1943, il martirio di Foggia e la memoria vacillante



Dopodomani, Foggia celebrerà il settantaduesimo anniversario della più infausta giornata della sua storia: il 22 luglio coincide con la più tragica delle incursioni aeree che, nella estate del 1943, provocarono la morte di migliaia di inermi cittadini, e la distruzione del 75% dei fabbricati. Due anni fa, il settantesimo anniversario fu accompagnato da una imponente serie di iniziative, nella speranza che la città riuscisse finalmente a fare memoria di quella pagina drammatica della sua storia, rimossa o quasi dall’identità, dalla coscienza collettiva.
Assai più dei decennali che lo hanno preceduto, il settantesimo è stato percepito e vissuto dalla città. Ma cosa è rimasto, due anni dopo? Poco e tanto…
Le molte iniziative che vennero concepite due anni fa non hanno messo radici, come spesso succede a Foggia: è rimasta per esempio senza seguito l’idea di promuovere una banca dati che raccogliesse tutta la documentazione (fotografica, scritta ma anche orale) disponibile, e che potesse dare prospettiva più solide e certe a quella public history che pure aveva faticosamente cominciato a sedimentarsi attorno ai bombardamenti, all’occupazione alleata, alla successiva ricostruzione.

Tra il tanto che quelle celebrazioni hanno lasciato va additato con forza il meraviglioso, struggente, rinvigorito, entusiasmante impegno civico e culturale del Comitato per il monumento alle vittime del 1943 che ha continuato a credere nella sua iniziativa, come già faceva prima del settantesimo, e come certamente continuerà a fare negli anni a venire, fino a quando la città non avrà saldato il suo debito di memoria. Va detto anche che le iniziative pro Monumento non si sono arenate all’indomani del settantesimo, com’è successo per altre, ma sono proseguite assieme a tutto il movimento0 di sensibilizzazione, sfociando in una delle sinergie culturali ed istituzionali più importanti che il territorio abbia mai partorito, ovvero l’accordo concluso tra Comitato, Accademia di Belle Arti e Comune di Foggia.
Un’altra cosa, bella e importante, che quelle celebrazioni ci hanno lasciato è la definitiva presa di coscienza del ruolo strategico (per lunghi decenni sottovalutato dagli stessi foggiani) che la Città di Foggia ebbe nello scacchiere europeo della Seconda Guerra Mondiale. Foggia fu sottoposta ai brutali bombardamenti strategici non soltanto per l’importanza del suo nodo ferroviario, come s’era sempre pensato, ma anche per il posizionamento nevralgico del suo sistema aeroportuale, che sorgeva attorno al Gino Lisa.
Mi chiedo se le penose vicende che in questi anni stanno interessando l’una e l’altro – la stazione ferroviaria e  l’aeroporto Gino Lisa – non siano in fondo state determinate anche dalla ritardata presa di coscienza della loro importanza, da quel buco di memoria e di identità prodotto dalla tragica estate del 1943.
Per quel che riguarda Lettere Meridiane, continueremo a lavorare perché il far memoria sia un fattore di ricostruzione dell’identità e di progettazione del futuro. Ricordo ad amici e lettori, che il blog mette a disposizione una pagina (1943, il martirio di Foggia) che raggruppa tutti gli articoli e le lettere meridiane sull’argomento. Per accedervi cliccate qui.

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