Carmela Panico, una vita dalla parte del lavoro e della famiglia
Carmela Panico è stata la prima donna dirigente sindacale in provincia di Foggia. Una donna che ha dedicato tutta la sua vita alla difesa del lavoro e dei diritti dei lavoratori, senza mai rinunciare al suo ruolo di madre e poi di nonna.
Sette anni fa, ha concluso la sua esistenza terrena. È stata una donna cui ho voluto molto bene e che ho chiamato mamma. Era mia suocera, e mi ha insegnato molte cose, la più importante delle quali credo sia stata la sua innata capacità di coniugare l'impegno pubblico con la sfera privata, dedicando all'uno e all'altro ogni sua energia.
L'immagine che apre il post descrive con molta efficacia la temperie politica e culturale in cui si è formata. La foto mostra la manifestazione che si svolse a Cerignola nel 1958, in occasione del primo anniversario della morte di Giuseppe Di Vittorio. Il corteo è aperto dalle donne di Cerignola. A braccetto con Anita Contini, la moglie di Di Vittorio, c'è Carmela Panico, con l'abito bianco della festa, come aveva insegnato a fare ai suoi braccianti il grande sindacalista che partito da Cerignola divenne segretario generale della Cgil e del Sindacato mondiale dei lavoratori.
La bambina che le dà la mano è mia moglie, Sabatina “Vindice” Pizzolo. Il secondo nome Vindice, le fu imposto perché così si chiamava il figlio di Giuseppe Di Vittorio, eroe della guerra civile spagnola.
Da bambina, Carmela andava con il padre tutti i giorni ad ascoltare Radio Londra, e subito si convinse della necessità di fare qualcosa per gli altri, della impossibilità di restare a braccia conserte, di fronte alla tragedia della guerra.
La sua prima iniziativa pubblica fu dedicata al tema della pace, che l’avrebbe vista sempre impegnata, anche negli anni successivi: il 1° maggio del 1946 fu in prima fila in un corteo di donne che in abito da sposa sfilarono assieme ad una grande colomba della pace, trainata da un carro.
Le sue prime esperienze sindacali si maturarono nelle lotte per l’acqua e per l’irrigazione dei campi, nel Basso Tavoliere pugliese. Nel 1950 ottenne il suo primo incarico di direzione sindacale, diventando responsabile della Federbraccianti, l’organizzazione di categoria dei lavoratori agricoli della Cgil.
Qualche anno già tardi, dopo aver frequentato i corsi di formazione sindacale a Faggetto Lario, venne nominata responsabile della Commissione Femminile della Cgil. Negli stessi anni venne eletta consigliera comunale a Cerignola, nelle liste del Pci, partito al quale si era iscritta da giovanissima.
Carmela Panico ha dedicato molta parte della sua attività politica e sindacale alle cause dell’emancipazione dei braccianti e delle donne. Negli anni Sessanta, ha promosso la mobilitazione contro il sottosalario femminile: memorabile un comizio che tenne a Stornara, in cui rivendicò il diritto delle donne a percepire un salario identico a quello degli uomini.
Nel 1962 fu protagonista di una serrata lotta per ottenere che i figli delle lavoratrici agricole impegnate nella raccolta delle olive, potessero usufruire degli asili nido. La legge prevedeva già questa possibilità, ma la limitava alle sole lavoratrici occupate in aziende con almeno cinquanta dipendenti. Il solo asilo nido aziendale esistente in Capitanata era ubicato alla Cartiera di Foggia. Per le lavoratrici dei campi non c’era nulla.
Carmela riuscì a strappare questa concessione, grazie ad un accordo con l’Onmi e con le organizzazioni datoriali, che si impegnarono a contribuire versando 50 lire al giorno.
Soprattutto nella prima parte della sua vita, ha affiancato l’attività sindacale con quella politica. Iscritta al Pci da giovanissima, è stata eletta più volte nel consiglio comunale di Cerignola.
Sposatasi con un altro dirigente comunista, Vincenzo Pizzolo, al quale avrebbe dato tre figli (Marco, Sabatina e Marisa), Carmela si trasferì negli anni Sessanta, a Foggia, per lavorare prima nell'Unione Donne Italiane e quindi nella Federbraccianti della Cgil, ricoprendo nell’organizzazione incarichi di direzione.
Gli scioperi durissimi del 1969 per il contratto dei braccianti l´avrebbero vista in prima fila, assieme a suo fratello Pasquale, all´epoca segretario provinciale della Cgil, e successivamente consigliere regionale e senatore per il Pci.
Dopo l´esperienza nella Federbraccianti, Carmela Panico ha proseguito il suo impegno sindacale nel sindacato del pensionati della Cgil, lo SPI, in cui ha ricoperto gli incarichi di componente la segreteria provinciale e responsabile del coordinamento donne.
Sono stato commosso testimone dell’ultimo momento pubblico della sua vita, il giorno prima della sua morte, quando ha ricevuto il segretario generale della Cgil, Nicola Affatato, accompagnato da una delegazione di dirigenti del sindaco.
I compagni avevano voluto insignirla di una tessera speciale della Cgil - firmata personalmente dal segretario generale Guglielmo Epifani -, in considerazione della straordinario impegno profuso da Carmela Panico nella sua attività di sindacalista. Ringraziando Affatato, Carmela aveva semplicemente ringraziato dicendo: "Coraggio compagni, avanti nella lotta e buon lavoro".
Geppe Inserra
Sette anni fa, ha concluso la sua esistenza terrena. È stata una donna cui ho voluto molto bene e che ho chiamato mamma. Era mia suocera, e mi ha insegnato molte cose, la più importante delle quali credo sia stata la sua innata capacità di coniugare l'impegno pubblico con la sfera privata, dedicando all'uno e all'altro ogni sua energia.
L'immagine che apre il post descrive con molta efficacia la temperie politica e culturale in cui si è formata. La foto mostra la manifestazione che si svolse a Cerignola nel 1958, in occasione del primo anniversario della morte di Giuseppe Di Vittorio. Il corteo è aperto dalle donne di Cerignola. A braccetto con Anita Contini, la moglie di Di Vittorio, c'è Carmela Panico, con l'abito bianco della festa, come aveva insegnato a fare ai suoi braccianti il grande sindacalista che partito da Cerignola divenne segretario generale della Cgil e del Sindacato mondiale dei lavoratori.
La bambina che le dà la mano è mia moglie, Sabatina “Vindice” Pizzolo. Il secondo nome Vindice, le fu imposto perché così si chiamava il figlio di Giuseppe Di Vittorio, eroe della guerra civile spagnola.
Da bambina, Carmela andava con il padre tutti i giorni ad ascoltare Radio Londra, e subito si convinse della necessità di fare qualcosa per gli altri, della impossibilità di restare a braccia conserte, di fronte alla tragedia della guerra.
La sua prima iniziativa pubblica fu dedicata al tema della pace, che l’avrebbe vista sempre impegnata, anche negli anni successivi: il 1° maggio del 1946 fu in prima fila in un corteo di donne che in abito da sposa sfilarono assieme ad una grande colomba della pace, trainata da un carro.
Le sue prime esperienze sindacali si maturarono nelle lotte per l’acqua e per l’irrigazione dei campi, nel Basso Tavoliere pugliese. Nel 1950 ottenne il suo primo incarico di direzione sindacale, diventando responsabile della Federbraccianti, l’organizzazione di categoria dei lavoratori agricoli della Cgil.
Qualche anno già tardi, dopo aver frequentato i corsi di formazione sindacale a Faggetto Lario, venne nominata responsabile della Commissione Femminile della Cgil. Negli stessi anni venne eletta consigliera comunale a Cerignola, nelle liste del Pci, partito al quale si era iscritta da giovanissima.
Carmela Panico ha dedicato molta parte della sua attività politica e sindacale alle cause dell’emancipazione dei braccianti e delle donne. Negli anni Sessanta, ha promosso la mobilitazione contro il sottosalario femminile: memorabile un comizio che tenne a Stornara, in cui rivendicò il diritto delle donne a percepire un salario identico a quello degli uomini.
Nel 1962 fu protagonista di una serrata lotta per ottenere che i figli delle lavoratrici agricole impegnate nella raccolta delle olive, potessero usufruire degli asili nido. La legge prevedeva già questa possibilità, ma la limitava alle sole lavoratrici occupate in aziende con almeno cinquanta dipendenti. Il solo asilo nido aziendale esistente in Capitanata era ubicato alla Cartiera di Foggia. Per le lavoratrici dei campi non c’era nulla.
Carmela riuscì a strappare questa concessione, grazie ad un accordo con l’Onmi e con le organizzazioni datoriali, che si impegnarono a contribuire versando 50 lire al giorno.
Soprattutto nella prima parte della sua vita, ha affiancato l’attività sindacale con quella politica. Iscritta al Pci da giovanissima, è stata eletta più volte nel consiglio comunale di Cerignola.
Sposatasi con un altro dirigente comunista, Vincenzo Pizzolo, al quale avrebbe dato tre figli (Marco, Sabatina e Marisa), Carmela si trasferì negli anni Sessanta, a Foggia, per lavorare prima nell'Unione Donne Italiane e quindi nella Federbraccianti della Cgil, ricoprendo nell’organizzazione incarichi di direzione.
Gli scioperi durissimi del 1969 per il contratto dei braccianti l´avrebbero vista in prima fila, assieme a suo fratello Pasquale, all´epoca segretario provinciale della Cgil, e successivamente consigliere regionale e senatore per il Pci.
Dopo l´esperienza nella Federbraccianti, Carmela Panico ha proseguito il suo impegno sindacale nel sindacato del pensionati della Cgil, lo SPI, in cui ha ricoperto gli incarichi di componente la segreteria provinciale e responsabile del coordinamento donne.
Sono stato commosso testimone dell’ultimo momento pubblico della sua vita, il giorno prima della sua morte, quando ha ricevuto il segretario generale della Cgil, Nicola Affatato, accompagnato da una delegazione di dirigenti del sindaco.
I compagni avevano voluto insignirla di una tessera speciale della Cgil - firmata personalmente dal segretario generale Guglielmo Epifani -, in considerazione della straordinario impegno profuso da Carmela Panico nella sua attività di sindacalista. Ringraziando Affatato, Carmela aveva semplicemente ringraziato dicendo: "Coraggio compagni, avanti nella lotta e buon lavoro".
Geppe Inserra
Commenti