Capossela: "Il territorio ha dimenticato Matteo Salvatore"
"Mi sarei aspettato che nella ricorrenza del decennale della sua morte si organizzasse qualcosa di grosso. Un album con tutte le sue opere, che avesse una risonanza nazionale. Il Premio Matteo Salvatore di Angelo Cavallo, meritevole e generoso, non basta. Il territorio ha un patrimonio che non può disperdere così”. Così Vinicio Capossela, a Foggia per presentare un suo libro nell’ambito di Questioni Meridionali, ha stigmatizzato l’assenza di iniziative che celebrassero e ricordassero, nella ricorrenza del decennale, il grande folksinger di Apricena.
Alla questione Lettere Meridiane aveva dedicato diversi post suscitando qualche risentimenti in quanti, come l’Arci, hanno promosso interessanti iniziative, che sono tuttavia rimaste la classica rondine che non fa primavera. L'essere in buona compagnia da parte del blog, e cioè che anche un personaggio illustre come Capossela abbia lamentato lo scarso interesse del territorio verso Matteo Salvatore, non mitiga l’amarezza per l’occasione perduta del decennale.
Va detto, in ogni caso, che la lamentazione di Capossela è fondata, ma fino a un certo punto, perché un cd è stato pubblicato di recente, ed è sorprendente che nessuno abbia pensato (ancora) di presentarlo nel capoluogo. È quello che accompagna il libro A sud - Il racconto del lungo silenzio, pubblicato da Squilibri, e curato da Giovanni Rinaldi, che documenta una iniziativa molto interessante che si svolse a Bari nel lontano 1978: un concerto reading promosso dalla Biblioteca De Gemmis in cui il noto attore Riccardo Cucciola leggeva le testimonianze più alte di una irripetibile stagione di impegno meridionalistico, da Rocco Scotellaro a Ernesto De Martino, e Matteo Salvatore le commentava a caldo, affidando il proprio pensiero ai brani più rappresentativi del suo repertorio.
Del silenzio foggiano si è giustamente lamentato l’autore, Giovanni Rinaldi, in un post sul social network: "A molti sembrano stare a cuore gli anniversari e i ricordi, ma stranamente a nessuno è venuto in mente quest'anno di presentare il libro e il CD a Foggia. Il giorno dopo l'incontro con Capossela l'ho presentato a San Severo e ringrazio Raffaele Niro per avermi invitato al suo DauniaPoesia. Altre presentazioni negli scorsi mesi, sempre a San Severo ospite di Daunia Enoica, a Bari alla Mediateca e a Roma in teatro con i Tete de Bois e Tonino Zurlo che hanno accompagnato con le loro interpretazioni la presentazione dei brani originali cantati da Matteo Salvatore."
Che Capossela verosimilmente non conoscesse l’iniziativa editoriale di Rinaldi è un’ulteriore ed amara conferma dell’assenza di una rete che possa custodire e tramandare l'immensa eredità culturale lasciata da Matteo Salvatore.
Quest'ultimo cd postumo ne è un pezzo importante.
Come ha scritto su Bogfolk Salvatore Esposito, "l’ascolto ci regala così perle rare come la dolce ninna nanna “La Leggenda di San Nicola”, i canti devozionali “Maria Santissima Incoronata”, “San Lazzaro” e “San Luca”, pittoreschi spaccati della realtà di paese come “Il Venditore Ambulante”, l’ammiccante “Il Pescivendolo”, e “Arrecunète, ma anche le ben note “Lu Bene Mio” e “Il Forestiero”. Il cantato di Matteo Salvatore è trascinante, ispirato, e la qualità della registrazione, fa trasparire chiaramente come lui stesso si senta parte di quella grande narrazione popolare che stava andando in scena grazie alle parole di Cucciolla".
Alla questione Lettere Meridiane aveva dedicato diversi post suscitando qualche risentimenti in quanti, come l’Arci, hanno promosso interessanti iniziative, che sono tuttavia rimaste la classica rondine che non fa primavera. L'essere in buona compagnia da parte del blog, e cioè che anche un personaggio illustre come Capossela abbia lamentato lo scarso interesse del territorio verso Matteo Salvatore, non mitiga l’amarezza per l’occasione perduta del decennale.
Va detto, in ogni caso, che la lamentazione di Capossela è fondata, ma fino a un certo punto, perché un cd è stato pubblicato di recente, ed è sorprendente che nessuno abbia pensato (ancora) di presentarlo nel capoluogo. È quello che accompagna il libro A sud - Il racconto del lungo silenzio, pubblicato da Squilibri, e curato da Giovanni Rinaldi, che documenta una iniziativa molto interessante che si svolse a Bari nel lontano 1978: un concerto reading promosso dalla Biblioteca De Gemmis in cui il noto attore Riccardo Cucciola leggeva le testimonianze più alte di una irripetibile stagione di impegno meridionalistico, da Rocco Scotellaro a Ernesto De Martino, e Matteo Salvatore le commentava a caldo, affidando il proprio pensiero ai brani più rappresentativi del suo repertorio.
Del silenzio foggiano si è giustamente lamentato l’autore, Giovanni Rinaldi, in un post sul social network: "A molti sembrano stare a cuore gli anniversari e i ricordi, ma stranamente a nessuno è venuto in mente quest'anno di presentare il libro e il CD a Foggia. Il giorno dopo l'incontro con Capossela l'ho presentato a San Severo e ringrazio Raffaele Niro per avermi invitato al suo DauniaPoesia. Altre presentazioni negli scorsi mesi, sempre a San Severo ospite di Daunia Enoica, a Bari alla Mediateca e a Roma in teatro con i Tete de Bois e Tonino Zurlo che hanno accompagnato con le loro interpretazioni la presentazione dei brani originali cantati da Matteo Salvatore."
Che Capossela verosimilmente non conoscesse l’iniziativa editoriale di Rinaldi è un’ulteriore ed amara conferma dell’assenza di una rete che possa custodire e tramandare l'immensa eredità culturale lasciata da Matteo Salvatore.
Quest'ultimo cd postumo ne è un pezzo importante.
Come ha scritto su Bogfolk Salvatore Esposito, "l’ascolto ci regala così perle rare come la dolce ninna nanna “La Leggenda di San Nicola”, i canti devozionali “Maria Santissima Incoronata”, “San Lazzaro” e “San Luca”, pittoreschi spaccati della realtà di paese come “Il Venditore Ambulante”, l’ammiccante “Il Pescivendolo”, e “Arrecunète, ma anche le ben note “Lu Bene Mio” e “Il Forestiero”. Il cantato di Matteo Salvatore è trascinante, ispirato, e la qualità della registrazione, fa trasparire chiaramente come lui stesso si senta parte di quella grande narrazione popolare che stava andando in scena grazie alle parole di Cucciolla".
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