e istituzionali, volti a garantire la maggior sicurezza possibile, ma, da un punto di vista paesaggistico, ha, per es., contenuto le altezze così da ridurre l’impatto visivo e gran parte dell’area sarà destinata a verde e a tutela della stessa fauna.
Se si guarda il golfo di Manfredonia dal litorale degli Sciali – scrive Geppe Inserra su LM, figlio del Lettlpensiero – si gode di un panorama di una bellezza che toglie il fiato: uno spettacolo che regala incanto, e che ti fa capire perché Wolfgang Lettl amò così tanto questa terra e la dipinse in colori e tonalità che riescono a dare conto in modo impareggiabile di quella luce che l'artista ritiene si trovi a Manfredonia, sul Gargano, più che in ogni altra parte del mondo”. Peccato per l’esercito dei “Noisti” (al quale anche l’amico e collega Inserra si è da un po’ di tempo iscritto) ma quella visione idilliaca non viene compromessa affatto dalla presenza dell’impianto Energas!
6. Gli impianti di GPL, compreso quello di Manfredonia sito in area industriale, sono decisamente sicuri e sono collocati nella maggior parte dei casi in contesti molto più urbanizzati (come nel caso di Livorno, Brindisi, Napoli). E poi non si tratta di impianti di trasformazione ma di depositi a circuito chiuso che trattano in sicurezza il GPL, che è un materiale non inquinante, non nocivo e che rientra nel gruppo delle energie pulite.
Insomma, come ha opportunamente e chiaramente ricordato un lettore in un commento lasciato sull’ottimo sito giornalistico manfredoniano “Stato Quotidiano” “…in Italia sono immagazzinati e trasportati su gomma e per ferrovia 4 miliardi di Kg di GPL pari a 8 miliardi di litri per anno e sono quelli che alimentano i serbatoi delle nostre auto e di tante attività. Molte notizie su incidenti nel secolo scorso si riferiscono ai depositi di GPL all’aperto, con i vecchi serbatoi sferici che sono stati sostituiti con quelli interrati, universalmente adottati.” Come quello di Manfredonia…
Non sono a favore di politiche nazionali e/o imprenditoriali che, costi quel che costi, possano compromettere gli equilibri ambientali o la sicurezza della salute e delle persone. Ma sul progetto della Energas a Manfredonia credo si sia toccato e superato il ridicolo. Basti vedere, “altrove” e intendendo l’estero, come Stati e amministrazioni locali si comportano.
In Italia, non da ora, godiamo un mondo a dire sempre “No” o, nella più pilatesca delle soluzioni, a evocare un indistinto “altrove”, come nel caso degli emigranti che quando arrivano non sono più solo dei numeri ma un mettere in discussione le nostre capacità nel saper amministrare e gestire le problematiche.
Vergognoso, per es., il recente “No” letteralmente urlato dal Sindaco di Motta Montecorvino pur in presenza del “Sì” dato dalla responsabile dell’Albergo ‘La Bicocca’ ad accogliere qualche decina di emigranti. E si veda, per contrasto, la splendida realtà della vicina Carlantino, dove Sindaco, associazioni e cittadini hanno accolto con competenza e intelligenza una cinquantina di diseredati (e complimenti sinceri ai colleghi di “Teledauna” per lo splendido special trasmesso, su questo tema, qualche giorno fa).
I “No” servono e sono necessari a ragion veduta. Ma farne una bandiera di comodo e il vanto di politiche populiste (vedi 5Stelle, Lega, gli Antagonisti radical-chic e i sempre più numerosi Sindaci incapaci di governare) è diventato un format che ha tracimato la pazienza.
Sono sinceramente disgustato nel vedere i “Noisti” di mestiere contestare chi sta almeno provando a mettere in sicurezza prima le scuole, poi il territorio in funzione antisismica e infine a rendere questo Paese più snello e moderno, come doveva essere questa Italia – figlia di una Costituzione bella e ambiziosa – da almeno 40 anni a questa parte.

Cordialmente (Maurizio De Tullio)


(1) Anche un’altra grande azienda, la ButanGas, dispone di nove grandi impianti di stoccaggio (tra cui due costieri) dislocati sul territorio italiano, ed è presente anche in Europa con siti in Germania, Austria, Polonia, Grecia, Turchia, Serbia, Romania e Albania.

Commenti

Anonimo ha detto…
Splendido articolo, condivido in pieno per coscienza e obiettività, grande Maurizio De Tullio è riuscito a toccare i nervi scoperti di Manfredonia e a mettere in ridicolo un referendum che non sa di nulla! Spero che lo capiscono pure le cordate del potere cittadino simili in questa querelle a un certo personaggio di Miguel de Cervantes!
Anonimo ha detto…
Non credo che un deposito di GPL possa contribuire a rendere il Paese "più snello e moderno" come lei dice. Magari il mio può essere un discorso egoistico, ma i vantaggi in termini economici e occupazionali non mi sembrano proporzionati al tipo di opera che l'Energas intente mettere in piedi. Senza contare che in termini di utilità il GPL è destinato ad un mercato più di nicchia rispetto al più efficiente metano.
Anonimo ha detto…
Tralascio di rispondere al momento al gentile Prof. De Luca che mi risponde nel merito e con appropriate argomentazioni, e tocco quello che è stato uno dei temi forti usato nella campagna referendaria del “No al deposito Energas”.
Ma che ragionamento è quello secondo il quale un deposito – per giunta altamente pericoloso, sostengono i bene informati – non può essere accettato se garantisce poche ricadute occupazionali? I 60 posti a regime preannunciati da Energas (a parte i 2-300 per i primi tre anni) sono considerati una miseria. Invece se fossero 600 a regime cambierebbe tutto?
Quindi si tornerebbe all’allucinante vicenda di Taranto e al ricatto lavoro/salute con l’Ilva che, a seconda di chi urla più forte, pretende di avere ragione?
Un deposito come Energas, con le caratteristiche indicate, o è pericoloso o non lo è. Se lo è, non può avere alcun tipo di autorizzazione, cascasse il mondo. E invece le ha avute, perché rispetta tutti i parametri e le normative (rigidissime) richieste, ricevute e accettate, così come succede nel resto d’Italia e in Europa.
Il mio discorso, invece, andava oltre il cortocircuito “Manfredonia-dice-No” coi richiami fasulli al rischio già conosciuto in passato con l’Enichem e all’indigestione di antirenzismo parossistico in tutte le salse.
Apro una parentesi a tale proposito: lo sa il popolo pentastellato, quello che pende dagli sguardi da finto passerotto di Di Battista, che – per restare al Referendum di Manfredonia – “…il Movimento 5 Stelle espresse voto contrario all’indizione del referendum proposto dalla coalizione guidata dal Partito Democratico, additandolo come assolutamente inutile e costoso…” salvo poi metterci il cappello sopra per strumentalizzare la battaglia civile della intera comunità sipontina?
Il mio discorso, tornando alla questione centrale, si basa sulla liceità del principio secondo il quale un’azienda (che può non piacere ma è una di quelle che assicura GPL a milioni di italiani per gli usi più diversi, da quelli casalinghi, a quelli industriali, alle nostre amate auto, agli ospedali, alberghi e quant’altro) ha o no il diritto di impiantare un proprio stabilimento, rispettando ogni autorizzazione, a cominciare dall’area in cui sorge, che è industriale e non un tratto di spiaggia, e contribuendo ai consumi – economici, poco inquinanti e durevoli – degli italiani?
La risposta che per il 95% ho letto è: “Fatelo altrove, non qui, non a Manfredonia!”.
Di questo passo mi pare evidente che nessuna località – accodandosi ai dinieghi che sembrano assumere valore istituzionale una volta che il Web si mette in moto – darà il proprio consenso a nessuno stabilimento con le caratteristiche dell’Energas o di altri consimili.
Se gli stakanovisti del “No!” hanno così tanto consenso a Manfredonia, in Puglia e in Italia, si organizzassero: si facessero eleggere in Parlamento (se passa il “Sì” il 4 dicembre sarà anche più facile legiferare), diventassero maggioranza e cambiassero le leggi. Perché diversamente non mi convince per niente che il popolo dei maldipancia diventi “sovrano” senza averne titolo e diritto.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)
Anonimo ha detto…
Nel pregare Geppe Inserra ad accettare solo interventui e/o commenti firmati, non perché i contenuti abbiano meno valore ma solo per sapere chi sono i miei gentili interlocutrori che si divertono a darmi dell'"ascaro servo sciocco del Sistema, dei Poteri Forti" senza nemmeno conoscere me e la mia storia personale.
Si vede che Lei oltre a denigrare l'avversario (ammesso che io lo sia) non sa nemmeno leggere quel che scrivo.
Mi dice dove ho scritto che Energas/Q8 porterà veramente un sano sviluppo, lavoro e benessere e per di più in un'area a forte rischio sismico e idrogeologico!?
Incredibile!
Ma in quale merdoso oceano stiamo precipitando se basta avere un'opinione leggermente difforme per essere classificati secondo i suoi generosi epiteti?
Venga allo scoperto, Signor Campione del Mondo del Fanatismo e, se vuole, ne riparleremo.
Incazzatamente (Maurizio De Tullio)
Anonimo ha detto…
Gentilissimo Sig. Maurizio De Tullio... anche se Lei non lo ha scritto espressamente per,ò implicitamente lo lascia intendere. Non occorre essere detective, psicologi o sensitivi per constatare che Lei è uno di quelli secondo i quali coloro che rifiutano progetti di sviluppo pericolosi e dannosi per l'ambiente, per la salute e per la sicurezza oltrechè in contrasto con le vocazioni del territorio, sarebbero da considerare come i soliti ambientalisti talebani rompiballe con la pancia piena che dicono no a tutto, che non sanno essere propositivi e costruttivi e che se ne fregano dei tanti disoccupati che alimentano condizioni e conseguenze di spiacevole disagio sociale. Le ho già spiegato dettagliatamente ed esaurientemente quali possono essere in modo propositivo e costruttivo le alternative di sviluppo produttivo-energetico eco-social-sostenibile per il nostro territorio. La esorto ancora una volta a leggerli e a studiarli. Poi ne tragga le sue conclusioni. Se non le vuole accettare e condividere, pazienza. PATRIOTA MERIDIONALISTA E DAUNISTA
Anonimo ha detto…
Anche queste sono altre risorse alternative:

http://www.usidellacanapa.it/

http://wisesociety.it/architettura-e-design/dallarredo-al-biogas-i-mille-usi-del-fico-dindia/

http://www.enalg.it/la_biomassa.html

DAI GUSCI DEI BIVALVI MARINI UNA CITTA’ DI MARE COME MANFREDONIA PUO’ RICAVARE UNA PREZIOSA RISORSA COME IL BICARBONATO DI SODIO.

http://www.ibix.it/it/prodotti/sistemi-di-sabbiatura/inerti/bicarbonato-di-sodio

http://www.efa.it/mercati/energia/lenergia-che-viene-dai-girasoli

https://it.wikipedia.org/wiki/Biodiesel

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