Foggia, 19 agosto 1943: la città annientata

Mons. Farina tra i comandanti delle
truppe di occupazione
Secondo i dati ufficiali, l’incursione aerea degli Alleati su Foggia del 19 agosto 1943 fu la più pesante di tutte; 9.581 morti e oltre 600 feriti a fronte delle 7.643 vittime  che, sempre stando alle cifre ufficiali diffuse successivamente dal Comune di Foggia, sarebbero state provocate dal bombardamento del 22 luglio.
Diversi autori hanno contestato l’attendibilità del dato che riguarda il 19 agosto, sostenendo che la città era praticamente vuota, dopo i pesantissimi danni provocati dal raid del 22 luglio.
Come ho detto più volte, la querelle sul numero preciso dei morti è una questione di lana caprina: quel che conta è che i morti furono tantissimi, troppi e che Foggia fu vittima dei cosiddetti bombardamenti strategici che - pare per iniziativa inglese, più che americana - non distinguevano più tra obiettivi militari e non, e massacrarono l’inerme popolazione, allo scopo di terrorizzarla (e furono perciò un atto di terrorismo).

Tanto premesso, ecco un documento  illuminante - e forse non adeguatamente valorizzato - che sembrerebbe smontare la tesi di una Foggia vuota se non addirittura deserta, in quel fatidico 19 agosto.
Si  tratta della la relazione che il vescovo dell'epoca Mons. Fortunato Maria Farina scrisse al Papa Pio XII, per informarlo della drammatica situazione che si era venuta a determinare a Foggia.
Ho ricavato la relazione dal libro di Gaetano Matrella, La erezione della Diocesi Autonoma di Foggia: una storia e un territorio, il cui pregio maggiore sta nella capacità dell’autore di collegare il cammino spirituale della chiesa foggiana con le vicende storiche, non sempre facili, che occorrevano nella diocesi, mostrando quanto sia stato stretto il rapporto tra Chiesa e territorio a Foggia.
Il documento si trova anche sul bel sito di Alberto Mangano, Manganofoggia.it,  e - come ha puntualmente accertato Maurizio De Tullio - comparve per la prima volta l'8 settembre 1968 sul settimanale religioso "La Voce" e sul n. 5 del "Notiziario del Comune di Foggia" (luglio-agosto 1968). In buona parte fu pubblicata anche nel bel volume di Mons. Mario De Santis "Mons. Fortunato Maria Farina Vescovo di Troia e Foggia", lavoro edito nel 1995 come ristampa di due precedenti volumi usciti nel 1978 e nel 1981, intitolati rispettivamente "Il Sacerdote" e "Il Vescovo".

Mons. Farina scrive al Papa probabilmente da Troia (l’originale della lettera si trova lì) ricostruendo le vicende che avevano scandito quella drammatica estate nel capoluogo dauno.
I passaggi della relazione più interessanti sono quelli che descrivono lo stato d’animo dei foggiani tra un’incursione e l’altra. Di particolare importanza quello che si riferisce ai giorni dopo il 22 luglio, quando si verificò uno dei raid più violenti e sanguinosi, perché - come ho già detto - sembra smentire quel che si è sempre sostenuto circa il fatto che la città fosse deserta quando, il 19 agosto, venne afferrato l’attacco più duro.
Scrive il Vescovo: “Dopo questa incursione (del 22 luglio, n.d.r.), che annientò la stazione ferroviaria, si era andata facendo strada, nella popolazione, l'idea che ormai non era più probabile che si avessero incursioni notevoli, poiché anche l'aeroporto era stato trasferito. Difatti, l'incursione del 16 agosto fu tutta operata sui dintorni di Foggia, ma la città non fu toccata.”
Poi, arrivò terribile, il raid del 19 agosto. Mons. Farina non lo dice espressamente né probabilmente possedeva le informazioni necessarie, ma - se gli obiettivi militari erano stati completamente distrutti - la ferocia di quella incursione può essere spiegata soltanto con la filosofia dei bombardamenti strategici teorizzata soprattutto dagli inglesi: colpire la popolazione civile, per terrorizzarla.
Toccanti i passaggi conclusivi della relazione, in cui il Vescovo sollecita il Papa a pregare per Foggia e a concedere l‘indulgenza plenaria ai fedeli che “visiteranno l'effige della Madonna Incoronata nella Cattedrale di Troia, e quella della SS. Addolorata che è custodita nella Chiesa di San Domenico pure di Troia, e parimenti l'indulgenza plenaria alle stesse condizioni ai fedeli che visiteranno l'Icone della Madonna dei Sette Veli e le S.S. Reliquie dei Santi Guglielmo e Pellegrino, custodite nella Chiesa Collegiata di San Marco in Lamis, della Diocesi di Foggia.”
Alla lettera non giunse mai risposta da parte del Pontefice. Ma non si sa neanche se essa sia mai materialmente giunta al Vaticano.
“Il documento - scrive Gaetano Matrella - fu redatto in Troia, nel cui archivio capitolare si conserva la minuta firmata da Mons. Farina. Fu spedito nei primi giorni del settembre 1943.
Non si sa se sia arrivato a Roma, dato lo stato caotico delle comunicazioni in quel periodo, né si ebbe alcuna risposta, perché dopo la fuga del Re da Roma, le comunicazioni con la capitale rimasero del tutto interrotte.”
Per scaricarlo, cliccate qui.


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