Masterplan per il Mezzogiorno: le tesi di Elena Gentile e Giampiero Protano

Nel Pd di Capitanata comincia la riflessione sulla nuova prospettiva che potrebbe aprirsi per il Mezzogiorno con il Masterplan annunciato dal premier Matteo Renzi. Nel dimenticatoio da molti anni, la questione meridionale sembra destinata a riprendere vigore e consistenza. C’è ancora un certo scetticismo, in giro, ma la classe politica e dirigente meridionale ha il dovere di provarci.
Il confronto in seno al Pd di Capitanata si sta sviluppando in un’agorà d’eccezione: Il Corriere del Mezzogiorno, e questa mi sembra in se stessa una buona notizia. Per approdare  sulle pagine del “dorso” pugliese del Corriere della Sera, un certo spessore culturale bisogna avercelo.
A duettare, più che duellare, sono l’eurodeputata, Elena Gentile, e Giampiero Protano, renziano della prima ora, già componente della segreteria provinciale. Non nasconde un certo scetticismo la Gentile (che alle ultime primarie ha sostenuto Civati…). Componente della direzione nazionale, ha disertato la seduta monotematica in cui si è discusso di Mezzogiorno:  “Ho seguito da casa la discussione sul Mezzogiorno, convinta come sono che la riunione della direzione del Pd, il 7 agosto, fosse la risposta mediatica alla tempesta di dati sconcertanti che Svimez ha iniettato nel circuito della politica che tutto consuma in poche ore. L’approccio frettoloso non è utile.”
Giampiero Protano, invece, ci crede: “Non sono d’accordo con quanti hanno sostenuto che la seduta monotematica della direzione dedicata al Mezzogiorno, è stata una rituale risposta al campanello d’allarme fatto squillare dalla Svimez con il suo annuale rapporto, che quest’anno ha presentato una situazione più drammatica del solito. È stata molto di più: un’assunzione di responsabilità sincera, consapevole, che va adesso  riempita di contenuti.”

Già, ma quali contenuti? Elena Gentile non ha dubbi. Per rilanciare il Mezzogiorno è necessario più Stato al Sud, insomma più regole: “Il Mezzogiorno è scomparso dall’agenda politica, segnato da un destino costruito nell’idea che la sua irrilevanza e quindi la sua mancata crescita fossero funzionali a un’altra idea di politica e di Stato. Lo Stato che ha dismesso il suo ruolo sociale e politico cedendo via via pezzi di sovranità a tutto vantaggio di uno sviluppo che vede assolutamente marginale il ruolo delle istituzioni lasciando tutto lo spazio possibile a un mercato che molto spesso violenta le regole della convivenza civile. Immagino le reazioni a questa domanda di più regole e di maggiore presenza dello Stato. Il nodo da sciogliere è proprio questo. Le più importanti infrastrutture da restituire al mezzogiorno e al paese sono le regole di una convivenza civile. E quindi più Stato in uno al mercato possibile. Più scuola, più sanità, più trasporti pubblici, più welfare, più giustizia e più sicurezza in un quadro di regole semplificate che restituiscano la certezza del diritto.”
Protano giudica “interessante” la tesi di una maggiore presenza dello Stato a Sud sostenuta dall’eurodeputata: “a condizione che più Stato significhi investire nel capitale umano e sociale, e non si risolva, ancora una volta, nel delegare ad altri, all’esterno, la soluzione di problemi che riguardano invece direttamente noi meridionali, il nostro modo d’essere, e soprattutto la nostra idea di politica, il nostro modo di fare politica. Troppo spesso l’assenza dello Stato o la distanza dello Stato hanno rappresentato l’alibi per autoassolverci. Lo Stato non c’è, e io faccio quel che mi pare.”
Assessore regionale in diversi governi guidati da Nichi Vendola, Elena Gentile è stata protagonista del “caso Puglia”:  “La Puglia in questi ultimi dieci anni ha messo in campo una visione di sviluppo e di crescita penso unica nello scenario delle regioni convergenza. Buoni risultati di spesa, obiettivi centrati: insomma un’isola felice. Eppure anche da noi i conti non tornano, il Pil non cresce. Perché è mancato lo Stato con le sue regole che ha rinunciato a combattere l’evasione fiscale. È mancata la politica: si è lasciato che un cittadino del Sud “pesasse meno” di un cittadino del Nord di fronte a un diritto fondamentale come quello alla salute. Il Mezzogiorno dunque è il palcoscenico ideale per provare a ripensare politiche di sviluppo dentro una idea che restituisca dignità alla presenza dello Stato ma che possono e devono avere visione e respiro nazionale assecondando i drivers che l’Europa sta immaginando in uno scenario che deve vedere il Sud come epicentro delle nuove economie. L’efficacia delle infrastrutture deve essere misurata dentro un nuovo grande piano di sviluppo radicalmente e profondamente differente da quelli del passato.”
Per Giampiero Protano al Mezzogiorno non è mancata soltanto la politica, ma anche, a soprattutto, la buona politica: "Il Masterplan deve rappresentare un’occasione per farci tornare padroni e protagonisti del nostro destino, ma per questo ci vuole, prima di tutto e soprattutto, la buona politica. Una politica che guardi esclusivamente agli interessi del territorio e della comunità, e non al tornaconto personale o di clan, com’è successo troppo spesso. In questi anni il Mezzogiorno ha usufruito di ingenti finanziamenti pubblici, utilizzandoli male, in generale per la produzione di consenso e di voti, più che per migliorare le condizioni di vita. Si sono finanziate sagre di paese, consulenze a pioggia, opere pubbliche solo per accontentare il sindaco e l’assessore di turno, si sono gonfiati i servizi e i loro costi, senza mai riuscire a migliorarli veramente, portandoli sugli standard di qualità nazionali e comunitari.”
La discussione è stata avviata. E si tratta di una discussione concreta che è auspicabile coinvolga nel modo più ampio possibile i soggetti della politica.

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