Qualità della vita: il Sole 24 Ore toppa sulla qualità dell'aria
Se foste costretti a dover uscire a piedi, perché l’aria che respirate è pericolosamente inquinata dallo smog, che pensereste della vivibilità del posto in cui abitate? Un gran male, sospetto, tanto più se si tratta di una grande città, dove non è per niente facile muoversi coi mezzi pubblici e con l'aria inquinata che tira, di farlo a piedi o in bici neanche se ne parla, se no respiri tutte quelle polveri sottili che vagano per l’atmosfera…
La qualità dell’aria dovrebbe essere un parametro fondamentale della misurazione della qualità della vita di un territorio, ma così non è, almeno per quanto riguarda la famosa e celebrata classifica della qualità della vita compilata annualmente dal Sole 24 Ore…
Uno s’aspetterebbe che nella sezione riservata a Servizi e ambiente, le città assurte in questi giorni agli onori della cronaca per essere state costrette a imporre lo stop alle auto per contenere lo smog, si trovino in una posizione di graduatoria piuttosto bassa.
Nemmeno per sogno. Anzi, come si vede nell'infografica qui sopra, le performance delle province del Nord sono decisamente migliori rispetto a quelle del Mezzogiorno (il celeste mostra le province al di sopra della media, il rosso quelle al di sotto).
Milano si piazza al quarto posto, al primo svettano Monza e Brianza. Bergamo occupa la dodicesima posizione. Torino e Roma si classificano rispettivamente al 34° e al 50° posto, marcando un punteggio assai più elevato di Foggia, che arranca al 90°.
Disaggregando i diversi parametri che compongono la sezione Servizi e Ambiente si comprendono le rafioni di questo paradosso statistico. Dei sei parametri utilizzati, soltanto due si riferiscono all’ambiente: l’indice climatico (che premia le località soggette a minor escursione termica) e l’indice Legambiente, che è a sua volta ottenuto mettendo assieme ben 18 indicatori, soltanto tre dei quali riguardano la qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono).
In sostanza, l’incidenza dell’inquinamento atmosferico nella graduatoria della qualità della vita del Sole 24 Ore è prossima allo zero. Praticamente nulla.
Delle due l’una: o è il caso di rivedere radicalmente le modalità di compilazione della graduatoria, o bisogna abituarsi ad un’idea della qualità della vita che privilegia il reddito e la produzione, rispetto alla qualità dell’ambiente.
La qualità dell’aria dovrebbe essere un parametro fondamentale della misurazione della qualità della vita di un territorio, ma così non è, almeno per quanto riguarda la famosa e celebrata classifica della qualità della vita compilata annualmente dal Sole 24 Ore…
Uno s’aspetterebbe che nella sezione riservata a Servizi e ambiente, le città assurte in questi giorni agli onori della cronaca per essere state costrette a imporre lo stop alle auto per contenere lo smog, si trovino in una posizione di graduatoria piuttosto bassa.
Nemmeno per sogno. Anzi, come si vede nell'infografica qui sopra, le performance delle province del Nord sono decisamente migliori rispetto a quelle del Mezzogiorno (il celeste mostra le province al di sopra della media, il rosso quelle al di sotto).
Milano si piazza al quarto posto, al primo svettano Monza e Brianza. Bergamo occupa la dodicesima posizione. Torino e Roma si classificano rispettivamente al 34° e al 50° posto, marcando un punteggio assai più elevato di Foggia, che arranca al 90°.
Disaggregando i diversi parametri che compongono la sezione Servizi e Ambiente si comprendono le rafioni di questo paradosso statistico. Dei sei parametri utilizzati, soltanto due si riferiscono all’ambiente: l’indice climatico (che premia le località soggette a minor escursione termica) e l’indice Legambiente, che è a sua volta ottenuto mettendo assieme ben 18 indicatori, soltanto tre dei quali riguardano la qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono).
In sostanza, l’incidenza dell’inquinamento atmosferico nella graduatoria della qualità della vita del Sole 24 Ore è prossima allo zero. Praticamente nulla.
Delle due l’una: o è il caso di rivedere radicalmente le modalità di compilazione della graduatoria, o bisogna abituarsi ad un’idea della qualità della vita che privilegia il reddito e la produzione, rispetto alla qualità dell’ambiente.
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