Il ritorno di Arbore all'insegna della foggianità



Il commento e il racconto di Maurizio De Tullio dello splendido ferragosto foggiano di Renzo Arbore, e di alune note stonate. La foto che illustra il post è tratta da FoggiaToday.
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Renzo Arbore è tornato nella sua Foggia. L’aveva lasciata, in un analogo concerto gratuito di piazza, esattamente vent’anni fa. Nel 2010 aveva invece ricevuto dall’allora sindaco Mongelli il “Premio Giordano”, per aver trasmesso nel mondo l’immagine di Foggia dal punto di vista dello spettacolo, della cultura e dell’arte e in occasione del restauro del celebre pianoforte del grande Umberto Giordano.
Il concerto di Ferragosto si è svolto in una piazza Cavour strapiena, comprese le strade di accesso. Tutto si è svolto secondo programma ed Arbore ha ringraziato i foggiani omaggiandoli con una sintesi ampia del suo vasto repertorio. Ha parlato più volte in foggiano, ha tirato fuori dalla valigia dei ricordi vari episodi della gioventù foggiana e dei primi passi nella musica, ricordando i nomi dei quasi del tutto scomparsi colleghi d’un tempo (in vita credo resti il solo Tonino Santangelo, batterista dei “Parker’s Boys”, sua prima formazione foggiana degli anni ’50).
Tre cose, dirò, non ho gradito. La prima riguarda lo striscione affisso nottetempo dagli “ultras” della situazione sul palco montato il giorno prima, e che recitava: “Arbore Foggia ti schifa”.
Agli autori di tanta… delicatezza espressiva, vada l’invito a cambiare grafia nel concepire certi striscioni. Quella inequivocabile “R” usata per scrivere Arbore appartiene alla stessa mano che riempie lo “Zaccheria” e altri stadi di slogan offensivi e banali, che campeggiano anche in testa ai cortei politici della destra estrema e sui muri cittadini. Scommettiamo che presto non vedremo più sugli striscioni quello stile grafico?
Chi ritiene Arbore napoletano in tutti i sensi – e quindi implicitamente anche sostenitore della squadra del Napoli – non ha bisogno di spendere soldi e tempo per striscioni del genere: basta ignorarlo Arbore o, se il coraggio non manca, potrebbero chiedergli un più democratico e costruttivo “faccia a faccia”. Ma lo escludo.
La seconda cosa che non ho gradito, si lega all’annosa e ormai noiosa presunta non foggianità di Arbore. Il quale fa bene a ribadire – come ha fatto proprio al concerto di ferragosto in piazza Cavour a Foggia – che lui non è affatto napoletano perché pugliese di Foggia. Ma un conto è dirlo in piazza Cavour a Foggia e un altro è dirlo in piazza Plebiscito a Napoli dove, probabilmente, la sua foggianità è ancora poco nota ai napoletani.

Infine la terza cosa che non ho gradito riguarda i “foggiani dello spettacolo” che Renzo Arbore, durante il suo show di Ferragosto a Foggia, ha citato e, in parte, cantato. Doverosamente ha ricordato Evèmero Nardella, Matteo Salvatore, Arnaldo Santoro, Gegè Telesforo, Franco Tolomei (foggiano di origine, essendo nato a Parma) e la banda di coetanei citati a proposito dei “Parker’s Boys”.
A un certo punto del programma Arbore ha presentato e cantato, coadiuvato dai bravissimi musicisti e cantanti della sua “Orchestra Italiana”, un notissimo brano della musica napoletana: “Chellalà”.
Questo brano celeberrimo (noto finanche all’ex Beatles Paul McCartney!) appartiene alla creatività di un compositore foggiano, Enzo Di Paola (nativo della vicina San Ferdinando di Puglia). Il quale scrisse tante canzoni di successo tra cui anche la mitica “Come prima”, presentata in uno dei primi “Festival di Sanremo” da un giovanissimo Tony Dallara, ed eseguita in decine di versioni, comprese quelle di un giovane Berlusconi e di un cantante musulmano!
Per primo ricordai la “foggianità” del grande Vincenzo Di Paola all’epoca del mio “Dizionario Biografico di Capitanata” (Agorà, Foggia, 2009) e ne parlai diffusamente sulla rivista “Diomede” (qui è leggibile l’articolo del 2010 )
Arbore sapeva che l’autore fosse foggiano, tant’è che ne parlammo nell’intervista esclusiva che mi rilasciò proprio nell’estate del 2010, sempre per la rivista “Diomede” – e che LM ha nei giorni scorsi ripubblicato – ma non l’ha omaggiato e nemmeno citato come avrebbe quanto meno dovuto fare.
Dimenticanza? Forse. Ma una dimenticanza che si ripete non fa bene, anche perché mi dà agio per sottolineare come nei foggiani ho l’impressione alberghi, in certi ambienti, un senso di fastidio per chi offre loro niente affatto irrilevanti scoperte di concittadini illustri.
Mi é già capitato con Ralph De Palma e Lou Bogash, con Domenico Paolella e Pierluigi Torre. Gli ultimi casi sono proprio Enzo Di Paola e il sangiovannese Luigi Bramante, di cui – se il buon Geppe Inserra vorrà – avrò presto modo di far conoscere al popolo di Capitanata. Senza per questo illudermi che gliene possa fregar di più…
Cordialmente
Maurizio De Tullio
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I contributi di Maurizio De Tullio sono sempre oltremodo graditi. Quanto a Vincenzo Di Paola, confesso che ignoravo del tutto che l'autore della celebre Chellalà fosse originario della provincia di Foggia. Una circostanza che conferma i forti legami artistici e culturali tra le due città, che trovano - a mio giudizio - il loro suggello più alto proprio in Renzo Arbore.
Geppe Inserra

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