Informazione ed editoria sono sempre più on line

di Carlo Inserra
Parlando di giornali
La trasformazione dell’editoria, che dalla stampa su carta è passata a elaborare contenuti in digitale,  è storia relativamente recente. Per l’editoria digitale,  l’anno della svolta è considerato il 1998. Prima di quella data infatti, le case editrici erano molto restie a pubblicare i materiali di loro produzione on line. 
Nel 1998, il caso Clinton-Levinsky, meglio conosciuto come sex-gate, portò le grandi testate americane a pubblicare le news sull’argomento sui propri siti internet, per non essere anticipate o superate in visibilità dai giornali concorrenti. 
Il caso editoriale dell’Huffington Post,  esempio più importante di giornale che esce unicamente in versione digitale, ci può far comprendere la portata di cosa sia cambiato da allora. La crescita esponenziale delle vendite dei dispositivi mobili (smartphone e tablet), indubbiamente ha aperto un mercato di prodotti editoriali ad essi dedicati che ha finito con lo sconvolgere anche il mercato della carta stampata. Oggi le maggiori testate nazionali, da Repubblica al Corriere, possiedono una versione on line. Questa però, non è da confondere con quella cartacea o in abbonamento, che consente di accedere ai contenuti del giornale stampato direttamente sul tablet o sul pc. Alcuni giornali (come Il Foglio) consentono la lettura di una parte dei contenuti sul sito (non quelli di giornata). La questione è più di marketing, che teorica: il futuro del giornalismo cartaceo o esclusivamente digitale, non può prescindere dal web.

A proposito di libri
Anche l’editoria libraria sta (anche se lentamente) rivolgendosi ai contenuti digitali. Si sta sempre più sviluppando, infatti, l’abitudine di leggere attraverso gli e-reader. Secondo Gino Roncaglia, filosofo, saggista ed esperto conoscitore di editoria digitale in Italia, sarà proprio lo sviluppo tecnologico di questi dispositivi a cambiare il destino del libro. 
Un libro digitale è ancora oggi troppo simile ad un libro di carta stampata. Ma prevedendo lo sviluppo di tablet ed e-reader come dispositivi di lettura, possiamo con certezza affermare che presto le cose cambieranno. Senza fare proiezioni fantascientifiche, è facile prevedere come domani potremo condividere parti di libro sui social. . “Non leggiamo” sostiene Roncaglia  “solo per poter poi parlare del libro che abbiamo letto, ma leggiamo anche per questo”.  È facile inoltre prevedere che i libri conterranno parti animate:  già lo standard epub3 consente delle possibilità in tal proposito. 
Bisogna dunque abbandonare la pessimistica idea secondo cui, con l’avvento del web (o con le trasformazioni tecnologiche in generale) si stia affermando unicamente una società dell’immagine, che va completamente a sostituire quella basata sulle parole, sulla lettura, sulla memoria. Il libro, nella sua forma organizzata in maniera lineare, con l’autore che guida il lettore in maniera forte, non è destinato a scomparire. Sono semmai i nostri modi di leggere, e i dispositivi sui quali leggiamo che guideranno il cambiamento.  
Sull’importanza dell’utilizzo delle parole e della scrittura, Significative le parole di Umberto Eco sulla “bustina di Minerva “del 7 Novembre 2013: “McLuhan muore nel 1980, proprio mentre stanno facendo il loro ingresso nel mondo di tutti i giorni i personal computer [..] , e se fosse vissuto qualche anno in più avrebbe dovuto ammettere che, in un mondo apparentemente dominato dall’immagine, si stava affermando una nuova civiltà alfabetica: con un personal computer o sai leggere e scrivere, o non combini un gran ché. E’ vero che i bambini d’oggi sanno usare un Ipad anche in età prescolare, ma tutta l’informazione che riceviamo via Internet, e mail e Sms, è basata su conoscenze alfabetiche. “


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