De Tullio spiega: "Capiamoci su Bari, Moldaunia e ultras"
Maurizio De Tullio e Gennaro Amodeo |
Se le cose stanno così, non è sempre facile ricondurre nei giusti termini e toni dibattiti e confronti su temi cari all'opinione pubblica come il critico rapporto di Foggia con Bari e l'ipotesi della Moldaunia, ovvero del passaggio della Capitanata in Molise.
Da parte mia, mi limito a sottolineare che sono temi che non mi pare abbiano lo spazio che dovrebbero nell'informazione locale, e sono del tutto soddisfatto del ruolo che Lettere Meridiane sta svolgendo per supplire a questa carenza. È naturale che accanto a opinioni accorate, rispettabili, articolate di tanto in tanto si leggano considerazioni da ultras.
Ciò premesso, eccovi le puntualizzazioni e le precisazioni di Maurizio De Tullio nei confronti di Achille Corso, lettore del blog, e Gennaro Amodeo, coordinatore del movimento per la Moldaunia. Sono riflessioni che vi invito a leggere con serenità, perché sincere e perché offrono uno spaccato interessante delle ragioni che hanno prodotto la crisi pesante in cui versano Foggia e la sua provincia.
(g.i.)
* * *
Gentile Sig. Corso,
io avrò usato qualche aggettivo
di troppo e qualche gioco di parole che, da sempre, fanno parte del mio modo di
colloquiare con le persone, ma lei ha frainteso buona parte delle osservazioni
critiche che ho riportato nel mio intervento.
Primo: ho sempre contestato la
maggior parte dei sostenitori della Moldaunia quando si comportano da Ultras (i
“poveri mentecatti” erano loro!) e quindi non ce l’avevo con lei in particolare
che, ribadisco, si è sempre comportato in maniera civile con me. Se ritiene,
però, di essersi sentito offeso dalle mie parole, me ne scuso (ma temo che il
caffè, con me, non lo vorrà mai più prendere…).
Secondo: forse lei non ha mai
letto le centinaia di commenti, espressioni, epiteti, volgarità lasciati in
questi anni sui siti d’informazione locale, blog e pagine Facebook dai numerosi
sostenitori della Moldaunia: definirli Ultras
sarebbe, addirittura, anche un complimento! E’ gente che non usa la parte
migliore che possiede (in teoria il cervello) ma i piedi; esemplificavo con ciò
un comportamento da mentecatti cioè
di soggetti “vittime di una penosa stupidità”. Mi riprometto di raccoglierli e
di pubblicarli su ‘Lettere Meridiane’
così se ne renderà conto.
E’ a questa gente, a questo
popolo…civile di foggiani che mi riferivo, ma va bene, forse una codina di
paglia deve essere rimasta impigliata da qualche parte.
Terzo: se torniamo alle origini
del nostro dialogo, troverà questa mia frase, che riporto: “la mia non voleva essere una provocazione –
nell’improbabile derby Bari-Foggia – ma solo una constatazione storica”
(Ero già io a evitare di parlare di derby!) e a quelle mie considerazioni
faceva seguito una sua condivisione, tant’è che lei, Sig. Corso, scriveva: “Tutto quanto è stato riportato [da me –
ndr] è condivisibile”.
Come vede, avevamo la stessa
visione sul processo di crescita registrato da Bari (e mi riferisco sempre a
Bari città, mai alla provincia: poi riprenderò questo particolare nel punto che
riguarda le classifiche del “Sole 24Ore”),
creatosi non dal nulla ma forte di decenni di maturata convinzione delle
proprie capacità e dei propri mezzi. Non dimentichi che fino agli ultimi
decenni del 1800 Bari era ben al di sotto della considerazione che Foggia aveva
nello scacchiere meridionale! Quel che è avvenuto dopo occorre studiarselo bene
per comprendere la realtà barese del 1900 e del nuovo millennio, ma senza
preconcetti e forzature, individuando pregi e difetti.
Nemmeno io, Sig. Corso, sono
così stupido da ritenere Bari (intesa come capoluogo di regione e centro vitale
del potere politico-amministrativo pugliese) esente da colpe, errori,
responsabilità: l’ho scritto più volte e lo ribadisco anche ora, perché anch’io
amo la terra in cui vivo e lavoro e vorrei vederla migliore, diversa,
affrancata non tanto da Bari ma dagli stupidi e dagli ignoranti, da quelli che
vivono solo di pregiudizi, preconcetti e pendono dalla bocca del primo Salvini-Di Battista-moldauno che fa la
voce grossa armandosi di revanscismo da quattro soldi. Ma, a differenza sua, mi
sforzo di giudicare criticamente e senza pregiudizi il mio territorio e,
soprattutto, la città di Foggia, coi suoi cittadini, politici, amministratori,
imprenditori e quanti altri vogliamo annoverare.
Li conosco talmente bene da
averci dedicato un libro di 320 pagine, intitolato “Dizionario Biografico di Capitanata – 1900/2008”, pubblicato non
nel 1958 quando sono nato ma nel 2008, nel quale ho raccolto 595
(cinquecentonovantacinque) schede biografiche di persone e personalità
meritevoli di evidenza, per le cose buone (e, in pochi casi, meno buone) fatte
a livello nazionale e internazionale. Nemmeno i Baresi hanno mai pubblicato una
cosa del genere!
Ma dal momento che vivo a Foggia
dal 1966, posso assicurarle – da cittadino, da giornalista e da bibliotecario –
di aver ormai compreso le vere qualità della MAGGIORANZA dei foggiani (l’ho
anche quantificata una volta, sempre su LM,
nel 95% del totale) e, spiace dirlo, non sono positive. Dei baresi non posso
dire nulla perché non ho mai vissuto in quella città, e mi sono sempre limitato
a giudicare da quel po’ che ho verificato di persona e dai numeri, dalle opere,
dal risultato di un agire comune. E’ lì che si vede l’abissale differenza con
la città di Foggia e con i rispettivi cittadini.
Io sorrido col cuore, mi
compiaccio quando vedo a Foggia esempi illuminanti di intelligenze votate al
bene comune, al miglioramento del proprio metro-quadro sociale o culturale ma –
lo ripeto – si tratta di una esigua minoranza che, forse, non supera il 5% del
totale dei cittadini.
Gli esempi virtuosi sono sempre
meno, mi creda Sig. Corso. E spiace molto che lei sia incorso in questo grande
fraintendimento che mi vede protagonista negativo più per l’abito che indosso e
non per le cose che ho scritto, anche se erano praticamente solo precisazioni
alle sue inesattezze.
Quarto: avevo ironizzato con lei
sul cognome Mongiello (oltre che col suo: ma non credevo se la prendesse così
tanto!!) per il semplice motivo che in quegli anni si ventilava l’ipotesi per
la guida della Città di Foggia della senatrice (Colomba) Mongiello. La scelta,
poi, ricadde sull’ing. Gianni Mongelli, ma il fatto che sia stato il
Governatore della Regione Puglia a imporlo
mi pare davvero una cosa inverosimile. Certo, a quel tempo il centrosinistra
governava alla Regione e che il parere di Vendola (nel senso del partito di cui
era il massimo rappresentante in Puglia, cioè S.E.L.) fosse importante (ma non
determinante) mi fare fuor di dubbio, ma da qui a sostenere che sia stato lui a
imporlo ai foggiani mi pare davvero eccessivo: Gianni Mongelli fu scelto dalla
coalizione di centro-sinistra e non da Vendola!
Ricordo, invece, di fantomatici
comitati che, pur non firmandosi, si ispiravano alle tesi “secessionistiche”
vicine alla Lega Nord e alla Pro Moldaunia.
Cosa scrivevano questi geni
della politologia? In buona sostanza
invitavano il Presidente della Regione Puglia, Vendola, a “togliersi dai
piedi”. Secondo la loro tesi, l’allora Governatore era responsabile di
avvantaggiare le amministrazioni baresi a danno di quelle foggiane. E questa è
la convinzione di tanti, allora come oggi, compresa la sua. Si legga, invece,
quanto ha scritto di recente il curatore di questo Blog, Geppe Inserra, a
proposito dell’attenzione rivolta al territorio foggiano dalle due
amministrazioni Vendola rispetto a quelle del predecessore di centro-destra
Fitto. Si tratta di numeri, atti, soldi e non di chiacchiere.
Quinto: a un certo punto,
gentile Sig. Corso, lei prende un’altra strada e dopo avermi dato (in
precedenza) ragione sul buon operato fatto dai baresi, fa marcia indietro: “Caro Maurizio mi dispiace ma l’elenco che
hai fatto sulle qualità dei baresi non mi risulta, vorrei invitarti a leggere
con te gli studi sulla qualità della vita delle Provincie italiane, fonte Sole
24ore, degli ultimi vent’anni. Il mito barese, da quei dati, ne esce malconcio,
nonostante le vagonate di soldi immesse nel sistema barese!”.
Se lei ritiene che essere in
83ma, o 98ma o 100ma posizione – parlo di Bari – non sia gratificante per i
tanto ammirati (da me, naturalmente, stando alle sue convinzioni!) baresi, le
do perfettamente ragione! Ma cosa c’entrano le “vagonate di soldi immesse nel sistema barese!”? Evidentemente lei
non ha mai letto i parametri delle schede che compongono gli annuali dossier
sulla Qualità della vita del “Sole 24Ore”.
Gli omicidi, il numero di libri acquistati, di quotidiani letti, le
associazioni culturali attive sul territorio, gli asili nido pubblici, i
metri-quadri pro capite di verde, il trattamento dei rifiuti non dipendono
certo dalle “vagonate di miliardi” ma dalla cultura dell’agire pubblico e dalle
sensibilità personali dei cittadini.
Sesto: Lei scrive nella piccata
risposta che cordialmente mi dedica: “La
provincia di Bari con tutto quel bla bla bla… televisioni, cultura,
imprenditori e tutte quelle centinaia di milioni di Lire ed Euro investiti nel
sistema, che noi non abbiamo mai avuto e mai avremo, noi viviamo con
l’elemosina…” volendo con ciò intendere che, nonostante tutto, loro sono solo
poco più su di noi che, poveretti, abbiamo invece poco o nulla in confronto a
lor signori!
Se era questo il succo del suo
ragionamento devo dire che è fuorviante, perché le voci vanno esaminate una per
volta e riferite all’insieme dei Comuni delle due Province.
Io, come ricorderà, nel primo
intervento avevo sottolineato soprattutto l’aspetto culturale della rinascita
barese nel corso della prima parte del secolo scorso. Lei ironizza su “Telenorba” ma le sfugge un dato
importante: sia l’emittente barese che la foggiana “Teleradioerre” sono entrambe nate nel 1976. Sulla completezza
dell’informazione, sulla qualità e varietà dei programmi, sull’audience vogliamo fare qualche
raffronto? Sono nate entrambe piccole ma una delle due (come le altre tre
consorelle foggiane del resto) ha smesso di crescere ben presto…
Io vi ho lavorato tre anni nella
prima “Teleradioerre” e conservo dei
bellissimi ricordi di programmi e persone di quei tre anni (1976-79) ma ho
visto il prosieguo e giudico il panorama attuale per quello che è. Imprenditore
era (ed è rimasto) Montrone a Bari mentre… decine di imprenditori,
finanziatori, politici hanno messo le mani sulla foggiana “Teleradioerre” (e sulle altre tre) coi risultati che vediamo.
Un altro comparto? Quello
tipografico. Lo cito perché anche in questo campo vi ho lavorato e conosco
l’ambiente. Per decenni Bari era quasi anonima sul piano delle tipografie.
Foggia la surclassava di una spanna e la foggiana GERCAP era tra le più
importanti d’Italia. Finita l’era dei “patriarchi” foggiani (i Cappetta, i
Leone, i Ciampoli ecc.), chi è venuto dopo ha letteralmente bruciato un
patrimonio di fatturato, impianti e immagine ed oggi Bari e provincia sono, in
campo tipografico, mete ambite da tanti clienti del Tavoliere.
Dirò di più. All’inizio degli
anni ’90 aprì a Foggia una sontuosa tipo-litografia. Nacque col finanziamento
di una legge che sosteneva le azioni dell’imprenditoria meridionale. I soci
ebbero un finanziamento miliardario ma l’azienda fallì dopo qualche anno.
Eppure aveva le migliori tecnologie e attrezzature ma non, evidentemente, i
migliori cervelli…
Da giornalista potrei parlarle
dei quotidiani. Se dico Bari mi fermo alla “Gazzetta
del Mezzogiorno”, perché potrei aggiungere i dorsi quotidiani del “Corriere della Sera” e di “Repubblica”, e poi “E
Polis”, “Leggo”, “Paese Nuovo” ecc. Ma se dico Foggia, sa
qual è il panorama? Che abbiamo due quotidiani (tre col dorso interno della “Gazzetta” e quattro se includiamo quello
digitale, per soli abbonati, che è “il
Mattino di Foggia”). Tutti insieme credo non vendano più di 1.500 copie in
una città di 160.000 abitanti, sede universitaria, con un grande Policlinico e
con ben… quattro TV locali!
Lei Signor Corso non è un
produttore di bufale, ma accodandosi alla schiera sempre maggiore di coloro i
quali, come i tifosi di calcio, fischiano l’avversario “a prescindere” da come
giochi in campo, finisce per sostenere inesattezze e paragoni che poco alla
volta tendono a crollare.
Sostenga pure il Progetto Moldaunia dell’amico Gennaro
Amodeo (che ormai non mi stima più!), ma abbia la cortesia di rispondere alla
mia (questa sì “semplicissima”) domanda, alla quale nessuno di Voialtri ha,
stranamente, voglia di rispondere:
Siete così sicuri che dall’altra parte, cioè in Molise, ci amino così tanto
da farci posto a tavola perché siamo un ‘amico’ in più?
Cordialmente e senza acredine
alcuna.
Maurizio De Tullio
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