Guardare Foggia ad altezza d'occhi
Se vuoi leggere la città, e cercare di capirla, è necessario guardarla ad altezza d’occhi. Un ottimo mezzo può essere camminarla. Cioè camminarci dentro, tra strade e piazze, e non solo: camminarla facendosene avvolgere, ritrovando la tenerezza dei ricordi dei momenti che vi hai vissuto, con i compagni che hanno attraversato i tuoi momenti e le tue strade.
A girarci in macchina o anche in bicicletta, la città non la vedi. L’attraversi e basta.
Sempre più spesso, complice anche il mio tempo, sempre più largo, mi scopro a camminare la città, a cercarla e a guardarla ad altezza d’occhi. A volte ritrovo la tenerezza del ricordo, altre volte - ahimè più spesso - vengo sorpreso dalla brutalità del cambiamento.
Guardate queste fotografie, la triste sequela di serrande abbassate, e vetrine tristi e vuote. Non diresti che Via Cirillo sorge nel cuore della città. Una volta, era un posto che ferveva di vita, di commercio, di fragranze: l'aroma del caffè del Sottozero - che allora era il “caffè”, e punto - si intrecciava con quello degli inimitabili panzerotti fritti, cinque o sei porte più in là, dagli abili chef del Panzerotto d’Oro.
Quelle pizze ripiene erano particolarissime, dalla forma oblunga e dal ripieno abbondante.
L’assortimento non era particolarmente vario. Ce n’erano soltanto di due tipi, il panzerotto normale farcito di pomodoro e mozzarella, e quello ai funghi. Ma uno ti bastava per fare cena.
Il Sottozero era il bar per eccellenza: non c’erano pasticcerie, o gelaterie, che potessero reggere al paragone. Fu il primo bar ad offrire agli avventori un aperitivo così ricco, da farci quasi il pranzo.
C'era un costante via vai di gente, dalla mattina alla sera: il bar era il punto d’incontro di foggiani di diversa estrazione e destinazione, crocevia naturale degli studenti che frequentavano il Palazzo degli Studi, di quanti andavano a fare la spesa al Rosati, chi chi lavorava in centro e di chi si tratteneva nei vicinissimi Giardinetti di piazzale Italia.
C'era un costante via vai di gente, dalla mattina alla sera: il bar era il punto d’incontro di foggiani di diversa estrazione e destinazione, crocevia naturale degli studenti che frequentavano il Palazzo degli Studi, di quanti andavano a fare la spesa al Rosati, chi chi lavorava in centro e di chi si tratteneva nei vicinissimi Giardinetti di piazzale Italia.
Spesso si entrava nel bar semplicemente per prendere un bicchiere d’acqua. E fu forse per questo, per evitare che il locale si intasasse, che il proprietario fece installare, appena fuori l’ingresso, una fontanina che erogava gratuitamente acqua fresca ai passanti.
In un certo senso, via Cirillo è stato il luogo della prima movida cittadina. Fa specie vedere adesso queste serrande abbassate, queste vetrine vuote in cui aleggiano soltanto i ricordi.
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