Parola di Vasco: parte dalla Capitanata un mondo migliore


L’amico Franco Antonucci mi chiede se penso che il videoclip di Vasco Rossi “Un mondo migliore” (interamente girato in Capitanata) sia in qualche modo allusivo nei confronti della Capitanata stessa.
È una bella domanda, un tantino spiazzante. Non credo che il grande cantautore bolognese abbia alluso consapevolmente alla Capitanata, però penso che vi sia un rapporto profondo, denso, quasi simbiotico tra la storia raccontata dal videoclip e la terra che fa da sfondo e cornice. Seppure paradossalmente ed in modo del tutto inconsapevole Un mondo migliore “allude” alla Capitanata. In un certo senso gli sterminati campi di grano, le pecore che brucano nella masseria, la miniera dismessa di San Giovanni Rotondo, la stazione di San Marco in Lamis, il porto industriale di Manfredonia non fanno soltanto da cornice al racconto: sono parte della storia.
Appena l’ho visto, mi è tornato alla mente un racconto di Borges, in cui lo scrittore, settantenne, incontra se stesso giovane. Il personaggio che fugge nei campi del Tavoliere tra le pale eoliche una volta tanto belle e suggestive, ben interpretato da  Vinicio Marchionni, è probabilmente lo stesso Vasco giovane, che a distanza d’anni rivede e rivive il momento in cui scelse di “partire e poi morire, per rinascere in un’altra situazione” accorgendosi, alla fine che “essere libero costa soltanto qualche rimpianto”.
La storia sommessa che viene raccontata dalle location, cornice e sfondo e cuore e anima del videoclip, è in fondo essa stessa una storia di rimpianti. La miniera, le cave, le pale eoliche, i nastri trasportatori del porto di Manfredonia raccontano la storia di un passato che non si è tradotto in un futuro che era pure possibile, di uno sviluppo che avrebbe potuto essere, e non è stato. Una storia di rimpianti, ma anche di nostalgia. Resta una consapevolezza o forse una speranza: che “tutto è possibile, perfino credere che possa esistere un mondo migliore.”
Ma il mondo migliore sta in Capitanata? No. Perché alla fine Vasco giovane e gli altri personaggi vanno via, si separano, cercano l’altrove e partono per il mondo migliore simboleggiato dalla porta luminosa che si apre, verso il mare, più intuito che non visto, sul porto sipontino.
A chi rimane, resta soltanto la tenerezza del passato.

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