Briatore sbaglia, turismo esclusivo non significa escludente (di Teresa Silvestris)

Giornalista e guida turistica di Serracapriola, Teresa Silvestris mi ha inviato l'interessante contributo che segue, sulle critiche rivolte da Flavio Briatore all'organizzazione turistica pugliese. Terese è autrice del bel blog I Vagabonviaggi di Teresita che si occupa di turismo locale e mete "minori", quelle un po' fuori dai circuiti noti. Consultatelo, perché Teresa scrive davvero bene ed offre un sacco di spunti per intriganti scoperte.
Prima di diventare giornalista, Teresa si è laureata in lingue orientali e ha lavorato nel campo del "turismo di lusso". A Capri si occupava della clientela giapponese di un punto vendita di cammei e coralli: una clientela che, oltre a essere ricca era estremamente raffinata. Il ricordo di questa esperienza ha ispirato le sue riflessioni su cos'è il turismo di lusso, e cosa serve affinché possa dirsi tale e quali potrebbero essere le reali prospettive del modello Briatore. Leggete, perché si tratta di un punto di vista particolarmente stimolante.
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È oramai trascorso qualche giorno da quando, a Otranto, l’imprenditore Flavio Briatore ha bocciato a pie’ pari l’offerta turistica pugliese definendola inadeguata alle richieste di una classe che esige il lusso e che non bada a spese. Le reazioni sono state immediate e del tipo che ci si aspettava: storia e cultura non possono essere soppiantate da un turismo totalmente disimpegnato. Per non parlare poi del dubbio gusto di chi lo pratica, i famigerati “ricchi”. Alle reazioni sono seguiti gli esami di coscienza, è saltato fuori qualche mea culpa, si è cercato di individuare l’intoppo, la ragione per cui dei ricchi, da queste parti, non se ne vede neppure l’ombra.
Il giornalista Maurizio Tardio e l’architetto Rosa Totaro, yacht designer di Manfredonia, hanno offerto due interessanti riflessioni da due osservatori diversi. Il primo si chiedeva perché Briatore avesse scelto il Salento e non il Gargano e perché in Giappone i tifoni non fanno paura mentre sul promontorio due gocce d’acqua generano disastri; la seconda, facendosi interprete del flaviopensiero, stenta a credere che ci facciano schifo altri posti di lavoro legati al mondo del super lusso.

Non so se essere scelti da Briatore significhi propriamente qualcosa, ma è chiaro che il lusso e ciò che ne deriva non possono fare schifo a nessuno. Solo che di modelli a cui ispirarsi ce ne sono tanti e quello dell’imprenditore piemontese non è universale. È con tutta evidenza un modello esclusivo, nel senso di “escludente”, che nonostante si appelli al concetto di sviluppo del territorio tende a creare dei compartimenti stagno all’interno di esso. È un modello che alza barriere fisiche, sottraendo al territorio gli spazi migliori per trasformarli in paradisi di difficile accesso, che non comunicano con l’esterno. Questa tipologia di turismo, sperimentata “con successo” (e io a questo punto mi chiederei col successo di chi) in posti che ben conosciamo, ha prodotto solamente fratture. Non è un progetto che si propone di fare da traino a tutto il resto né di coinvolgere le energie locali, con il risultato di creare estraneità tra gli ospiti e la terra che li accoglie. Siamo proprio sicuri che sia questa la vocazione della nostra regione?
Altro dettaglio importante è il target al quale ci si vuole rivolgere. Nessuno, nel dibattito di questi giorni, ha condannato il “turismo dei ricchi”, anche se nel glossario del turismo questa espressione è priva di senso. Esistono gli standard qualitativi, espressi in numero di stelle, che tengono conto di diversi fattori. Uno standard elevato dipende non solo dalla qualità dei servizi, ma anche da quello della clientela. Prove oserei dire scientifiche ci permettono di smentire Briatore quando dice che i ricchi qui non vengono, perché in Puglia i ricchi non solo vengono ma scelgono anche di viverci. Si tratta di persone che sanno bene cos’è il lusso, lo apprezzano, lo ricercano, lo riconoscono, non lo ostentano. Gli altri, hai voglia di spalmare glitter sul mega yacht: chi non brilla, non brilla e neanche dà lustro.
Tornando alla domanda di Tardio: perché Briatore ha scelto il Salento e non il Gargano? Forse perché è lontano anni luce dall’affrontare le catastrofi naturali nel modo in cui, per esempio, fanno in Giappone? Forse perché nel Salento sono più bravi e sanno fare rete? Il motivo preciso non so dirlo. Certamente ha scelto in base alla sua convenienza. Impariamo da lui e scegliamo in base alla nostra.

Teresa Silvestris

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